lunedì 21 dicembre 2009

Mobilità sostenibile: Bologna batte tutti

La patria dei motori, l'Emilia Romagna, ha la città più "eco-mobile" d'Italia: Bologna, che aveva già vinto nel 2007, si aggiudica per la seconda volta il trofeo italiano della mobilità sostenibile scalzando Parma prima lo scorso anno.

Un primato importante, ottenuto grazie a un trasporto pubblico che funziona, a importanti innovazioni nella gestione della mobilità, a una quota significativa di auto a basso impatto ambientale, allo smog sotto controllo. Nella "top ten", che vede sul podio tutte città del centro-nord, tranne Bari al nono posto (ma era settima lo scorso anno), ci sono Firenze che guadagna il secondo posto, seguita da Parma, Trento e Milano, che guadagna ben nove posizioni rispetto al 2008. Seguono Venezia, Reggio Emilia, Padova, Bari e Modena. Fanalini di coda nella classifica della mobilità sostenibile, Taranto, Sassari e Catania.

La graduatoria delle città italiane alla ricerca della mobilità sostenibile è contenuta nel terzo rapporto "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborato da Euromobility con il contributo di Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Gli indicatori di cui si è tenuto conto per stilare la classifica sono stati in particolare le innovazioni introdotte per la gestione della mobilità (car sharing, bike sharing, piattaforme logistiche per le merci, mobility manager, ecc) e la loro efficacia; lo stato di salute delle città in relazione alla presenza di auto di nuova generazione o alimentate a combustibili alternativi (Gpl, metano); l'offerta di trasporto pubblico, le piste ciclabili, l'adozione di strumenti di gestione e di pianificazione del traffico. Le 50 città monitorate sono tutti i capoluoghi di Regione, i due capoluoghi delle Province autonome e le città con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti.

"Questo terzo rapporto - ha detto Lorenzo Bertuccio direttore scientifico di Euromobility - ha registrato qualche passo in avanti sulla strada dell'eco mobilità. In un anno si è assistito infatti ad una grande diffusione del bike sharing e ad un boom delle auto a gas e metano. E' importante che si continui a spingere il pedale dell'innovazione per avviare una nuova cultura della mobilità che renda più vivibili le nostre città. Purtroppo la fotografia dell'Italia che emerge dal rapporto è quella di un Paese a due velocità: un centro nord che segue l'innovazione e un sud, tranne rare eccezioni, che arranca".

L'IMPORTANZA DELLA BICI
Il capoluogo lombardo è la città più attiva nell'adottare misure di mobilità alternativa come il bike sharing, il servizio comunale di bicicletta condivisa. In Italia sono 23 le città in cui è attivo il bike sharing elettronico (a tessera magnetica) o meccanico (a chiave codificata). Nelle 13 città che usano il sistema elettronico gli utenti sono aumentati del 206,5% con un vero e proprio boom a Milano con 12.346 utenti (quadruplicati rispetto all'anno precedente) e Roma con 8.700 utenti (anche qui quasi quadruplicati). Le new entry della bicicletta condivisa sono Bergamo, Genova, Udine, Terni e Siracusa. Il numero maggiore di biciclette a Milano (1.400), che distanzia nettamente Roma (150) e Siracusa (130), seconde e terze classificate. Fra chi ha scelto il sistema meccanico, in testa Modena con 272 bici. Secondo un'indagine commissionata da Euromobility, un italiano su 5 conosce questo servizio, mentre quasi un italiano su 4 utilizzerebbe le biciclette condivise se fossero disponibili nella propria città.

CAR SHARING E MOBILITY MANAGER
Anche il car-sharing, l'auto condivisa, trova sempre più fan con un aumento degli utenti del 15,14% rispetto all'anno precedente. Milano è in testa per numero di utenti (4.097, rispetto ai circa 2.800 dell'anno precedente), seguita da Venezia con 3.065. In controtendenza Rimini che ha sospeso il servizio.
Parallelamente cresce anche il numero delle auto disponibili: +12,9%. le città che possono contare sulla flotta maggiore di auto condivise sono Milano e Torino (133 e 119 auto rispettivamente). I mobility manager sono poi presenti in 41 città. Le città, tutte del centro-sud, in cui mancano sono Campobasso, Cagliari, Catanzaro, L'Aquila, Latina, Pescara, Livorno, Sassari e Taranto.

TRASPORTO PUBBLICO
La migliore offerta di trasporto pubblico locale (vetture per chilometre in proporzione agli abitanti) si registra a Milano, Venezia e Roma; la peggiore a Siracusa, Messina e Latina.

IL GAS
Boom delle auto a gas nelle 50 città, grazie anche agli incentivi. Le auto a Gpl sono aumentate, rispetto all'anno precedente, del 14,77% e quelle a metano del 29,29%. Le città che vanno a tutto gas sono Ravenna, Bologna e Ferrara con una media superiore al 12%. Fanalini di coda in questa classifica Trieste, Aosta e Udine che non raggiungono neanche il punto percentuale.

LATINA E ROMA LE PIU' TRAFFICATE
Il tasso di motorizzazione, un indicatore molto importante che misura la consistenza della flotta veicolare in rapporto alla popolazione residente, resta in Italia il più alto d'Europa (61,32 auto per 100 abitanti contro la media europea di 46) ed è anche in lieve aumento rispetto all'anno precedente (61,01) con il 20% delle città esaminate che lo hanno aumentato.

Eppure il traffico e l'uso privato dell'auto vengono percepiti dagli italiani come le cause principali dell'inquinamento ambientale. Le città con più auto sono Latina con circa 72 auto ogni 100 abitanti (in lieve diminuzione rispetto all'anno precedente), Roma con più di 70 auto per 100 abitanti e Potenza (70). Nella classifica delle città virtuose Venezia, naturalmente, oltre a Genova, Bolzano e Bologna. Napoli continua a svettare nella classifica negativa delle auto inquinanti (Euro 0) con più del 30% in circolazione, seguita da Catania, circa il 30%. E sono proprio le città del sud che presentano il maggior numero di immatricolazioni euro 0. Quanto allo standard emissivo Euro IV, le città di Aosta, Brescia e Roma mostrano le percentuali più alte (il dato di Aosta è però falsato perchè molte società di autonoleggio immatricolano qui le autovetture della propria flotta). Ma qualcosa sta cambiando nei comportamenti degli italiani: da un sondaggio commissionato da Euromobility emerge, infatti, che 9 italiani su 10 tengono conto dell'ambiente quando acquistano un nuovo veicolo.

ARIA BUONA A GENOVA
Il rapporto esamina anche la qualità dell'aria delle città italiane per quanto riguarda le pericolose polveri sottili, PM10. Nel 2008, complice la metereologia (è piovuto molto), si è assistito a un miglioramento generalizzato nei livelli di PM10 in tutte le città, tranne a Siracusa dove l'aria è addirittura peggiorata. La città siciliana ha registrato infatti una media annuale di PM10 di 85 microgrammi al metro cubo (poco più di 70 l'anno precedente) e per 321 giorni in un anno (282 giorni l'anno precedente) ha superato i limiti di 50 microgrammi al metro cubo previsti per questo inquinante (la legge prevede solo 35 superamenti). Le città migliori sono Campobasso e Reggio Calabria con solo 12 giorni di superamenti, mentre per quanto riguarda la media annuale di PM10, l'aria più buona tira a Genova con una media di 20 microgrammi di PM10 al metro cubo.

Fonte: http://www.repubblica.it

domenica 20 dicembre 2009

Comunicato Rsu Slc Cgil Almaviva C. (18.12.09)


Comunicato ROL


A dispetto di alcuni comunicati usciti in questi giorni sulla questione pagamento Rol IN CUI SI PARLAVA a sproposito DI SALDI O PERCENTUALI l’azienda ci ha comunicato che procederà al pagamento del totale delle richieste di monetizzazione Rol pervenute alla data del 15 Dicembre.

Tale risultato è stato possibile grazie alla costanza, alle numerose pressioni e alle varie iniziative per ultima la messa in mora, della SLC CGIL.
Ringraziamo tutti i lavoratori che in prima persona si sono esposti e hanno contribuito così ad un risultato collettivo.


Roma, 18 dicembre 2009
Rsu Slc Cgil Almaviva C.


martedì 15 dicembre 2009

Comunicato Segreteria Nazionale Slc Cgil sulle delocalizzazioni

Care/i compagne/i,
nei giorni scorsi la segreteria nazionale della Slc/cgil ha cercato di rendere evidente, attraverso una nota la situazione di mercato dei call center in outsourcing nel nostro paese, evidenziando anche il nuovo fenomeno delle delocalizzazioni.
Si tratta di una prima documentazione utile per completare una riflessione sul mondo dei call center e sui temi che stanno alla base dei segni preoccupanti di crisi ormai quotidiani.
Nei prossimi mesi si profila, proprio nel mondo dei call center, un quadro pesante che rischia di essere devastante, soprattutto nel Mezzogiorno, perché ormai si incrociano tre questioni importanti: il calo della domanda telefonica, la stretta sui costi e, nel corso del 2010, l’esaurimento degli incentivi sull’occupazione che graveranno per il 27% sul costo del lavoro nel mezzogiorno e per l’11% al Nord, solo in riferimento alle stabilizzazioni previste dalla“ circolare Damiano”. Com’è noto, nel Mezzogiorno, sono stati erogati bonus che hanno pesato per 7/8000 euro per chi era escluso dai benefici previsti dalla legge 407/90.
Il tutto accompagnato dal ritorno alle peggiori pratiche delle gare di appalto al massimo ribasso e dal comportamento irresponsabile dei grandi committenti, che sistematicamente rifiutano di affrontare il tema vero nel settore: l’inserimento di clausole sociali a livello di filiera.
L’incrocio e la contestualità di queste tre questioni, se non adeguatamente monitorate e governate, produrranno un cambiamento profondo ed un drastico taglio nel numero dei call center e dell’occupazione.
La tendenza dei grandi gruppi telefonici è quella, per fare fronte alla crisi, di
delocalizzare chiedendo agli outsourcer di produrre all’estero oppure di scaricare su società minori commesse e lavoratori da gestire al di fuori da regole e diritti acquisiti in questi anni.
In ogni caso la nostra preoccupazione è che il mondo dei call center possa rischiare un brutto passo all’indietro, alle condizioni precedenti alla circolare Damiano, che previde la stabilizzazione di 20000 lavoratori, aggravate, sul piano del modello, dalle delocalizzazioni ed al ricorso a vere e proprie ragnatele societarie tali da fare svolgere ai call center tradizionali la funzione di stazioni subappaltanti. Decine e decine di società a basso costo in grado di alimentare un secondo mercato del lavoro non garantito.

In questo senso ed in questa congiuntura sarebbe necessario un confronto con gli operatori telefonici in sede politica, che stiamo sollecitando, perché si possa mettere ordine attraverso un sistema di clausole sociali che impedisca il subappalto non autorizzato che ormai si sta imponendo “di fatto”.
Se non riusciremo a governare i processi di societarizzazione, infatti, rischiamo di assistere supinamente sia ai processi di delocalizzazione all’estero che al subappalto, nel mercato domestico, delle commesse.
Sarebbe il fallimento dell’idea che abbiamo perseguito in questi anni, di una
organizzazione su base sempre più solida del call center, in grado di offrire servizi sempre più sofisticati ed integrata con gli operatori di tlc, collocati lungo una scala di valore sempre più ampia.
In questi anni abbiamo favorito questa crescita combattendo il dumping e la concorrenza sleale, favorendo la crescita professionale di migliaia di lavoratrici e lavoratori, operando per favorire crescita e stabilità.
La crisi economica generale e la congiuntura di settore, dunque, rischiano di produrre disoccupazione di massa che nel mezzogiorno può trasformarsi in una vera e propria “bomba sociale” capace di mettere in ginocchio centri e città importanti, intere aree territoriali. Abbiamo denunciato più volte il rischio dello scoppio di una bolla territoriale pesante. Ma questo riguarda anche aree a forte intensità di presenza di call center in outsourcing nel resto del paese.
E’ necessario che il Governo Nazionale si occupi subito di questo tema e lo faccia inaugurando un confronto con imprese di call center, gruppi di tlc e sindacato poiché ormai si tratta di un tema di forte valenza politica. E’ ovvio che bisognerà trovare modi e forme perché il governo continui a sostenere la crescita di questo settore evitando di staccare la spina.
Chiediamo che possa avvenire al più presto e sosterremo con tutte le iniziative del caso la nostra richiesta di confronto per evitare che nei prossimi mesi succeda il peggio.

Roma, 15 dicembre 2009

Emilio Miceli Segretario Generale SLC/CGIL
Alessandro Genovesi Segretario responsabile Area TLC

lunedì 14 dicembre 2009

Comunicato Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


COMUNICATO SINDACALE

Risultati votazione ipotesi di accordo per rinnovo CCNL

Al termine delle assemblee sui luoghi di lavoro e relative votazioni, i risultati a livello nazionale sono i seguenti:

Votanti: 23.897

Favorevoli: 20766 (86,9%)

Contrari 2748 (11,5%)

Astenuti/Nulle 383 (1,6%)

Pertanto l’ipotesi, come già preannunciato, si intende sciolta positivamente.

Ovviamente dovremmo lavorare per analizzare i diversi risultati e le legittime contrarietà di chi ha votato contro, così come dovremmo continuare a portare avanti le nostre battaglie su appalti, clausole sociali, ecc.

Infine una semplice constatazione rispetto a chi (UGL) – non avendo fatto neanche un’assemblea e avendo come al solito firmato un testo di accordo “fotocopia” di quello sudato e contrattato da CGIL CISL e UIL – si vanta di aver sciolto positivamente la riserva in contemporanea a noi.

Prendersi i meriti di un lavoro non fatto, sciogliere un’ipotesi senza aver fatto neanche un’assemblea, è un atteggiamento che squalifica chi lo porta avanti ed è una beffa per le tante lavoratrici e lavoratori del settore.

Roma, 11 Dicembre 2009
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


martedì 8 dicembre 2009

Comunicato stampa Slc Cgil sulle delocalizzazioni


COMUNICATO STAMPA


TLC: SLC-CGIL “Aziende avviano delocalizzazioni. A rischio migliaia di posti di lavoro. Chiediamo a imprese e Governo una moratoria contro le delocalizzazioni”

“In queste settimane grandi aziende di TLC e Media stanno accelerando un processo di delocalizzazione di attività in paesi con minori salari e diritti, mettendo a rischio migliaia posti di lavoro”. Così denuncia in una nota, la Segreteria Nazionale di SLC-CGIL, il principale sindacato del settore.
“In particolare Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G e Sky stanno in questi mesi riducendo le attività nel nostro paese, affidando servizi di customer care e di back office ad aziende in Romania, Albania e Tunisia, con gravi rischi occupazionali e con una qualità offerta ai consumatori enormemente inferiore. Il fatto già in sé grave, diviene oggi drammatico in un momento di difficoltà del Paese e con decine di imprese di call center in Italia che hanno scommesso su una competizione basata sulla qualità e non sulla gara a chi paga di meno i lavoratori o con meno tutele. Imprese che oggi subiscono una doppia beffa, vedendo il lavoro dato in paesi dove i salari sono minimi ed i diritti quasi zero”.
“Altro che internalizzare il lavoro, come il Sindacato rivendica da anni per mettere in sicurezza Telecom e le altre grandi aziende di TLC. Siamo al doppio danno per i lavoratori dei call center di Telecom, Vodafone, Wind, H3G, SKY, ecc. : non solo le attività finora svolte vengono esternalizzate, ma a beneficiarne non sono neanche i figli o i fratelli che operano in altre aziende italiane. Siamo alle prese con una vera e propria strategia socialmente suicida, che priverà l’Italia di migliaia di posti di lavoro, in uno dei pochi settori che non risente della crisi”.
“Siamo ormai all’impresa irresponsabile, che non solo paga stipendi a 6 zeri ai propri manager anche quando i risultati non ci sono, ma che non si preoccupa minimamente dei danni sociali che reca al proprio Paese, in un momento in cui invece dovremmo tutti essere più solidali e più attenti a non far pagare la crisi ai soggetti più deboli”.
“Invitiamo per tanto le aziende in questione a dimostrare senso di responsabilità nel concreto, non spendendo solo qualche parola nei convegni o nelle trasmissioni televisive, ma scommettendo su uno sviluppo basato sulla qualità, sulla valorizzazione del lavoro e delle professionalità dei tanti lavoratori che, come unica colpa, hanno quella di pretendere un salario decente e un minimo di diritti”.
“Come SLC-CGIL proporremo nei prossimi giorni a Cisl e Uil di richiedere un tavolo specifico presso il Ministero del Lavoro e il Ministero delle attività produttive, dove consegneremo tutta la documentazione in nostro possesso. Come SLC-CGIL chiediamo alle imprese e al Governo di condividere una “moratoria” in materia di licenziamenti e di delocalizzazioni di attività oggi lavorate in Italia”.

5 maggio 2009
Slc Cgil



domenica 6 dicembre 2009

Tirana, Bucarest Tunisi. Call center italiano diventa «off shore»

Call center off shore. È il termine tecnico per definire la campagna di colonizzazione delle aziende di call center, che si stanno spostando dove il costo del lavoro è più basso. Un risiko telefonico che ha come obiettivo la conquista di Paesi come Romania, Tunisia, Albania, Turchia e Argentina. Il tutto a discapito di chi fa questo lavoro in Italia. Telecom, Vodafone, Wind, H3g, British Telecom, Fastweb, Sky, più in generale le aziende che rispondono alle telefonate dei clienti di questi grandi operatori, o lavorano già oltrefrontiera o hanno avviato i colloqui per selezionare personale che parli italiano.

Il dossier

Che ci fosse un flusso migratorio verso lidi dove l’operatore in cuffietta lavora per pochi soldi era nell’aria. Ora però è la Slc/Cgil a raccogliere il fenomeno in un rapporto dettagliato, curato dai delegati sindacali delle aziende di Tlc italiane. E non solo, visto che a dargli una mano ci hanno pensato anche - là dove presenti - i colleghi stranieri. Domani la Romania sarà chiamata al ballottaggio per l’elezione del prossimo presidente (sfida tra l’uscente Basescu e Mircea Geoana), nel frattempo è già stata eletta dalla aziende di call center miglior lido in cui mettere radici. Dal dossier Slc-Cgil emerge che tutti i grossi operatori di Tlc hanno qualcuno che lavora per loro tra Bucarest e dintorni. Wind, ad esempio. Il gruppo dell’egiziano Sawiris ha annunciato tre o quattrocento posti di lavoro tra la Romania e l’Albania. Non saranno i soli. H3G. La società lavora già circa la metà delle chiamate tra Tirana, Bucarest e Tunisi, con 400 operatori. E starebbe pensando di svilupparsi anche in Argentina. British Telecom. Almeno cento gli operatori che rispondono per conto della Tlc made in Uk, tra Romania e Albania. Vodafone/Tele2. Tramite i principali fornitori, che - segnala il sindacato - sono Comdata, Comdata Care, E-Care e Transcom, lavora già in Romania con 300 persone e starebbe sbarcando anche in Albania. Un Paese dove è presente Sky, con 300 dipendenti. E mentre Fastweb ha diverse attività in subappalto tra Albania e Romania, il marchio Telecom Italia sembra proiettato alla conquista di questo nuovo mondo: Slc-Cgil, stima 600 lavoratori pronti a rispondere per conto dell’ex monopolista tra Tunisia, Albania, Romania, Turchia e Argentina. L’azienda, interpellata, risponde: «Telecom non delocalizza. Se lo fanno, sono i nostri fornitori».

Ad ogni modo, questo flusso migratorio - avverte il sindacato che ha lanciato una campagna contro le delocalizzazioni - metterà a rischio nel 2010 4mila posti di lavoro. «Andare all’estero è una scelta sbagliata - dice il segretario nazionale Alessandro Genovesi - per la scarsa qualità del servizio e l’incongruente rapporto costi/benefici. Le delocalizzazioni riducono l’occupazione in Italia e stressano la parte finale della filiera, favorendo gare d’appalto al massimo ribasso. Il tutto - conclude - non è in linea con le direttive dell’Agcom, che chiede trasparenza». Per questo il sindacato propone «una moratoria contro le delocalizzazioni» e un «avviso comune» che recepisca clausole sociali chiare per l’assegnazione degli appalti, a tutela di occupazione e salari. Al problema però non sembra insensibile neanche l’impresa. Umberto Costamagna, presidente di Assocontact, i call center riuniti in Confindustria, risponde: «Delocalizzare vuol dire perdere qualità. Anch’io anni fa sono andato all’estero con la mia azienda ma sono tornato. In un momento di crisi, tuttavia, capisco che possa sembrare una soluzione. Le nostre imprese soffrono: hanno bisogno di molto personale e sono schiacciate dall’Irap.

Autore: GIUSEPPE VESPO
Fonte: L'Unità

sabato 5 dicembre 2009

E' boom dei call center esteri. Spendi poco? Ti risponde Tirana

ROMA - Chiami da Benevento, da Aosta, da Roma e ti risponde Tirana o Bucarest. Le società di telefonia e in parte le tv italiane hanno all'estero una fetta dei call center, dislocati tra Albania, Romania e Tunisia.

Quanti operatori vi lavorano? "Noi stimiamo che siano 1500", dice Alessandro Genovesi della Cgil, "ma il numero raddoppierà e più tra fine anno e il 2010. C'è la crisi e le nostre aziende creano posti dove costano la metà. L'Argentina è la new entry". Ora la Cgil lancia un Sos. Chiede un rinvio di un anno. Vista la crisi che attanaglia l'Italia, andrebbero generati qui da noi i posti previsti per l'anno prossimo.

"Il problema - insiste sempre Genovesi - è anche un altro. Se a chiamare è un cliente che spende tanto, il numero lo porta a un call center di serie A, che è in Italia e ha solo dipendenti dell'operatore. Personale più pronto. Quando a chiamare è un cliente che spende poco, lo stesso numero lo instraderà verso un call center estero. Questi call center in trasferta sono fatti di lavoratori volenterosi, capaci anche di un buon italiano. Ma sono lontani e offrono un servizio ben diverso".

H3g - la società dei videofonini targati "3" - ha un sistema a stellette, come gli alberghi. I clienti a 5 stelle parlano con un call center italiano; i clienti ad una sola stella sono dirottati spesso verso l'estero. "E' legittimo", spiega un portavoce dell'azienda, "alcuni clienti fanno del telefonino della "3" la loro prima utenza. E' normale offrire loro un servizio attento. Ci sono clienti, invece, che hanno preso il telefonino della "3" per caso. Non lo usano, non lo ricaricano. Noi proviamo ad assisterli al meglio. Ma sono loro a non cercare un rapporto stabile con noi". H3g - conclude il portavoce - collocherà all'estero nuovi centralinisti ("è vero, c'è una ipotesi Argentina"), ma non saranno "più di 150".

Wind precisa: "Qui in Italia, la maggioranza degli immigrati sceglie noi. Se io ho un cliente rumeno in Italia, lo faccio parlare con un call center che è in Romania. Ci sembra corretto". Telecom fa sapere che tutte le aziende al mondo, in tutti i settori, tracciano un profilo dei loro clienti - un profilo di spesa - e si rapportano a loro con modalità diverse. E questo non significa farne consumatori di serie A o B. D'altra parte, Telecom affida a società esterne parte del servizio di call center: "Se queste aprono i call center a Tunisi, peraltro una minoranza, non possiamo impedirlo. A noi preme che questi lavoratori siano bravi".

Ma la Cgil tiene il punto: "Andremo dal Garante della Privacy. I miei dati privati non possono finire a Bucarest o Buenos Aires". Dal Garante, uno dei membri, Mauro Paissan, ammette: "L'allarme è fondato. Esistono norme italiane ed europee che regolano il trasferimento dei dati italiani all'estero. Verificheremo che siano rispettate. Riceviamo, poi, prime denunce. Alcune persone chiamano le nostre case, dall'estero, per proporci l'acquisto di prodotti italiani. Chi ha fornito a questi "venditori al telefono" i nostri numeri? E' in atto forse un commercio di dati su scala mondiale?".

Autore: ALDO FONTANAROSA
Fonte: http://www.repubblica.it

mercoledì 2 dicembre 2009

Verbale di incontro 1 dicembre 2009

Addi 1° dicembre 2009 presso la sede di Via Lamaro - Roma, si sono incontrate la Società AlmavivaContact Spa, rappresentata da Andrea Lucente, Natalia Cirillo, Marco Lupi e Simone Antonelli e le Rsu per discutere le tematiche relative a ROL/Ex festività residue al 31.12.2008 ed estensioni orarie stante quanto definito nell'incontro tra Direzione Aziendale e Coordinamento Nazionale del 28 luglio u.s.
Stante la natura degli argomenti, le parti hanno inteso definire quanto segue:

  • si procederà alla liquidazione, su richiesta dei lavoratori, da far pervenire entro il 15 dicembre, del 25% del residuo al 31.12.2008 del monte ROL/Ex festività complessivo ancora in essere al 31.10.2009

  • l'azienda incontrerà le RSU, il 18 dicembre 2009, per verificare l'entità delle richieste e, fermo il monte ore complessivo come sopra definito, determinare la percentuale liquidabile individuabile;

  • se il montante ore richieste sarà inferiore al 25% di cui sopra, l'erogazione avverrà in una singola soluzione a gennaio. Altrimenti per il 25% delle spettanze individuali il pagamento avverrà a gennaio e il conguaglio a febbraio;

  • l'azienda favorirà la fruizione delle ore rimanenti entro il 31.12.2010 con l'obiettivo aziendale dell'integrale smaltimento delle stesse;

  • nell'incontro del 18 dicembre verrà anche verificata la lista dei passaggi a 6 h quantificati in 35 unità