giovedì 18 settembre 2008

Comunicato 18.09.08

Spett.le Almaviva Contact spa
Spett.le Atesia spa

Oggi dobbiamo rilevare che quanto ci siamo detti presso l'UIR durante la discussione su fusione:

- la mancanza di corrette relazioni industriali;
- comunicazioni fatte alla Rsu tanto per farle, per poi disattenderle;
- modifiche di orari di lavoro, spostamenti di risorse e uscita di commesse che può essere ritenuto un cambiamento strutturale della condizione del lavoro fatte senza gli adeguati passaggi con le Rsu e le Ooss,
si ripropongono ancora più violentemente, nonostante il vostro impegno verbale di ieri.
Le Rsu stamattina hanno comunicate a RU Atesia che lì dove si è ridotto il personale (INPDAP) c'è una richiesta aziendale, oltretutto nel giorno dello sciopero, di supplementari e straordinari. La cosa è stata rilevata dalla stessa responsabile che ha affermato essere stata decisione dell'operativo in piena autonomia.
Dopo aver avuto quindi un confronto stamattina, alle ore 15,30 RU ha contattato le Rsu cercando qualcuno per ogni sigla per dare una comunicazione urgente!
A questo metodo, se ieri non fossimo stati sufficientemente chiari, abbiamo detto di no; oggi la Rsu ha scelto di non presentarsi alla convocazione e di inviarvi questa lettera.
Chiarendo ancora una volta che o si instaurano corrette relazioni industriali o ad ogni atto aziendale ci sarà una risposta altrettanto forte e contraria a partire da domani.
Slc Cgil Roma Sud
Rsu Slc Cgil Atesia/Almaviva Contact

venerdì 12 settembre 2008

Il 19 settembre scioperiamo perché nel nostro futuro di lavoratori non ci siano più incertezze

IL 19 SETTEMBRE 2008 PARTECIPIAMO TUTTI ALLA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI LAVORATORI DEI CALL CENTER

- Per la difesa occupazionale dei lavoratori a tempo indeterminato nei call center

- Perché i committenti assegnino le commesse solo a chi ha lavoratori subordinati e rispetta il CCNL ed il testo unico sulla sicurezza

- Per il rispetto delle circolari del Ministero del Lavoro con maggiori e più seri controlli sulle aziende

- Per stabilizzare gli oltre 30.000 lavoratori ancora con contratti di collaborazione e per cancellare il lavoro nero nel settore

- Per l’introduzione di clausole che salvaguardino i lavoratori in caso di perdita di commesse
IL 19 SETTEMBRE

SCIOPERA

Perché nel nostro futuro di lavoratori
non ci siano più incertezze

RSU Atesia/Almaviva C
SLC CGIL-FISTEL CISL-UILCOM UIL

Flop per lo «sportello Biagi»:spesi 4 milioni di euro, solo 32 occupati.

Fallito il progetto che doveva dare lavoro ai milanesi più sfortunati. Dopo tre anni l'esperienza si è chiusa. Spesi 4 milioni di euro

Tre anni per trovare lavoro a 32 persone. E il tutto spendendo quattro milioni di euro dei sette stanziati. Gli sportelli Marco Biagi dovevano dare uno stipendio ai milanesi più sfortunati. Quelli a cui la città del lavoro volta le spalle: ultracinquantenni licenziati, disoccupati da almeno un anno, persone sole con figli a carico ma senza un impiego. Dopo tre anni l'esperienza si è chiusa. In modo deludente. Gli «sportelli Marco Biagi» non esistono più. Le vetrofanie con il nome del giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate rosse sono state tolte nel marzo scorso dalle sedi di via Savona e via Satta, a Quarto Oggiaro.
La sperimentazione era stata lanciata esattamente tre anni prima — il 14 marzo 2005 — dal sindaco Gabriele Albertini. «Con gli sportelli Marco Biagi ancora una volta Milano si conferma sede dell'innovazione in materia di lavoro — disse l'allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni —, vogliamo replicare questa soluzione in altre regioni ». Nella sostanza l'obiettivo era ricollocare a tempo indeterminato 500 disoccupati «difficili» e coinvolgerne in progetti di riqualificazione altri 4.500. Il tutto con l'aiuto di sette agenzie per il lavoro (società private autorizzate dal ministero del Lavoro a intermediare manodopera) selezionate tramite concorso.
Le cose sono andate diversamente. Alla fine dei sette miliardi stanziati (5 e mezzo dal ministero del Lavoro e 2 dalla regione Lombardia) ne sono stati spesi poco meno di quattro. I soldi sono serviti a pagare le strutture, le agenzie del lavoro, i dipendenti del Comune. Ma anche a dare 400 euro al mese ai lavoratori coinvolti nel progetto in cambio della disponibilità a seguire corsi formazione. Al momento di tirare le somme, però, solo 32 hanno conquistato il posto fisso grazie agli sportelli. Gli altri (circa 2.300 persone) si sono dovuti accontentare nella migliore delle ipotesi di qualche contratto a termine. E il tutto in una città dove il tasso di disoccupazione è da anni sotto la soglia fisiologica del 4 per cento. E in cui ogni anno le agenzie del lavoro in affitto trattano un centinaio di migliaia di curriculum.
Da alcuni mesi sindacato e Comune discutono di un nuovo progetto su cui dovrebbero essere investiti i soldi non spesi dagli sportelli Marco Biagi (circa un milione e mezzo di euro). Si tratterebbe di una rete di sportelli in grado di orientare i milanesi nel vasto mondo dei servizi forniti dal Comune. «L'esperienza degli sportelli Marco Biagi è stata quantomeno deludente — valuta Antonio Lareno, segretario della Cgil che partecipa alla trattativa sulla sulla loro riconversione —. Il 23 settembre è previsto un incontro in Comune per mettere a punto il nuovo progetto. È forse l'ultima opportunità per dimostrare che questa città è in grado di produrre iniziative utili per i cittadini».

Fonte: http://www.corriere.it

giovedì 11 settembre 2008

I call center scendono in piazza

Il 19 lo sciopero nazionale:
«Trentamila ancora a progetto, intervenga il ministro Sacconi».
Sono ancora 30 mila i lavoratori precari nei call center, e chi ha un posto fisso è a rischio proprio per questo. Le aziende continuano a fare dumping scaricando i costi sui cocoprò: il nuovo uso è offrire ai committenti pacchetti «due in uno», prezzi stracciati sul personale subordinato grazie ai ricchi margini praticabili sugli atipici. E così i lavoratori a progetto restano tali, quelli a tempo indeterminato non riescono ad evolversi (niente integrativo, niente miglioramenti normativi o retributivi), mentre sono in difficoltà le imprese che hanno già regolarizzato il personale, con relativo rischio esuberi per migliaia di dipendenti. Un quadro che è velocemente peggiorato con il nuovo governo, e con il nuovo ministro del Lavoro - Maurizio Sacconi che ha trascurato del tutto il settore e messo nel cassetto le attività ispettive. Gli ispettori del lavoro sono ormai fermi da mesi, da prima dell'estate: dall'insediamento dell'esecutivo Berlusconi. Così gli operatori - tutti, anche quelli che hanno il posto fisso scendono in piazza per la prima manifestazione nazionale: sciopero l'intero turno e corteo a Roma il 19 settembre (10,30 Piazza Repubblica). Alla vigilia di una manifestazione così importante, non potevamo mancare l'appuntamento con la lista dei «buoni» e dei «cattivi»: le aziende che - virtuosamente - hanno stabilizzato il personale, e quelle che invece ancora resistono, perpetuando la condizione di precarietà per i propri operatori. Ci ha fornito un elenco - sommario, per ovvie ragioni di spazio - Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil: «Dal 2007, a partire dalla stagione che è seguita alla prima circolare Damiano - spiega - sono stati stabilizzati in tutto circa 24 mila operatori. Lo hanno fatto imprese come Almaviva, Comdata, Teleperformance, Be2win, in parte anche Omnia e Transcom. Dall'altro lato, ci sono aziende che continuano a fare concorrenza sleale grazie a un grosso numero di cocoprò: Phonemedia (circa 1000 a progetto), Des Solutions (200-300), Datel-Telic del Gruppo Abramo (500-600), Omnia Network (circa 1000), Call&Call (a Locri oltre 500)». Ma non è solo «colpa» delle aziende che offrono servizi in outsourcing , le responsabilità ricadono anche sui committenti, che «sguazzano» nelle offerte al massimo ribasso, e poi sul governo, che ha troncato di netto il lavoro del precedente esecutivo, stoppando di fatto l'attività ispettiva. E, come se non bastasse, c'è un «giallo» che resta per il momento irrisolto: ben 8 mila verbali ispettivi, realizzati negli ultimi due anni, sono chiusi nel cassetto. Nessuno ne conosce il contenuto, non si sa che esito avranno. «Chiediamo al ministro Sacconi di aprire subito il tavolo con le parti sociali - dice Genovesi E poi devono ripartire gli ispettori. Inoltre chiediamo che anche i committenti si responsabilizzino, tutte quelle compagnie delle tlc - ma non solo - che danno commesse con lavori a progetto: Telecom, Vodafone, Wind, H3G, Fastweb, ma anche Sky, Enel, Eni, Mediaset, per non parlare di municipalizzate come Acea e Aem Milano, o le Ferrovie». Il sindacato si muove anche sul fronte contrattuale: le tlc vanno al rinnovo a fine anno, e Slc, Fistel e Uilcom - organizzatrici della protesta del 19 - chiederanno di inserire delle clausole sociali che permettano di mantenere costi del lavoro congrui anche nei cambi di appalto, in modo da non gettare gli operatori in una costante ansia da «concorrenza sui prezzi». Non a caso, la prima manifestazione dei lavoratori dei call center non riguarda solo chi è in outsourcing (cioè appaltato), ma anche gli interni delle grosse compagnie, come Tim. Va ricordato che è in vigore una seconda circolare Damiano, del marzo scorso, importante perché includeva di fatto tra gli aventi diritto al lavoro subordinato anche i cosiddetti outbound (cioè gli operatori che fanno le telefonate): se ad esempio c'è un maxi-cervellone che smista le telefonate, facendole «cadere in cuffia» (come accade praticamente nella grandissima parte dei call center), senza che dunque il lavoratore possa stabilire chi chiamare e con quali criteri; se ci sono sistemi di verifica sulle turnazioni (e anche questo accade spesso), quel lavoro è subordinato e non può essere inquadrato a progetto. «Gli outbound non ancora stabilizzati , circa 30 mila - conclude Genovesi - ricadono quasi tutti sotto queste condizioni, dunque adesso è il momento di riconoscerlo: le aziende, i committenti, il governo e gli organi ispettivi devono fare la loro parte». Quanto ai 24 mila che sono già stati stabilizzati celebre il «caso Atesia» - dopo diversi sacrifici sul pregresso, hanno potuto parzialmente recuperare perché aziende come Almaviva, Comdata e Teleperformance hanno fatto accordi di secondo livello, con avanzamenti e premi di risultato. Ma sono tutte conquiste a rischio - incluso a volte lo stesso posto di lavoro - se tante altre imprese continueranno con il lavoro cocoprò e la concorrenza sleale. Grazie al recente «milleproroghe», si può ancora stabilizzare, con relativi incentivi, fino al 30 settembre.
Antonio Sciotto
Fonte: http://www.ilmanifesto.it

Dopo tanto parlare di sicurezza, governo spiazzato dagli ultrà

DI QUESTO CALCIO POSSIAMO BENISSIMO FARE A MENO
Come ha scritto Claudio Magris, «è giusto punire le violenze di rapinatori e terroristi, ma occorre punire più duramente chi delinque in nome di una squadra di calcio, con l'aggravante dei motivi futili e abbietti».
Dopo le devastazioni e le violenze con cui i tifosi del Napoli hanno tenuto a battesimo, domenica 31 agosto, il nuovo campionato di calcio, mettendo a ferro e fuoco la stazione del capoluogo campano, si è deciso di proibire loro le trasferte. Buona decisione. Ma limitata e tardiva. Nel novembre 2007, dopo la domenica di follia, per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, raggiunto da un colpo di pistola di un agente di polizia in un autogrill vicino ad Arezzo, l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive aveva già proposto di vietare le trasferte di massa dei tifosi organizzati.

Passano i ministri, cambiano i Governi, ma gli ultrà godono della stessa impunità. Dopo ogni domenica di fuoco, ci ritroviamo a riascoltare i soliti proclami baldanzosi dei politici, cui però seguono flebili provvedimenti, scarcerazioni a tempo di record, condanne simboliche. Il calcio non si tocca! Con i suoi colossali interessi economici, è meglio blandirlo, coccolarlo, perdonarlo e... magari comprarlo: i tifosi sono tanti, e votano (non sono rom o extracomunitari!).
Nel febbraio dello scorso anno, all’indomani dell’uccisione dell’ispettore Raciti nel derby Catania-Palermo, il presidente della Lega calcio Matarrese, a chi invocava di bloccare il campionato o giocare a porte chiuse, aveva replicato: «Lo spettacolo deve continuare. Questa è un’industria tra le più importanti d’Italia, che paga i suoi prezzi». Ma può una società civile offrire al "dio calcio" morti, feriti, treni devastati e città messe a soqquadro?
A maggior ragione oggi, con un Governo che ha vinto le elezioni sulla sicurezza e fa della "tolleranza zero" la sua missione. Che stecca, però: davvero strano che si sia fatto sorprendere dai gravi fatti di Napoli! Sarà perché troppo impegnato a censire e schedare rom o a respingere gli immigrati, additati come "il pericolo numero 1" del Paese? Non sarebbe meglio per la sicurezza, contrastare più duramente la violenza che prospera impunita e tollerata attorno al calcio? Perché questa "zona franca"? Né si può essere forti e arroganti con i deboli (rom e immigrati), e pavidi e impotenti con chi tiene in scacco lo Stato e detta le sue leggi in vaste zone del Sud (vedi camorra, ’ndrangheta e mafia).
Eppure, i dati della stagione calcistica 2007-2008 sono pesanti: 144 incontri con incidenti, 161 feriti tra i tifosi, 200 tra le forze dell’ordine, 292 arresti, 999 denunce. Ma guai a chiamarla emergenza! Il giocattolo calcio non si tocca, neppure se il capitano della Nazionale campione del mondo, Fabio Cannavaro, dice: «Io oggi non porterei i miei figli in uno stadio italiano».
Per far apparire più sicure le nostre città ci si è inventato di tutto: dal censimento dei rom ai tremila soldati sparpagliati su tutto il territorio nazionale. Forse, sarebbe meglio se il volenteroso Maroni censisse questi violenti e incivili ultrà, e prendesse loro le impronte digitali. E arrivasse a sciogliere le tifoserie organizzate, anche se ciò può dispiacere ai padroni del "circo calcistico", tra i quali si nascondono complici, favoreggiatori e pavidi. Perché non andare a lezione da chi questi problemi li ha affrontati meglio di noi? In Inghilterra, ad esempio, gli hooligans sono stati ridotti a "merce da esportazione".
Infine, se si pensa che per gli immigrati la clandestinità sia un’aggravante, dovrebbe esserlo altrettanto la violenza per chi trasforma le manifestazioni sportive in guerriglia. Se il calcio è quello visto alla prima di campionato, possiamo benissimo farne a meno. Oltretutto, costi e stipendi dei calciatori (anche mediocri) sono ormai "immorali": un vero schiaffo alla povertà del Paese.

Fonte: Famiglia Cristiana on line
Leggi il commento all'articolo di Famiglia Cristiana su http://www.corriere.it

venerdì 5 settembre 2008

Comunicato 04.09.08 (matrici Tim out)

A seguito della riorganizzazione del settore Tim out che ha visto un notevole peggioramento delle condizioni di vivibilità e lavorative dei colleghi e che ha portato ad una variazione sostanziale e certamente negativa delle matrici, in più incontri le Rsu hanno proposto una serie di modifiche che potessero in qualche modo migliorare le condizioni di lavoro. E’ stato proposto all’azienda:
• diminuzione del numero dei sabati e delle domeniche lavorative
• riduzione delle settimane in turno pomeridiano in particolare trasformazione delle 5° riga da PM ad AM
• variazione di ingresso/uscita nella 4° riga di matrice
E’ stata inoltre segnalata la difficoltà nel fare i cambi turno.
Per quanto riguarda gli ultimi due punti l’azienda si è resa disponibile solo a posticipare l’ingresso dalle 9.00 alle 10.00 del lunedì nella quarta riga di matrice e a concedere 5 cambi d’ufficio al mese per persona di cui uno nei week end.
La richiesta di variazione dei sabato e domenica lavorativi non è stata accolta per il momento, ma l’azienda si è impegnata, dopo la prima settimana di esercizio delle matrici, a valutare la possibilità di cambiare la quinta riga da PM ad AM e ad aumentare un riposo il sabato.
Le Rsu si impegnano a porre attenzione a tale verifica e a richiedere un ulteriore incontro al fine di risolvere le criticità esposte.
Continueremo a porre attenzione, così come fatto fino ad ora, nei confronti di questo gruppo di lavoratori che da molto tempo vivono una condizione di incertezza e instabilità
Roma, 04/09/2008
Rsu Slc-Cgil/Fistel-Cisl/Uilcom-Uil

giovedì 4 settembre 2008

Comunicato 04.09.08 (Tim out)

In data 4 Settembre si sono incontrate le OO.SS. e i vertici aziendali per definire la questione inerente il personale proveniente dal settore TELESELLING operante nel settore TIM OUT.
Le RSU hanno esposto le difficoltà incontrate dai suddetti lavoratori che, a partire dalla stipula del contratto a tempo indeterminato hanno vissuto sulla loro pelle, in quanto avendo diritto ad una fascia oraria mattutina sono stati costretti ad aderire ad una fascia pomeridiana.
Considerando le criticità che l’azienda ha esposto sul settore TIM OUT (riduzione del 70% dei volumi) e la necessità di impiegare risorse sulla nuova commessa EDISON nella fascia pomeridiana, l’azienda ha finalmente accolto la richiesta fatta dai lavoratori e dalle RSU impegnandosi per iscritto a dare seguito all’accordo del 18 settembre 2007: il 1° dicembre 2008 tutte le risorse PRO-TEMPORE TIM OUT e CONSIP passeranno definitivamente in fascia antimeridiana 7:00-16:00 per un totale di 65 colleghi.
Le RSU pur consapevoli di un ulteriore sacrificio richiesto dall’azienda ai suddetti lavoratori, rilevano con soddisfazione che il risultato ottenuto è comunque vincolante per l’azienda e in quanto tale IRREVOCABILE.
Roma, 04/09/2008
Rsu Slc-Cgil/Fistel-Cisl/Uilcom-Uil

Comunicato 03.09.08 (settore IT)

In data 3 settembre 2008, si è tenuto un incontro tra le RSU Atesia/Almaviva Contact e la RU/IT al fine di far presente le numerose criticità riscontrate nel settore.
Sono state affrontate problematiche relative a:
- Reperibilità
- Livelli inquadramentali
- Condizioni Lavorative ( sottostaffaggio del personale)
A fronte delle richieste avanzate dalle RSU, l’Azienda si è posta con un atteggiamento di totale chiusura, non prendendo in considerazione alcune delle proposte necessarie al miglioramento della condizione lavorativa del settore.
In tale sede è stato comunicato alle RSU che a far data dal 1° Ottobre 2008, l’Azienda Almaviva Contact S.p.A. inizierà un processo di fusione per incorporazione di Atesia S.p.A.
Davanti ad un tale atteggiamento di chiusura, riteniamo di dover dare un forte segnale di risposta.
Questa Azienda deve imparare a valutare i propri lavoratori, riconoscendo loro la professionalità e la disponibilità che quotidianamente dimostrano nello svolgimento delle loro mansioni.
Nei prossimi giorni indiremo una assemblea specifica per il settore, al fine di condividere percorsi di lotta e di rivendicazione che portino a risposte concrete.
Roma 3 Settembre 2008
RSU ATESIA/ALMAVIVA CONTACT

martedì 2 settembre 2008

Guardiani del Paradiso: utopia o realizzabile realtà?

Mi presento, sono Raoul Simoni e sono nato, nel 1978, a Ferentino, un paese in provincia di Frosinone, la cosiddetta Ciociaria (messaggio di auto-promozione turistica a cura dell’assoc.cult. “terra e libertà”…ma questa è un’altra storia!!!).
Sono ormai sei anni che lavoro per il gruppo Almaviva come operatore di call center (centralino dell’università La Sapienza, Bnl e-banking, Acea, una cassa integrazione di sette mesi fortunamente pagata, Sogei ed ora Tim), e da sei anni viaggio tutti i giorni lavorativi con i mezzi pubblici (treno, autobus, metro).
Il termine “Guardiani del Paradiso” l’ho trovato all’interno di alcuni moduli d’insegnamento per laboratori di educazione ambientale sul sito dell’Arpalazio (www.arpalazio.it): ci sono dati tecnici, la storia della sostenibilità e consigli pratici per migliorare le nostre cattive abitudini.
In questi tempi di continue emergenze di vario tipo (climatico-ambientale, la sempre presente sete e fame della maggior parte della popolazione mondiale) e di difficoltà sociali ed economiche sempre più frequenti nei cosiddetti paesi civili (tranne rare eccezioni, fortunatamente), questo materiale mi ha offerto spunti e stimoli per capire meglio il presente e ripensare il mio futuro.
Quello che mi ha colpito di più è stato ritrovare un’economista studiato al liceo classico: François Quesnay, il maggior rappresentante della fisiocrazia, la dottrina che considerava la terra come la fonte primaria della ricchezza. Ogni volta che nei tg sentivo parlare di libero mercato delle merci e non della natura (da cui prendiamo tutto ed a cui restiamo scorie tossiche) e degli uomini (che di quelle merci sono i realizzatori, e molte volte non gli utilizzatori), la cosa mi stonava non poco: un pò di armonia l’ho trovata nella storia della sostenibilità, che ha “inizio” (prima dell’industrializzazione, tutti erano più in pace con la natura di noi oggi) con la dottrina della fisiocrazia, datata 1750 circa.
Già 250 anni fa, come anche in altri periodi storici, il genere umano avrebbe potuto vivere e far vivere meglio le generazioni future:come faccio a far parte ed a correre (se non morire) per questo modello economico che non pensa ai propri figli?
Da un paio d’anni, grazie soprattutto ai consigli di mio fratello maggiore, molto più pragmatico di me, sono passato dalle parole ai fatti: cerco di stare attento all’acqua che utilizzo (noi ne siamo composti la 70%), spengo le luci quando non mi servono (led degli elettrodomestici compresi)…anche a lavoro…
Nella vita mi sono sempre lamentato ed ho passato periodi a dormire per non pensare, ma vi posso assicurare che cambiare (cattive) abitudini, soprattutto per una buona causa, non è così difficile:

«Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete.
Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può
provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.» (Toro Seduto o Tatanka Iyotake o Tatanka Iyotanka o Ta-Tanka I-Yotank)
Il vero paradiso per me è quello che mi permette di vivere oggi: il sole, l’aria, l’acqua ed i frutti della terra, amore umano compreso...io a trent’anni, fortunatamente, ho scelto da quale parte stare. E voi????