lunedì 28 gennaio 2008

ALMAVIVA: SLC CGIL, 80% DI SCIOPERO

“L’alta adesione alla giornata di sciopero nazionale di oggi nel gruppo Almaviva (più dell’80 per cento), indetta da Slc Cgil, insieme a Cisl e Uil, è la migliore dimostrazione di quanto i lavoratori non vogliano tornare indietro. La proprietà del gruppo Almaviva deve ora cambiare rotta, dando garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e rispettando l’impegno di non assumere più lavoratori precari”. Così dichiara Alessandro Genovesi, segretario nazionale di Slc Cgil: “Domani a Roma si riunirà il Coordinamento nazionale delle Rsu di Almaviva per decidere come proseguire la vertenza, consapevoli che tutti devono fare il proprio dovere: i servizi ispettivi che devono continuare nell’opera di repressione già avviata; il ministero del Lavoro che deve ora prendere atto che - dopo che il 99 per cento delle ispezioni dichiara che l’outbound è subordinato - deve adeguare le proprie circolari; i grandi committenti pubblici e privati che devono modificare volumi e organizzazione per accompagnare la nuova fase. Premessa per fare tutto ciò è che le imprese di call center si impegnino, però, a modificare il proprio modello organizzativo e a scommettere sulla qualità, non scaricando sul lavoro, soprattutto quello appena “stabilizzato”, le proprie incapacità manageriali”. Conclude il comunicato: “Insomma, vi sono spazi per ulteriori interventi, ma le aziende non possono pensare che si possa buttare fuori il lavoro buono e stabile, magari chiudendo qualche sede, per sostituirlo con il lavoro precario. Il segnale al mercato sarebbe evidente: si può tornare alla giungla, a prima delle stabilizzazioni. Su questo il sindacato è contrario e continuerà nella mobilitazione”.
28/01/2008 14.43

sms CGIL del 28.01.08

Sciopero Atesia Almaviva pienamente riuscito. Su Roma la mattina 80% di adesioni, su Tim 119 oltre il 90%. Alcuni servizi bloccati. Al presidio di Pzza Barberini hanno partecipato circa 200 persone. Servizio ore 20 al TG di LA7.
A Napoli 80% di adesioni, a Palermo/Catania 60%, presidio di 300 persone.
Invitiamo tutti alla massima partecipazione e diffusione.

venerdì 25 gennaio 2008

sms CGIL del 25.01.08

Proclamato sciopero il 28.01.08 per l'intero turno; manifestazione a Pzza Barberini dalle 10 alle 14. E' importante partecipare. Non bisogna avvertire o presentare giustificativi all'azienda.

sabato 19 gennaio 2008

Procedure di stabilizzazione

Fonte: http://www.apisarda.it/index.php?id=1460
Procedure di stabilizzazione ex art. 1, commi 1202 e ss. Della Legge 296/06 (Finanziaria 2007)
Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, con una nota informativa del 24.09.07, è intervenuto in materia di stabilizzazione dei rapporti di co.co.pro. In particolare il Dicastero, dopo aver ricordato che il 30 aprile u.s. è scaduto il termine previsto dal comma 1202 della Legge n. 296/06 (Finanziaria 2007) per la stipula degli accordi sindacali volti alla stabilizzazione delle collaborazioni coordinate e continuative, in contratti di lavoro subordinato, ha rilevato, dopo un’attività di verifica, delle anomalie negli accordi stessi.
In tal senso nella suddetta nota, il Ministero ha evidenziato le anomalie più ricorrenti:
1. alcuni accordi prevedono un termine per la stabilizzazione che supera ampiamente quello massimo di un anno fissato dall’accordo interconfederale del 4.6.2006;
2. vengono ancora consentiti i rapporti di lavoro a progetto per lo svolgimento di attività “in bound”;
3. a fronte di verbali ispettivi non vengono regolarizzati tutti i lavoratori oggetto della contestazione;
4. alcuni accordi non individuano la tempistica per la sottoscrizione degli atti conciliativi individuali;
5. alcuni accordi ammettono la stabilizzazione anche attraverso forme contrattuali quali il lavoro intermittente o part-time con un impegno orario di lavoro ridottissimo.
In base alle anomalie riscontrate il Ministero ha fornito le seguenti indicazioni operative, al fine di consentire le opportune integrazioni alle parti sociali che abbiano sottoscritto accordi in cui siano presenti le criticità indicate:
1. nell’ipotesi di verbalizzazione ispettiva, gli effetti dei verbali restano sospesi fino all’assolvimento, da parte del datore di lavoro, degli obblighi previsti nei commi 1205 e 1206 della Legge n. 296/06. Il personale ispettivo provvederà ad emanare provvedimenti di diffida ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 124/04, aventi ad oggetto la regolarizzazione, secondo quanto disposto dai suddetti commi, dei lavoratori con contratti di collaborazione non genuini. Il termine per l’adempimento della diffida deve coincidere con quello previsto nell’accordo sindacale e comunque entro e non oltre il 30.4.2008, in base a quanto disposto nell’accordo interconfederale del 4.10.2006. Pertanto gli accordi sottoscritti che prevedano un piano di stabilizzazioni da ultimarsi dopo tale data dovranno essere necessariamente modificati, in caso contrario verranno adottati i prescritti provvedimenti sanzionatori;
2. come già chiarito dal Ministero con circ. n°. prot. 17/06, relativamente ai settori dei call center le collaborazioni a progetto “in bound” non possono ritenersi ammissibili. Ai fini della trasformazione di detti rapporti in rapporti di lavoro subordinato, valgono le indicazioni e i termini indicati nel punto precedente;
3. nel caso in cui negli accordi sia prevista una stabilizzazione parziale dei collaboratori oggetto della attività ispettiva, gli accordi stessi sono integrati di diritto. In tal caso il datore dovrà dar luogo a tutti gli adempimenti previsti;
4. le tipologie contrattuali mediante le quali procedere alla stabilizzazione dovranno essere tutte riconducibili a rapporti di lavoro subordinato. Ai fini di una valutazione preferenziale verrà data priorità agli accordi di stabilizzazione che utilizzeranno le seguenti tipologie contrattuali: contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato; contratti part-time a tempo indeterminato superiori a 25 ore settimanali; contratti a tempo indeterminato; contratto di apprendistato.
I contratti a tempo determinato non potranno avere una durata inferiore ai 24 mesi e per la loro sottoscrizione dovrà essere verificata la sussistenza dei requisiti previsti dal D.Lgs. 368/01, i contratti di apprendistato saranno ammissibili solo in presenza dei requisiti normativi e contrattuali.
È da escludersi invece la possibilità di utilizzare contratti di lavoro intermittente e di inserimento.
I contratti di lavoro part-time inferiori alle 25 ore settimanali, saranno ritenuti ammissibili purché il limite minimo settimanale non sia inferiore alle 12 ore.
Per consentire le opportune integrazioni e aggiornamenti degli accordi, le strutture territoriali del Ministero entro 15 gg dall’emanazione della predetta comunicazione, informeranno delle possibili violazioni le aziende e i sindacati che hanno sottoscritto gli accordi di stabilizzazione.
Entro 60 gg dal ricevimento della suddetta informativa., le parti potranno provvedere alle integrazioni e aggiornamenti necessari, trasmettendone copia alle DPL competenti per territorio.

venerdì 18 gennaio 2008

sms CGIL del 18.01.08

Appena inviata all'Ispettorato provinciale del lavoro raccomandata di denuncia a firma CGIL Roma sud, SLC regionale e romana e RSU CGIL Atesia per reintroduzione lavoro a progetto su Atesia. La troverete in bacheca a breve.
LA CGIL C'E' E LOTTA PER LA DIGNITA' DEL LAVORO - NO ALLA PRECARIETA'!!!

Il nido vicino alla scrivania

Cresce il numero delle imprese che aprono i nidi aziendali per i figli dei dipendenti. Un'operazione che unisce il marketing promozionale con il benessere dei dipendenti.
di FEDERICO PACE
fonte: http://miojob.repubblica.it/notizie-e-servizi/notizie/dettaglio/il-nido-vicino-alla-scrivania-quando-il-pupo-sta-in-azienda/2831297

E’ indicato da chi lavora come l’elemento che più di altri può migliorare la produttività aziendale. Più degli orari flessibili o dei corsi di formazione. E’ una specie di sogno irrealizzabile di molte giovani coppie che provano a perseguire l’improbabile equilibrio tra vita privata ed esperienza professionale. Ora, per alcuni di loro, il nido aziendale sta smettendo di essere un sogno per diventare una realtà concreta. Un servizio di cui usufruire. Un vantaggio insperato.
Il ritardo rispetto ad altri paesi europei è grande ma qualcosa si sta muovendo. Negli ultimi mesi, solo a Roma, ne sono stati aperti una decina tra imprese pubbliche e private. E altrettanti ne apriranno nei prossimi mesi. Ma è in tutta Italia, soprattutto al centro e al nord, che le cose si stanno muovendo. Tra le realtà che hanno aperto un nido aziendale ci sono grandi operatori come Fiat, Benetton o Telecom. Ma anche istituzioni pubbliche come l’università Bicocca di Milano, Macerata e Trento e l’Agenzia delle Entrate, il Cnr o il ministero della Salute. Uno degli ultimi arrivati è il nido di Poste Italiane. Aperto a Roma sulla Cristoforo Colombo, può arrivare a ospitare quarantacinque bambini dai tre mesi ai tra anni di età. Il nido ha ricevuto un contributo pubblico perché riserva una parte dei posti anche ai bambini iscritti alle liste di attesa del Comune dando così un parziale aiuto a quei genitori che, seppure non dipendenti dell'impresa, non riescono a trovare un nido.
Le mosse delle grandi imprese
A Torino, a settembre dell’anno scorso, ha aperto Mirafiori Baby, il nido della Fiat che può ospitare fino a settantacinque bambini. La struttura, in via Settembrini, è ampia mille metri quadri ed è aperta per dodici ore, dalle sette e mezza del mattino fino alle sette e trenta della sera. Nel Veneto, lì dove i nidi aziendali sono più diffusi, sempre a settembre, ha aperto le porte il nido di Benetton nella sede di Ponzano Veneto. L'edificio, all’interno di una superficie di verde di quasi diecimila metri quadri, è stato progettato dall’architetto spagnolo Alberto Campo Baeza che ha detto di avere cercato di costruire “un asilo non solo impeccabile dal punto di vista funzionale, ma anche capace di offire una serie di sequenze spaziali diverse; un edificio vivo in cui i bambini possano sognare ed essere felici”. La società veneta ha affidato la consulenza pedagogica, per l’avvio a Reggio Children, il prestigioso centro internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bimbi e delle bimbe.
Un poco prima di loro, a fine 2006, ha aperto a Roma l’asilo nido di Acea, una struttura che copre un’area di cinquecento metri quadri e può ricevere fino a 52 bambini in tre diverse sezioni: lattanti, semidivezzi e divezzi. Il nido, realizzato con un investimento di seicento mila euro – di cui 250 mila dal fondo regionale - è stato costruito con materiali ecologici, ha un giardino esterno di seicento metri quadri e una cucina attrezzata. In Piemonte tra poco, dopo essere stato inaugurato a novembre, aprirà anche il nido dell’Agenzia delle Entrate.
Dal marketing alla sensibilità pedagogica
Se all’inizio quella dei nidi aziendali sembra un’idea nata dagli uffici marketing, una volta realizzato finsce per gettare all’interno dell’impresa un seme che diviene sempre più fertile. Anche i manager d’azienda, che a lungo hanno mostrato non certo troppo interesse per le problematiche delle giovani coppie, finiscono così per sedersi al tavolo per cercare di capire casa accade a chi lavora all’interno dell'impresa. E le aziende sembrano mostrare sempre più interesse anche per gli aspetti più delicati. "C'è una nuova sensiblità pedagogica - ci ha detto Barbara Urdanch di Cesed, la cooperativa che gestisce tra gli altri anche il nido di Fiat (leggi l'intervista integrale) -. Quella che mostrano è una sincera attenzione al benessere del bambino. Attenzione del processo che porta alla realizzazione del nido, non guardano più solo al progetto 'chiavi in mano'. C’è finalmente un approfondimento della cultura per l’infanzia. Mi auguro che questo voglia dire qualcosa".
Il primato dei nonni e l'insufficienza dei servizi
L’argomento interessa sempre di più. Si può capire. Ancora oggi oltre la metà dei genitori, secondo i dati dell’indagine campionaria dell’Istat, affida i propri figli ai nonni e un altro dieci per cento è costretta a ricorrere alla baby sitter (vedi tabella). Solo il 13,5 per cento a un nido pubblico e un 14,3 per cento ai nidi privati.
Quella dei nidi aziendali è una realtà che si inserisce in uno scenario in cui l’offerta dei servizi è ancora insufficiente. Secondo i dati dell’Istituto degli innocenti di Firenze, i nidi d’infanzia in Italia sono quasi 5 mila e possono accogliere in tutto 118 mila bambini, ovvero il 9,9 per cento dell’utenza potenziale. Senza dire della difforme distribuzione sul territorio italiano. Le regioni dove sono più diffusi sono l’Emilia Romagna, che raggiunge una ricettività del 23,9 per cento, e il Veneto (19,9 per cento). Molto più basse le percentuali in Calabria, Puglia e Sicilia (vedi tabella). Per questo nella scorsa finanziaria sono stati assegnati 100 mila euro per un piano straordinario che aumenti il numero dei nidi, non solo aziendali, sull’intero territorio.
La qualità di un nido
Ma non basta che ci siano i nidi. Questi devono essere anche buoni. Quello della qualità è considerato da tutti come un elemento essenziale per la decisione se affidare o meno un bambino al nido. Spesso i nidi in Italia vengono gestiti in outsourcing da imprese e cooperative specializzate nel settore. Quali sono le caratteristiche che fanno sì che un nido sia un buon nido? “Prima di ogni cosa c'è la qualità del personale impiegato e la sua permanenza all’interno del nido - ci ha detto Susanna Mantovani, prorettore della Bicocca di Milano che da lungo tempo si occupa dei servizi all’infanzia e che coordina il nido dell'università (leggi intervista integrale) -. L’85 per cento di costo di un nido è quello del personale, se il costo cala, è perché ci sono contratti di lavoro che non valgono molto. L’indice di qualità è un turn-over basso del personale, e questo accade se le condizioni di lavoro sono piacevoli, decenti e buone. Purtroppo ci sono una serie di soggetti che si presentano molto bene, anche molto patinati, ma privi di questa qualità".
Per altro fino a qualche tempo fa in Italia molti ritenevano che i nidi non fossero, pure al di là della qualità, i migliori luoghi dove fare crescere i propri figli. Ma le cose, sotto questo aspetto, stanno cambiando velocemente. “Quindici anni fa questa idea era molto radicata – spiega Mantovani - ora le mamme addirittura si impongono di scegliere il nido”.
Quanto pago
C'è poi il tema dei costi. Negli ultimi anni a crescere sono stati soprattutto i nidi privati che sono passati da una quota del 20 per cento sul totale del 2000 a una quota quasi doppia (il 38,9 per cento) degli ultimi anni. Con il problema della spesa da sostenere che ricade sulle spalle dei genitori. Nei nidi aziendali di qualità il costo arriva a un tetto massimo di 600-650 euro al mese. La gran parte delle imprese però trova delle soluzioni per di ridurre il costo a carico dei dipendenti. Telecom, quando a settembre del 2004 ha aperto il primo nido in Piemonte, poi replicato anche in Lombardia, Lazio e Campania, ha praticato una politica ha fissato una retta di duecento euro per tutti i dipendenti. E' poi l'azienda a pagare, al gestore del nido, il resto della retta. In altri casi succede che i dipendenti pagano una retta, così come accade nel caso dei nidi comunali, proporzionata dal reddito familiare.
Seppure sono in aumento i nidi aziendali sono ad ogni modo ancora pochi. Il numero delle imprese interessate è però destinato a crescere. "Io penso che fra dieci anni - ci ha detto Urdanch - non ci sarà un’azienda che non potrà non avere un nido aziendale. Il benessere dei dipendenti sta diventando una voce di bilancio d’impresa e sarà normale avere sempre più cura dei propri dipendenti.” E' auspicabile che queste previsioni trovino davvero il modo di avverarsi.

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TABELLA: I nidi pubblici e privati in Italia