lunedì 28 giugno 2010

Call center: Miceli (Slc Cgil), cancellare norma su Irap


Nel corso dell’assemblea nazionale dei quadri e delegati dei call center, promossa da Slc/Cgil e che si è tenuta a Roma presso la sede nazionale Cgil, Emilio Miceli, segretario generale della Slc, intervenendo alla tavola rotonda, ha chiesto la cancellazione della norma sull’Irap, prevista nella manovra finanziaria, che “facilita gli avventurieri che stanno affossando il settore e che rischiano di trascinare in una terra di nessuno anche gli imprenditori dal comportamento virtuoso”.

Focalizzando l’attenzione sul mercato, Miceli ha anche rilevato come i grandi gruppi di Tlc utilizzino i call center “come una vera e propria valvola di scarico”. “Serve una risposta di sistema per cui tutti facciano la propria parte – ha proseguito il sindacalista - innanzitutto il governo che deve riconoscere le specificità produttive ed occupazionali del settore; i committenti che devono modificare radicalmente le proprie politiche sugli appalti; gli outsourcer che devono investire sulla qualità occupazionale e la tutela dei posti di lavoro. Come sindacato – ha concluso Miceli – siamo pronti a fare la nostra parte solo all’interno di un quadro di certezza e diritti".

Bruno Di Cola (Seg. Gen. Uilcom-UIL), nel ribadire la condivisione dei temi della piattaforma proposta da Slc/Cgil sul settore, ha sottolineato come sia ormai necessario “rivolgersi al governo per giungere ad un codice etico delle imprese ed evitare il massimo ribasso, nelle gare d’appalto, anche sui contratti.”

Sergio Abramo (Presidente Assocontact), che condivide la proposta di Slc, ha ricordato quale sia l’errore di fondo nella comprensione del settore “che è diventato altro, non è più un modo per far entrare i giovani nel mondo del lavoro.Nell’unico settore che produce il 47% di Ebitda, gli imprenditori pagano lo scotto della facilità con cui si accede al settore, improvvisando professionalità", ha ricordato l’imprenditore.

Fonte: http://rassegna.it

Call Center: oltre 15mila i lavoratori a rischio nel 2010


Delocalizzazioni, esternalizzazioni e dumping queste alcune delle parole che descrivono meglio la crisi occupazionale che sta coinvolgendo il settore
28/06/2010 Il settore dei call center sta subendo una grave crisi occupazionale, secondo alcune stime della SLC CGIL, nel corso del 2010 il settore rischierà di perdere circa 15-16 mila posti di lavoro, sui circa 80mila addetti a tempo indeterminato. Probabilmente le dimensioni di questa crisi saranno più grandi, poiché non si hanno stime attendibili sulle cessazioni di contratti di apprendistato, inserimento, a termine, in collaborazione a progetto.

Dumping, outsourcing ed esternalizzazioni. Sono queste le tre parole chiave che meglio descrivono la crisi del settore e sulle quali si sono soffermate molte delle riflessioni emerse durante l'assemblea nazionale dei quadri e delegati call center della SLC CGIL, che si è svolta oggi lunedì 28 giugno a Roma presso la sede Nazionale della CGIL. Oltre ad una puntuale analisi dell'attuale fase del settore, molte le proposte che il sindacato dei lavoratori della comunicazione della CGIL avanza al Governo, alle Regioni, alla FISTEL CISL e alla UILCOM UIL, alle imprese committenti e a quelle in out sourcer per bloccare la crisi occupazionale e per valorizzare i diritti e le professionalità dei lavoratori. Al centro delle proposte un 'patto tra Governo e produttori per il rilancio dei call center'.

Nel corso dell'assemblea, Emilio Miceli, Segretario Nazionale SLC CGIL, analizzando la situazione drammatica vissuta dai lavoratori dei call center ha chiesto un tavolo con il Governo. Inoltre Miceli ha chiesto la cancellazione della norma sull'Irap, prevista nella manovra finanziaria, che “facilita gli avventurieri che stanno affossando il settore e che rischiano di trascinare in una terra di nessuno anche gli imprenditori dal comportamento virtuoso”.

Il Coordinatore del dipartimento Reti e Terziario della CGIL Nazionale, Rosario Strazzullo intervenuto oggi all'assemblea ha affermato l'importanza di “continuare a lavorare per ottenere provvedimenti di sostegno al settore entro il prossimo autunno, modificare il capitolo Irap contenuto nei provvedimenti finanziari del Governo”. Inoltre conclude il sindacalista “è importante chiamare a piena responsabilità i committenti privati a partire dalle aziende delle telecomunicazioni e modificare le regole degli appalti pubblici applicando a pieno il contratto collettivo nazionale”.

Fonte: http://www.cgil.it

sabato 19 giugno 2010

Assemblea nazionale dei quadri e delegati dei call center

Perchè si cerca di modificare l'art 41 della Costituzione?



COSTITUZIONE ITALIANA
ART.41:

L’INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA E’ LIBERA
NON PUO SVOLGERSI IN CONTRASTO CON L’UTILITA’ SOCIALE O IN MODO DA RECARE DANNO ALLA SICUREZZA, ALLA LIBERTA’, ALLA DIGNITA’ UMANA.
LA LEGGE DETERMINA I PROGRAMMI E I CONTROLLI OPPORTUNI PERCHE’ L’ATTIVITA’ ECONOMICA PUBBLICA E PRIVATA, POSSA ESSERE INDIRIZZATA E COORDINATA A FINI SOCIALI.

Questo è l’articolo della costituzione che il governo vorrebbe cambiare.
Perché cosa c’è di sbagliato o limitativo in quest’articolo costituzionale?
L’impegno, già molto virtuale che l’attività economica sia coordinata a fini sociali?
Oppure è un ostacolo, la sicurezza, la libertà e la dignità umana?
Perché è richiesta la modifica di quest’articolo, proprio in contemporanea con l’accordo FIAT allo stabilimento di Pomigliano?
Perché nell’accordo di Pomigliano non c’è soltanto l’aumento dei turni di lavoro o, lo straordinario obbligatorio, ma come onestamente dichiara Sacconi, l’elemento centrale è che, sia il contratto nazionale, che lo Statuti dei Lavoratori diventano “ derogabili” cioè aleatori, ma solo per i lavoratori, mentre per i padroni è assicurata l’intangibilità delle leggi e degli accordi!
L’articolo 41 deve essere riformato per eliminare ogni riferimento alla sicurezza e alla libertà umana, o comunque rendere la dignità dei lavoratori, un dato subordinato alla logica del profitto.
Tremonti dichiara che l’art 41 è un vecchio rimasuglio della lotta di classe, ma tutta la costituzione ha resistito sessant’anni, senza impedire ai padroni di arricchirsi con il nostro lavoro.
La CONFINDUSTRIA ha sempre fatto la lotta di classe, ora la lotta non basta più, hanno dichiarato la guerra nei confronti dei lavoratori, e ogni vincolo giuridico che possa essere usato per difendere la dignità del lavoro deve essere neutralizzato.
Per questo vogliono modificare l’art.41, per questo stravolgeranno lo Statuto dei Lavoratori.
Fermiamoli finché siamo in tempo. Non facciamoci cancellare 100 anni di conoscenze, di lotte e di orgoglio.