lunedì 21 dicembre 2009

Mobilità sostenibile: Bologna batte tutti

La patria dei motori, l'Emilia Romagna, ha la città più "eco-mobile" d'Italia: Bologna, che aveva già vinto nel 2007, si aggiudica per la seconda volta il trofeo italiano della mobilità sostenibile scalzando Parma prima lo scorso anno.

Un primato importante, ottenuto grazie a un trasporto pubblico che funziona, a importanti innovazioni nella gestione della mobilità, a una quota significativa di auto a basso impatto ambientale, allo smog sotto controllo. Nella "top ten", che vede sul podio tutte città del centro-nord, tranne Bari al nono posto (ma era settima lo scorso anno), ci sono Firenze che guadagna il secondo posto, seguita da Parma, Trento e Milano, che guadagna ben nove posizioni rispetto al 2008. Seguono Venezia, Reggio Emilia, Padova, Bari e Modena. Fanalini di coda nella classifica della mobilità sostenibile, Taranto, Sassari e Catania.

La graduatoria delle città italiane alla ricerca della mobilità sostenibile è contenuta nel terzo rapporto "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborato da Euromobility con il contributo di Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Gli indicatori di cui si è tenuto conto per stilare la classifica sono stati in particolare le innovazioni introdotte per la gestione della mobilità (car sharing, bike sharing, piattaforme logistiche per le merci, mobility manager, ecc) e la loro efficacia; lo stato di salute delle città in relazione alla presenza di auto di nuova generazione o alimentate a combustibili alternativi (Gpl, metano); l'offerta di trasporto pubblico, le piste ciclabili, l'adozione di strumenti di gestione e di pianificazione del traffico. Le 50 città monitorate sono tutti i capoluoghi di Regione, i due capoluoghi delle Province autonome e le città con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti.

"Questo terzo rapporto - ha detto Lorenzo Bertuccio direttore scientifico di Euromobility - ha registrato qualche passo in avanti sulla strada dell'eco mobilità. In un anno si è assistito infatti ad una grande diffusione del bike sharing e ad un boom delle auto a gas e metano. E' importante che si continui a spingere il pedale dell'innovazione per avviare una nuova cultura della mobilità che renda più vivibili le nostre città. Purtroppo la fotografia dell'Italia che emerge dal rapporto è quella di un Paese a due velocità: un centro nord che segue l'innovazione e un sud, tranne rare eccezioni, che arranca".

L'IMPORTANZA DELLA BICI
Il capoluogo lombardo è la città più attiva nell'adottare misure di mobilità alternativa come il bike sharing, il servizio comunale di bicicletta condivisa. In Italia sono 23 le città in cui è attivo il bike sharing elettronico (a tessera magnetica) o meccanico (a chiave codificata). Nelle 13 città che usano il sistema elettronico gli utenti sono aumentati del 206,5% con un vero e proprio boom a Milano con 12.346 utenti (quadruplicati rispetto all'anno precedente) e Roma con 8.700 utenti (anche qui quasi quadruplicati). Le new entry della bicicletta condivisa sono Bergamo, Genova, Udine, Terni e Siracusa. Il numero maggiore di biciclette a Milano (1.400), che distanzia nettamente Roma (150) e Siracusa (130), seconde e terze classificate. Fra chi ha scelto il sistema meccanico, in testa Modena con 272 bici. Secondo un'indagine commissionata da Euromobility, un italiano su 5 conosce questo servizio, mentre quasi un italiano su 4 utilizzerebbe le biciclette condivise se fossero disponibili nella propria città.

CAR SHARING E MOBILITY MANAGER
Anche il car-sharing, l'auto condivisa, trova sempre più fan con un aumento degli utenti del 15,14% rispetto all'anno precedente. Milano è in testa per numero di utenti (4.097, rispetto ai circa 2.800 dell'anno precedente), seguita da Venezia con 3.065. In controtendenza Rimini che ha sospeso il servizio.
Parallelamente cresce anche il numero delle auto disponibili: +12,9%. le città che possono contare sulla flotta maggiore di auto condivise sono Milano e Torino (133 e 119 auto rispettivamente). I mobility manager sono poi presenti in 41 città. Le città, tutte del centro-sud, in cui mancano sono Campobasso, Cagliari, Catanzaro, L'Aquila, Latina, Pescara, Livorno, Sassari e Taranto.

TRASPORTO PUBBLICO
La migliore offerta di trasporto pubblico locale (vetture per chilometre in proporzione agli abitanti) si registra a Milano, Venezia e Roma; la peggiore a Siracusa, Messina e Latina.

IL GAS
Boom delle auto a gas nelle 50 città, grazie anche agli incentivi. Le auto a Gpl sono aumentate, rispetto all'anno precedente, del 14,77% e quelle a metano del 29,29%. Le città che vanno a tutto gas sono Ravenna, Bologna e Ferrara con una media superiore al 12%. Fanalini di coda in questa classifica Trieste, Aosta e Udine che non raggiungono neanche il punto percentuale.

LATINA E ROMA LE PIU' TRAFFICATE
Il tasso di motorizzazione, un indicatore molto importante che misura la consistenza della flotta veicolare in rapporto alla popolazione residente, resta in Italia il più alto d'Europa (61,32 auto per 100 abitanti contro la media europea di 46) ed è anche in lieve aumento rispetto all'anno precedente (61,01) con il 20% delle città esaminate che lo hanno aumentato.

Eppure il traffico e l'uso privato dell'auto vengono percepiti dagli italiani come le cause principali dell'inquinamento ambientale. Le città con più auto sono Latina con circa 72 auto ogni 100 abitanti (in lieve diminuzione rispetto all'anno precedente), Roma con più di 70 auto per 100 abitanti e Potenza (70). Nella classifica delle città virtuose Venezia, naturalmente, oltre a Genova, Bolzano e Bologna. Napoli continua a svettare nella classifica negativa delle auto inquinanti (Euro 0) con più del 30% in circolazione, seguita da Catania, circa il 30%. E sono proprio le città del sud che presentano il maggior numero di immatricolazioni euro 0. Quanto allo standard emissivo Euro IV, le città di Aosta, Brescia e Roma mostrano le percentuali più alte (il dato di Aosta è però falsato perchè molte società di autonoleggio immatricolano qui le autovetture della propria flotta). Ma qualcosa sta cambiando nei comportamenti degli italiani: da un sondaggio commissionato da Euromobility emerge, infatti, che 9 italiani su 10 tengono conto dell'ambiente quando acquistano un nuovo veicolo.

ARIA BUONA A GENOVA
Il rapporto esamina anche la qualità dell'aria delle città italiane per quanto riguarda le pericolose polveri sottili, PM10. Nel 2008, complice la metereologia (è piovuto molto), si è assistito a un miglioramento generalizzato nei livelli di PM10 in tutte le città, tranne a Siracusa dove l'aria è addirittura peggiorata. La città siciliana ha registrato infatti una media annuale di PM10 di 85 microgrammi al metro cubo (poco più di 70 l'anno precedente) e per 321 giorni in un anno (282 giorni l'anno precedente) ha superato i limiti di 50 microgrammi al metro cubo previsti per questo inquinante (la legge prevede solo 35 superamenti). Le città migliori sono Campobasso e Reggio Calabria con solo 12 giorni di superamenti, mentre per quanto riguarda la media annuale di PM10, l'aria più buona tira a Genova con una media di 20 microgrammi di PM10 al metro cubo.

Fonte: http://www.repubblica.it

domenica 20 dicembre 2009

Comunicato Rsu Slc Cgil Almaviva C. (18.12.09)


Comunicato ROL


A dispetto di alcuni comunicati usciti in questi giorni sulla questione pagamento Rol IN CUI SI PARLAVA a sproposito DI SALDI O PERCENTUALI l’azienda ci ha comunicato che procederà al pagamento del totale delle richieste di monetizzazione Rol pervenute alla data del 15 Dicembre.

Tale risultato è stato possibile grazie alla costanza, alle numerose pressioni e alle varie iniziative per ultima la messa in mora, della SLC CGIL.
Ringraziamo tutti i lavoratori che in prima persona si sono esposti e hanno contribuito così ad un risultato collettivo.


Roma, 18 dicembre 2009
Rsu Slc Cgil Almaviva C.


martedì 15 dicembre 2009

Comunicato Segreteria Nazionale Slc Cgil sulle delocalizzazioni

Care/i compagne/i,
nei giorni scorsi la segreteria nazionale della Slc/cgil ha cercato di rendere evidente, attraverso una nota la situazione di mercato dei call center in outsourcing nel nostro paese, evidenziando anche il nuovo fenomeno delle delocalizzazioni.
Si tratta di una prima documentazione utile per completare una riflessione sul mondo dei call center e sui temi che stanno alla base dei segni preoccupanti di crisi ormai quotidiani.
Nei prossimi mesi si profila, proprio nel mondo dei call center, un quadro pesante che rischia di essere devastante, soprattutto nel Mezzogiorno, perché ormai si incrociano tre questioni importanti: il calo della domanda telefonica, la stretta sui costi e, nel corso del 2010, l’esaurimento degli incentivi sull’occupazione che graveranno per il 27% sul costo del lavoro nel mezzogiorno e per l’11% al Nord, solo in riferimento alle stabilizzazioni previste dalla“ circolare Damiano”. Com’è noto, nel Mezzogiorno, sono stati erogati bonus che hanno pesato per 7/8000 euro per chi era escluso dai benefici previsti dalla legge 407/90.
Il tutto accompagnato dal ritorno alle peggiori pratiche delle gare di appalto al massimo ribasso e dal comportamento irresponsabile dei grandi committenti, che sistematicamente rifiutano di affrontare il tema vero nel settore: l’inserimento di clausole sociali a livello di filiera.
L’incrocio e la contestualità di queste tre questioni, se non adeguatamente monitorate e governate, produrranno un cambiamento profondo ed un drastico taglio nel numero dei call center e dell’occupazione.
La tendenza dei grandi gruppi telefonici è quella, per fare fronte alla crisi, di
delocalizzare chiedendo agli outsourcer di produrre all’estero oppure di scaricare su società minori commesse e lavoratori da gestire al di fuori da regole e diritti acquisiti in questi anni.
In ogni caso la nostra preoccupazione è che il mondo dei call center possa rischiare un brutto passo all’indietro, alle condizioni precedenti alla circolare Damiano, che previde la stabilizzazione di 20000 lavoratori, aggravate, sul piano del modello, dalle delocalizzazioni ed al ricorso a vere e proprie ragnatele societarie tali da fare svolgere ai call center tradizionali la funzione di stazioni subappaltanti. Decine e decine di società a basso costo in grado di alimentare un secondo mercato del lavoro non garantito.

In questo senso ed in questa congiuntura sarebbe necessario un confronto con gli operatori telefonici in sede politica, che stiamo sollecitando, perché si possa mettere ordine attraverso un sistema di clausole sociali che impedisca il subappalto non autorizzato che ormai si sta imponendo “di fatto”.
Se non riusciremo a governare i processi di societarizzazione, infatti, rischiamo di assistere supinamente sia ai processi di delocalizzazione all’estero che al subappalto, nel mercato domestico, delle commesse.
Sarebbe il fallimento dell’idea che abbiamo perseguito in questi anni, di una
organizzazione su base sempre più solida del call center, in grado di offrire servizi sempre più sofisticati ed integrata con gli operatori di tlc, collocati lungo una scala di valore sempre più ampia.
In questi anni abbiamo favorito questa crescita combattendo il dumping e la concorrenza sleale, favorendo la crescita professionale di migliaia di lavoratrici e lavoratori, operando per favorire crescita e stabilità.
La crisi economica generale e la congiuntura di settore, dunque, rischiano di produrre disoccupazione di massa che nel mezzogiorno può trasformarsi in una vera e propria “bomba sociale” capace di mettere in ginocchio centri e città importanti, intere aree territoriali. Abbiamo denunciato più volte il rischio dello scoppio di una bolla territoriale pesante. Ma questo riguarda anche aree a forte intensità di presenza di call center in outsourcing nel resto del paese.
E’ necessario che il Governo Nazionale si occupi subito di questo tema e lo faccia inaugurando un confronto con imprese di call center, gruppi di tlc e sindacato poiché ormai si tratta di un tema di forte valenza politica. E’ ovvio che bisognerà trovare modi e forme perché il governo continui a sostenere la crescita di questo settore evitando di staccare la spina.
Chiediamo che possa avvenire al più presto e sosterremo con tutte le iniziative del caso la nostra richiesta di confronto per evitare che nei prossimi mesi succeda il peggio.

Roma, 15 dicembre 2009

Emilio Miceli Segretario Generale SLC/CGIL
Alessandro Genovesi Segretario responsabile Area TLC

lunedì 14 dicembre 2009

Comunicato Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


COMUNICATO SINDACALE

Risultati votazione ipotesi di accordo per rinnovo CCNL

Al termine delle assemblee sui luoghi di lavoro e relative votazioni, i risultati a livello nazionale sono i seguenti:

Votanti: 23.897

Favorevoli: 20766 (86,9%)

Contrari 2748 (11,5%)

Astenuti/Nulle 383 (1,6%)

Pertanto l’ipotesi, come già preannunciato, si intende sciolta positivamente.

Ovviamente dovremmo lavorare per analizzare i diversi risultati e le legittime contrarietà di chi ha votato contro, così come dovremmo continuare a portare avanti le nostre battaglie su appalti, clausole sociali, ecc.

Infine una semplice constatazione rispetto a chi (UGL) – non avendo fatto neanche un’assemblea e avendo come al solito firmato un testo di accordo “fotocopia” di quello sudato e contrattato da CGIL CISL e UIL – si vanta di aver sciolto positivamente la riserva in contemporanea a noi.

Prendersi i meriti di un lavoro non fatto, sciogliere un’ipotesi senza aver fatto neanche un’assemblea, è un atteggiamento che squalifica chi lo porta avanti ed è una beffa per le tante lavoratrici e lavoratori del settore.

Roma, 11 Dicembre 2009
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


martedì 8 dicembre 2009

Comunicato stampa Slc Cgil sulle delocalizzazioni


COMUNICATO STAMPA


TLC: SLC-CGIL “Aziende avviano delocalizzazioni. A rischio migliaia di posti di lavoro. Chiediamo a imprese e Governo una moratoria contro le delocalizzazioni”

“In queste settimane grandi aziende di TLC e Media stanno accelerando un processo di delocalizzazione di attività in paesi con minori salari e diritti, mettendo a rischio migliaia posti di lavoro”. Così denuncia in una nota, la Segreteria Nazionale di SLC-CGIL, il principale sindacato del settore.
“In particolare Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G e Sky stanno in questi mesi riducendo le attività nel nostro paese, affidando servizi di customer care e di back office ad aziende in Romania, Albania e Tunisia, con gravi rischi occupazionali e con una qualità offerta ai consumatori enormemente inferiore. Il fatto già in sé grave, diviene oggi drammatico in un momento di difficoltà del Paese e con decine di imprese di call center in Italia che hanno scommesso su una competizione basata sulla qualità e non sulla gara a chi paga di meno i lavoratori o con meno tutele. Imprese che oggi subiscono una doppia beffa, vedendo il lavoro dato in paesi dove i salari sono minimi ed i diritti quasi zero”.
“Altro che internalizzare il lavoro, come il Sindacato rivendica da anni per mettere in sicurezza Telecom e le altre grandi aziende di TLC. Siamo al doppio danno per i lavoratori dei call center di Telecom, Vodafone, Wind, H3G, SKY, ecc. : non solo le attività finora svolte vengono esternalizzate, ma a beneficiarne non sono neanche i figli o i fratelli che operano in altre aziende italiane. Siamo alle prese con una vera e propria strategia socialmente suicida, che priverà l’Italia di migliaia di posti di lavoro, in uno dei pochi settori che non risente della crisi”.
“Siamo ormai all’impresa irresponsabile, che non solo paga stipendi a 6 zeri ai propri manager anche quando i risultati non ci sono, ma che non si preoccupa minimamente dei danni sociali che reca al proprio Paese, in un momento in cui invece dovremmo tutti essere più solidali e più attenti a non far pagare la crisi ai soggetti più deboli”.
“Invitiamo per tanto le aziende in questione a dimostrare senso di responsabilità nel concreto, non spendendo solo qualche parola nei convegni o nelle trasmissioni televisive, ma scommettendo su uno sviluppo basato sulla qualità, sulla valorizzazione del lavoro e delle professionalità dei tanti lavoratori che, come unica colpa, hanno quella di pretendere un salario decente e un minimo di diritti”.
“Come SLC-CGIL proporremo nei prossimi giorni a Cisl e Uil di richiedere un tavolo specifico presso il Ministero del Lavoro e il Ministero delle attività produttive, dove consegneremo tutta la documentazione in nostro possesso. Come SLC-CGIL chiediamo alle imprese e al Governo di condividere una “moratoria” in materia di licenziamenti e di delocalizzazioni di attività oggi lavorate in Italia”.

5 maggio 2009
Slc Cgil



domenica 6 dicembre 2009

Tirana, Bucarest Tunisi. Call center italiano diventa «off shore»

Call center off shore. È il termine tecnico per definire la campagna di colonizzazione delle aziende di call center, che si stanno spostando dove il costo del lavoro è più basso. Un risiko telefonico che ha come obiettivo la conquista di Paesi come Romania, Tunisia, Albania, Turchia e Argentina. Il tutto a discapito di chi fa questo lavoro in Italia. Telecom, Vodafone, Wind, H3g, British Telecom, Fastweb, Sky, più in generale le aziende che rispondono alle telefonate dei clienti di questi grandi operatori, o lavorano già oltrefrontiera o hanno avviato i colloqui per selezionare personale che parli italiano.

Il dossier

Che ci fosse un flusso migratorio verso lidi dove l’operatore in cuffietta lavora per pochi soldi era nell’aria. Ora però è la Slc/Cgil a raccogliere il fenomeno in un rapporto dettagliato, curato dai delegati sindacali delle aziende di Tlc italiane. E non solo, visto che a dargli una mano ci hanno pensato anche - là dove presenti - i colleghi stranieri. Domani la Romania sarà chiamata al ballottaggio per l’elezione del prossimo presidente (sfida tra l’uscente Basescu e Mircea Geoana), nel frattempo è già stata eletta dalla aziende di call center miglior lido in cui mettere radici. Dal dossier Slc-Cgil emerge che tutti i grossi operatori di Tlc hanno qualcuno che lavora per loro tra Bucarest e dintorni. Wind, ad esempio. Il gruppo dell’egiziano Sawiris ha annunciato tre o quattrocento posti di lavoro tra la Romania e l’Albania. Non saranno i soli. H3G. La società lavora già circa la metà delle chiamate tra Tirana, Bucarest e Tunisi, con 400 operatori. E starebbe pensando di svilupparsi anche in Argentina. British Telecom. Almeno cento gli operatori che rispondono per conto della Tlc made in Uk, tra Romania e Albania. Vodafone/Tele2. Tramite i principali fornitori, che - segnala il sindacato - sono Comdata, Comdata Care, E-Care e Transcom, lavora già in Romania con 300 persone e starebbe sbarcando anche in Albania. Un Paese dove è presente Sky, con 300 dipendenti. E mentre Fastweb ha diverse attività in subappalto tra Albania e Romania, il marchio Telecom Italia sembra proiettato alla conquista di questo nuovo mondo: Slc-Cgil, stima 600 lavoratori pronti a rispondere per conto dell’ex monopolista tra Tunisia, Albania, Romania, Turchia e Argentina. L’azienda, interpellata, risponde: «Telecom non delocalizza. Se lo fanno, sono i nostri fornitori».

Ad ogni modo, questo flusso migratorio - avverte il sindacato che ha lanciato una campagna contro le delocalizzazioni - metterà a rischio nel 2010 4mila posti di lavoro. «Andare all’estero è una scelta sbagliata - dice il segretario nazionale Alessandro Genovesi - per la scarsa qualità del servizio e l’incongruente rapporto costi/benefici. Le delocalizzazioni riducono l’occupazione in Italia e stressano la parte finale della filiera, favorendo gare d’appalto al massimo ribasso. Il tutto - conclude - non è in linea con le direttive dell’Agcom, che chiede trasparenza». Per questo il sindacato propone «una moratoria contro le delocalizzazioni» e un «avviso comune» che recepisca clausole sociali chiare per l’assegnazione degli appalti, a tutela di occupazione e salari. Al problema però non sembra insensibile neanche l’impresa. Umberto Costamagna, presidente di Assocontact, i call center riuniti in Confindustria, risponde: «Delocalizzare vuol dire perdere qualità. Anch’io anni fa sono andato all’estero con la mia azienda ma sono tornato. In un momento di crisi, tuttavia, capisco che possa sembrare una soluzione. Le nostre imprese soffrono: hanno bisogno di molto personale e sono schiacciate dall’Irap.

Autore: GIUSEPPE VESPO
Fonte: L'Unità

sabato 5 dicembre 2009

E' boom dei call center esteri. Spendi poco? Ti risponde Tirana

ROMA - Chiami da Benevento, da Aosta, da Roma e ti risponde Tirana o Bucarest. Le società di telefonia e in parte le tv italiane hanno all'estero una fetta dei call center, dislocati tra Albania, Romania e Tunisia.

Quanti operatori vi lavorano? "Noi stimiamo che siano 1500", dice Alessandro Genovesi della Cgil, "ma il numero raddoppierà e più tra fine anno e il 2010. C'è la crisi e le nostre aziende creano posti dove costano la metà. L'Argentina è la new entry". Ora la Cgil lancia un Sos. Chiede un rinvio di un anno. Vista la crisi che attanaglia l'Italia, andrebbero generati qui da noi i posti previsti per l'anno prossimo.

"Il problema - insiste sempre Genovesi - è anche un altro. Se a chiamare è un cliente che spende tanto, il numero lo porta a un call center di serie A, che è in Italia e ha solo dipendenti dell'operatore. Personale più pronto. Quando a chiamare è un cliente che spende poco, lo stesso numero lo instraderà verso un call center estero. Questi call center in trasferta sono fatti di lavoratori volenterosi, capaci anche di un buon italiano. Ma sono lontani e offrono un servizio ben diverso".

H3g - la società dei videofonini targati "3" - ha un sistema a stellette, come gli alberghi. I clienti a 5 stelle parlano con un call center italiano; i clienti ad una sola stella sono dirottati spesso verso l'estero. "E' legittimo", spiega un portavoce dell'azienda, "alcuni clienti fanno del telefonino della "3" la loro prima utenza. E' normale offrire loro un servizio attento. Ci sono clienti, invece, che hanno preso il telefonino della "3" per caso. Non lo usano, non lo ricaricano. Noi proviamo ad assisterli al meglio. Ma sono loro a non cercare un rapporto stabile con noi". H3g - conclude il portavoce - collocherà all'estero nuovi centralinisti ("è vero, c'è una ipotesi Argentina"), ma non saranno "più di 150".

Wind precisa: "Qui in Italia, la maggioranza degli immigrati sceglie noi. Se io ho un cliente rumeno in Italia, lo faccio parlare con un call center che è in Romania. Ci sembra corretto". Telecom fa sapere che tutte le aziende al mondo, in tutti i settori, tracciano un profilo dei loro clienti - un profilo di spesa - e si rapportano a loro con modalità diverse. E questo non significa farne consumatori di serie A o B. D'altra parte, Telecom affida a società esterne parte del servizio di call center: "Se queste aprono i call center a Tunisi, peraltro una minoranza, non possiamo impedirlo. A noi preme che questi lavoratori siano bravi".

Ma la Cgil tiene il punto: "Andremo dal Garante della Privacy. I miei dati privati non possono finire a Bucarest o Buenos Aires". Dal Garante, uno dei membri, Mauro Paissan, ammette: "L'allarme è fondato. Esistono norme italiane ed europee che regolano il trasferimento dei dati italiani all'estero. Verificheremo che siano rispettate. Riceviamo, poi, prime denunce. Alcune persone chiamano le nostre case, dall'estero, per proporci l'acquisto di prodotti italiani. Chi ha fornito a questi "venditori al telefono" i nostri numeri? E' in atto forse un commercio di dati su scala mondiale?".

Autore: ALDO FONTANAROSA
Fonte: http://www.repubblica.it

mercoledì 2 dicembre 2009

Verbale di incontro 1 dicembre 2009

Addi 1° dicembre 2009 presso la sede di Via Lamaro - Roma, si sono incontrate la Società AlmavivaContact Spa, rappresentata da Andrea Lucente, Natalia Cirillo, Marco Lupi e Simone Antonelli e le Rsu per discutere le tematiche relative a ROL/Ex festività residue al 31.12.2008 ed estensioni orarie stante quanto definito nell'incontro tra Direzione Aziendale e Coordinamento Nazionale del 28 luglio u.s.
Stante la natura degli argomenti, le parti hanno inteso definire quanto segue:

  • si procederà alla liquidazione, su richiesta dei lavoratori, da far pervenire entro il 15 dicembre, del 25% del residuo al 31.12.2008 del monte ROL/Ex festività complessivo ancora in essere al 31.10.2009

  • l'azienda incontrerà le RSU, il 18 dicembre 2009, per verificare l'entità delle richieste e, fermo il monte ore complessivo come sopra definito, determinare la percentuale liquidabile individuabile;

  • se il montante ore richieste sarà inferiore al 25% di cui sopra, l'erogazione avverrà in una singola soluzione a gennaio. Altrimenti per il 25% delle spettanze individuali il pagamento avverrà a gennaio e il conguaglio a febbraio;

  • l'azienda favorirà la fruizione delle ore rimanenti entro il 31.12.2010 con l'obiettivo aziendale dell'integrale smaltimento delle stesse;

  • nell'incontro del 18 dicembre verrà anche verificata la lista dei passaggi a 6 h quantificati in 35 unità





mercoledì 25 novembre 2009

Stress e lavoro

Fonte: http://www.rainews24.rai

Lo stress collegato al lavoro. Chi più chi meno, tutti nella vita abbiamo attraversato questa esperienza. E allora come è la situazione nel nostro paese? Ci sono degli indicatori per misurarlo? Che cosa dice la normativa? Il tema è sotto la lente dell'Ordine degli Psicologi del Lazio che da tempo sta monitorando la situazione per individuare strumenti per prevenire e arginare lo stress. In studio con Luce Tommasi il professor Francesco Avallone, docente di Psicologia del Lavoro all'Universita' La Sapienza di Roma, di cui è anche pro-rettore e Massimiliano Montesi, operatore di un call center e rappresentante sindacale Cgil. Anche nello spazio dedicato al nostro blog parleremo di sicurezza sul lavoro: lo stress professionale è infatti fra le cause principali dei milioni di incidenti che ancora oggi si verificano sul posto di lavoro. Josephine Alessio ha intervistato Marco Bazzoni, rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.




martedì 24 novembre 2009

Appello Alessandro Genovesi "Per un reale rinnovamento generazionale"


VERSO IL XVI CONGRESSO DELLA CGIL

APPELLO PER UN REALE RINNOVAMENTO GENERAZIONALE

“Servono fatti, non pugnette”
Paolo Cavoli – attore comico Zelig


L’Italia è un Paese malato perché è un paese vecchio. La classe dirigente politica, imprenditoriale e sindacale ha abbondantemente superato i 50 e i 60 anni ed è figlia - nella stragrande maggioranza dei casi - delle consorterie, delle burocrazie, delle reti familistiche. In Italia tutto si muove secondo il principio della coptazione basata sulla fedeltà al capo di turno e non sul merito, le differenze, le conoscenze, le intelligenze, la voglia di innovare e progettare il futuro. Di questo male oscuro soffriamo tutti, CGIL compresa.

Siamo tutti presi dalla retorica dei “giovani e del rinnovamento”; scriviamo pagine piene di buone intenzioni, ma poi – scendendo per i rami dell’organizzazione, nelle Camere del Lavoro e nelle Federazioni provinciali di categoria - siamo poco impegnati, nel concreto, a sburocratizzare, a rinnovare segreterie e gruppi dirigenti, ad imporre un reale ricambio generazionale. Se mai la Conferenza di organizzazione aveva dato un impulso, questo non è mai stato messo in pratica: pochi sparuti casi di rinnovamento non sono diventati la regola, ma solo un’eccezione. Le scelte approvate nel documento e contenute nelle delibere sono state volutamente disattese e l’attuale gruppo dirigente della CGIL non è apparso essere in grado di fare alcunché affinché ciò non accadesse. Non vi è stata nessuna scelta politica chiara dell’organizzazione nazionale nel chiedere impegni precisi alle strutture rispetto a quanto deciso. Abbiamo lasciato sulla carta scelte che potevano dare un impulso vero e forte all’avvicinamento di giovani alla nostra organizzazione a tutti i livelli. Se per gli altri contenuti della conferenza abbiamo preteso dalle strutture un comportamento che rispettasse quanto assunto, lo stesso non abbiamo fatto sui giovani.

E’ opportuno fare scelte chiare che riguardano anche le piattaforme contrattuali e gli accordi che firmiamo. Non possiamo non dirci che anche su questo, nella maggior parte delle ultime vertenze e rinnovi contrattuali, abbiamo dato l’idea di non interessarci dei giovani e soprattutto dei precari. Stesso ragionamento possiamo farlo sulle politiche messe in campo sul tema previdenziale e sul welfare state nel suo complesso. Con troppa leggerezza infatti si è messa in campo una politica che inevitabilmente metterà a rischio le pensioni delle nuove generazioni. Troppo poco si fa per allargare un sistema di tutele volto all’inclusione dei soggetti più deboli e all’estensione di diritti di cittadinanza quali ad esempio il diritto all’abitare e alla assistenza per le giovani famiglie.

Prendiamone atto tutti insieme e comportiamoci di conseguenza. Partendo da noi: praticando quanto predichiamo.

L’età media dei gruppi dirigenti della CGIL è abbondantemente sopra i 50 anni; in molte strutture confederali e di categoria la regola degli 8 anni ha prodotto solo una costante moltiplicazione di incarichi o la rotazione tra strutture diverse delle stesse compagne e compagni; negli organismi direttivi, nelle segreterie nazionali e in quelle delle grandi realtà metropolitane il quadro è desolante.

Le difficoltà di questa fase, per la CGIL, i rischi di isolamento sono allora anche figli delle difficoltà generazionali, dell’incapacità di sbloccare l’organizzazione, di aprire un dibattito che impedisca che il prossimo congresso si riduca alla mera conta tutta interna ad una generazione.

Il congresso non è ancora iniziato e già si vedono prevalere modelli organizzativi, linguaggi e logiche vecchie e obsolete; soprattutto rischia di prevalere una dinamica che terrà ancora bloccata la nostra organizzazione nel suo rinnovamento generazionale. Come una Chiesa millenaria, di fronte alle profonde novità emerse dalla crisi produttiva, sociale e culturale degli ultimi anni, il rischio più grande che abbiamo di fronte è infatti la tentazione di richiuderci in vecchi riti, di serrare le fila, di auto assolverci.

Eppure una nuova generazione sta emergendo dai luoghi di lavoro, con un bagaglio di conoscenza, di voglia di sperimentare e di mettersi in gioco enorme: una generazione che facciamo fatica ad intercettare. E anche quando ciò avviene (penso all’esperienza personale fatta nei call center), producendo anche ottimi delegati e delegate, generosi e coraggiosi, non siamo poi in grado di offrire loro percorsi ed esperienze dentro l’organizzazione che siano positivi, che ne riconoscano valore ed originalità. Ragazze e ragazzi che già oggi, in moltissimi casi, risulterebbero più preparati e più capaci di tanti segretari e di tanti “dirigenti”.

Per queste ragioni ritengo non sia più il tempo solo dei “buoni propositi”, per queste ragioni ritengo che il prossimo congresso debba operare un “rinnovamento forzato” della nostra organizzazione, con strumenti chiari ed esigibili, con vincoli concreti e senza “scappatoie”.

In particolare propongo ai firmatari della mozione/mozioni un “lodo rinnovamento” che obblighi tutti i livelli dell’organizzazione a:

1) destinare in termini strutturali almeno il 5% delle risorse, a tutti i livelli della CGIL e delle categorie, alla promozione di quadri under 35. Sto parlando di ore di permesso, distacchi (totali o parziali), rimborsi, formazione mirata. Un 5% del bilancio da spendere, che va reso pubblico fino all’ultimo euro sui siti dell’organizzazione e che va certificato dalle istanze di controllo superiori;
2) definire in modo chiaro ed ineludibile nei regolamenti la scelta di destinare, in termini straordinari per i prossimi 2-3 anni, le risorse dei fondi di reinsediamento (qualche milione di euro) esclusivamente a progetti che mettano in capo a giovani quadri il rilancio della specifica struttura o presenza sindacale;
darsi il vincolo all’interno dello Statuto delle quote “verdi” del 20% per tutti i comitati direttivi a tutti i livelli dell’organizzazione;
3) darsi il vincolo statutario di inserire in ogni segreteria di struttura (che abbia una percentuale di iscritti giovani pari o superiore al 5%), a qualsiasi livello, almeno un componente under 35.

Personalmente voterò – e se qualche compagna o compagno dovessero chiedermi un parere – inviterò a votare per chi si riconosce in queste critiche e sosterrà questi punti programmatici. Basta con le parole e con i buoni propositi, servono scelte chiare e proposte che divengano vincoli positivi.

Alessandro Genovesi – Segretario Nazionale SLC-CGIL

Ps: per chi volesse sostenere questa proposta può scrivere a: rinnovamentocgil@libero.it


lunedì 26 ottobre 2009

Tlc: Slc Cgil, accordo importante per rinnovo

Venerdì 23 ottobre dopo un lungo braccio di ferro (che fino all’ultimo ha messo in discussione la firma di Slc Cgil a causa del tentativo di Asstel di introdurre deroghe al contratto) è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni. E' quanto si apprende da una nota del sindacato di categoria. “Il nuovo modello contrattuale, al di là dei tentativi goffi di Cisl e Confindustria e dei loro uffici stampa, non è passato”. Lo dichiara Alessandro Genovesi, Segretario nazionale della Slc Cgil.

La funzione del contratto di “garantire la certezza e l’uniformità dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori ovunque impiegati nel territorio nazionale” è stata rafforzata, così come la non derogabilità a livello aziendale delle “materie ed istituti già negoziati al primo livello”. La contro piattaforma di Asstel che chiedeva deroghe su orari, pause, inquadramento e mercato del lavoro è stata respinta. Poiché il nuovo modello contrattuale si basava proprio sul superamento del Ccnl è del tutto evidente che, propaganda a parte, politicamente il successo della Cgil è innegabile”.

“Il rinnovo del Ccnl - continua Genovesi - è un rinnovo pulito in ogni sua parte. Non solo per quanto riguarda il rapporto tra le fonti contrattuali, ma anche per gli enti bilaterali. Nascerà un Ente Bilaterale per la sanità integrativa che darà una copertura minima a tutti i lavoratori del settore che oggi ne sono privi (a partire dalle ragazze e ragazzi dei call center). Una sanità integrativa esplicitamente non sostitutiva delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, con 8 euro a carico delle imprese e 2 dei dipendenti. Nascerà inoltre un Agenzia Bilaterale per la Formazione che utilizzerà esclusivamente risorse interne al sistema. I consiglieri dell’Agenzia presteranno la propria opera in forma completamente gratuita.

Altri compiti impropri (a partire da eventuali sostegni al reddito dei lavoratori) non sono contemplati. Chi voleva dar vita ad Enti Bilaterali per l’erogazione degli ammortizzatori sociali dovrà rassegnarsi, il Ccnl delle Tlc non ne recepisce nulla”. “Avanzamenti significativi vanno registrati inoltre sul part-time, sia in termini normativi che economici (la maggiorazione del supplementare passa dal 15% al 20%); sull’apprendistato (con la specifica che i locali per la formazione interna devono essere distinti da quelli adibiti alla produzione). Sono state migliorate le norme sulle 150 ore e sui permessi esame (con un giorno in più retribuito) ed è stata portata dal 2° al 3° giorno di malattia la franchigia per il certificato medico (da consegnare solo al rientro).

E’ stata fatta chiarezza sull’inquadramento iniziale degli addetti al call center: di fronte alla giungla e al dumping operato (anche con accordi separati a livello locale) da parte di imprese scorrette che sottoinquadravano i lavoratori si è definito una volta per tutte che è il 3° livello quello di ingresso (con relativa sanatoria per tutti entro il 2010). Sarà possibile inquadrare al 2° livello, per un periodo iniziale, esclusivamente i lavoratori privi di esperienza professionale (da qui 3 possibilità: assunzioni con apprendistato, con contratto di inserimento, con un “2° formativo” a fronte di almeno 20 ore di formazione minima, con automatico passaggio al 3° e con la clausola di mantenerne in servizio a tempo indeterminato almeno il 70%). "Una norma chiara che da oggi renderà più agevole la battaglia sindacale (e giudiziaria) contro le imprese più scorrette”.

“Per quanto riguarda infine gli aumenti salariali – sottolinea Genovesi – si esce a regime (per una durata di 3 anni: 1 gennaio 2009 - 31 dicembre 2011) con 129 euro di aumento (45 a Gennaio 2010; 34 a Giugno 2010; 50 a Giugno 2011) e una tantum di 585 euro, tutto al parametro del 5° livello. L’aumento a regime dei minimi (il valore punto era di 17,01 euro) è del 7,6%". Dal punto di vista politico, insomma, "l’accordo è importante: perché giunge unitario dopo la presentazione di tre piattaforme separate; perché copre l’intera filiera Ict e guarda - tra sanità integrativa, mercato del lavoro, permessi, inquadramenti – tanto alle figure deboli che alla parte alta del settore. Perché soprattutto difende il contratto nazionale, la sua funzione solidaristica e regolatoria e rilancia quindi la funzione sindacale della CGIL". Ora i lavoratori saranno chiamati a votare l'ipotesi di accordo.


Fonte: http://www.rassegna.it


sabato 24 ottobre 2009

Contratto Tlc, raggiunto accordo unitario

Arriva l’intesa unitaria per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei dipendenti delle aziende di telecomunicazioni (tra cui Telecom,Vodafone, Wind, Fastweb, H3G), che interessa 130.000 lavoratori. L’ipotesi di accordo è stata sottoscritta dai Fistel-Cisl, Slc-Cgil e Uilcom e da Asstel, presso la sede di Confindustria a Roma.

L'accordo prevede un aumento salariale di 129 euro suddiviso in tre tranches, la prima a partire dal gennaio 2010 di 45 euro, la seconda da giugno 2010 di 34 euro e la terza da giugno 2011 di 50 euro. Il 2009 è coperto con una tantum di 585 euro. Viene istituito un elemento di garanzia retributiva pari a 260 euro annui, per i dipendenti in forza alla data di erogazione, che risultino privi di contrattazione di 2ndo livello. La durata del contratto è triennale con inizio 1 gennaio 2009 e scadenza 31-12-2011.

“L’accordo è soddisfacente, e Slc/Cgil lo ha sottoscritto poiché non contiene né riferimenti né alcun istituto dell’accordo separato del 15 aprile 2009”. È quanto dichiara Emilio Miceli, segretario generale della categoria Cgil. “Nessuna deroga – prosegue Miceli - , nessun ente bilaterale ma un’agenzia per la formazione dove i sindacalisti saranno impegnati a titolo gratuito; nessun azzeramento ma anzi una rivalutazione della base di calcolo degli incrementi retributivi e 129 euro che vanno ben oltre i 117 previsti dal misuratore dell’inflazione, deciso in sede di accordo separato”. Per la Slc “l’accordo dimostra non solo i limiti evidentissimi dell’accordo separato ma anche che è possibile sperimentare strade nuove, così come già accaduto per gli alimentaristi, per dare forza, qualità ed autonomia al sistema contrattuale del nostro paese”.

L'estensione del campo di applicazione del CNL delle Tlc investe anche le Imprese del comparto ICT, ricorda in una nota la Fistel Cisl.

Tra i diversi punti l'accordo vede anche la disponibilità di Asstel a realizzare un ente bilaterale di settore per la sanita' integrativa. Nel frattempo arriverà lo stanziamento di 120 euro annui per ciascun lavoratore che non ha alcuna copertura sanitaria integrativa.

Ora partirà il percorso informativo delle assemblee dei lavoratori.

Fonte: http://www.rassegna.it

sabato 12 settembre 2009

Piazza Bella Piazza







San Francisco, capitale mondiale del riciclaggio (di rifiuti)


SAN FRANCISCO. Riciclare è un’arte. E per chiarire che non si tratta dell’ennesima, pigra metafora pubblicitaria alla Norcal Waste Systems ti fanno entrare in una galleria,ammirare le opere e conoscere gli artists in residence, creativi a busta paga con il compito di cavare sangue estetico dall’immondizia. Sculture di lamiera neo-giacomettiane, serie fotografiche sui cromatismi di un’arancia che va a male, vasi fatti con vetrine rotte. Fuori si sentono le grida dei gabbiani che spolpano, con certosina ferocia, i rimasugli di cibo dalla spazzatura non riciclabile. “Non dovrebbero essercene” ringhia il portavoce Robert Reed, capelli a spazzola e sguardo che fa sbiadire un addestratore di West Point, “gli alimenti devono andare nel bidone verde non in quello nero. Ma gli esseri umani sbagliano”. In verità qui poco e sempre meno. Al punto che, con una quota del 70 per cento, San Francisco è - nella categoria metropoli - la capitale mondiale del riciclaggio dei rifiuti.

Non c’entra necessariamente l’ambientalismo e la mania macrobiotica, nipoti della controcultura love and peace anni ‘70. Il record è più prosaicamente figlio di un senso civico non innato (sul versante cittadini) e di un beninteso capitalismo (sul lato dell’azienda incaricata di raccolta e cernita). «Ci sono 600 mila piccoli cassonetti in città: blu per plastica, metalli e carta, verde per l’organico e nero per il resto». Li trovi se non sotto ogni palazzo, ogni due. Niente assurdi orari di raccolta e tutto il riciclabile va nello stesso sacchetto («se è complicato non può funzionare»). I camion della Norcal passano ogni mattina, ingollano il rusco come la balena di Jona e lo risputano in uno dei due stabilimenti nella prima periferia cittadina. L’«impianto di recupero materiali» del Pier 96, con vista sull’oceano, è costato 38 milioni di dollari a cui vanno aggiunti i costi di gestione. Metà l’azienda li recupera rivendendo i materiali a chi li ricicla. Il resto viene coperto dalla tasse, 25 dollari al mese, dei contribuenti. Ma a differenza di Napoli, dove la concessione a Fibe-Impregilo le garantiva tanti più soldi tante più ecoballe produceva (tagliando ogni incentivo alla differenziata), qui vale esattamente il contrario. Così, di anno in anno, più virtù significa migliori fatturati.

In questo enorme hangar arrivano i camion, tappezzati sulle fiancate da grandi immagini didascaliche, che fanno capire come gli avanzi della cena possano diventare concime per le vigne della Napa Valley. Sembra niente ma la voce di Reed si impenna: «È un modello, questo di spiegare visivamente il rapporto di causa-effetto, che ci hanno copiato tante altre città. Prima era la campagna che dava alla città, ora noi invertiamo il ciclo e restituiamo il favore». Insiste sulla comunicazione: «Sui cassonetti ci sono anche le immagini di cosa ci va dentro e le spiegazioni in 16 lingue diverse». Non si può pretendere che un vietnamita o un pachistano appena arrivati capiscano dove mettere cosa. Però se non lo fanno dopo aver visto le figurine non hanno alibi e gli addetti alla raccolta segnalano i condòmini inadempienti e contattano gli amministratori. Nel contempo alla Norcal hanno reclutato un sacco di star per spiegare perché riciclare è bello. E dal laboratorio artistico passano circa 4000 bambini all’anno per capire perché è importante.

L’alleanza tra uomini e macchine è strettissima. I materiali rovesciati dalle vetture su un nastro trasportatore vengono incolonnati verso una selezione automatica. Il primo bivio è costituito da un enorme magnete che attira a sé i materiali ferrosi. D’incanto lattine e simili prendono un’altra strada. Restano carta e plastica a ballare su nastri inclinati dove dei dischi rotanti, sfruttando in maniera incomprensibile ma efficace la gravità, spingono in alto le cose leggere lasciando cadere in basso quelle pesanti. I pezzi metallici sopravvissuti vengono espunti con un meccanismo, l’eddy current separator, che fa letteralmente saltare alluminio e rame, indirizzandoli verso un’altra linea di smaltimento. Però ci sono vetri bianchi, verdi e ambrati. Idem per le plastiche. E la carta spessa e plastificata che fine fa? Sulla sintonizzazione fine intervengono gli uomini. Ogni addetto, chino sul nastro come un viaggiatore ansiosamente in attesa del proprio bagaglio, ha un bersaglio specifico. C’è chi prende le bottiglie di birra e le fa cadere in un’apposita botola, chi separa i libri rilegati dai fogli da ufficio. Alla fine i diversi affluenti del fiume del pattume trovano uno sbocco separato nel delta dell’impianto. Carta, plastica e lattine vengono compattate in cubi da un metro e mezzo. I muletti li impilano per poi trasportarli nei container che i tir porteranno via, verso il riciclaggio vero e proprio. «Ogni giorno» calcola Reed «entrano in media 650 tonnellate di rifiuti ed escono 32 containers pieni di balle di carta, lattine, plastica. Un quarto resta negli Usa, il resto va verso i paesi asiatici».

Il compost ha un altro indirizzo. Viene prodotto in un impianto vicino al Monster Park. Se non bastasse la segnaletica per trovarlo si potrebbe seguire i gabbiani oversize, nuovi avvoltoi della rumenta. È qui che finiscono anche i rifiuti straordinari, mobili, biciclette, lavatrici: tutto quanto non può essere riciclato ma magari smontato e riutilizzato. Ed è questa la tana degli artisti-residenti. Bill Basquin, che da contratto deve trascorrere qui almeno 20 ore alla settimana, ci mostra orgoglioso una strisciata di fotogrammi sulla metamorfosi degli escrementi di elefante («ce li porta lo zoo»). Sta preparando una nuova installazione. Una grossa scatola di legno e plexiglas, tutto di risulta, dove il visitatore potrà entrare e accomodarsi su un letto di compost di due mesi, circa a metà ciclo. Dice: «È un modo per rientrare in contatto con la natura, sentire il calore che sprigiona, l’odore». Un barattolo di «Merda d’artista» di Piero Manzoni è stato battuto da Sotheby’s a oltre 120 mila euro. Prima di ghignare, rifletteteci.

Fonte: http://stagliano.blogautore.repubblica.it


domenica 6 settembre 2009

12 settembre 2009: Giornata internazionale senza sacchetti di plastica


Porta la Sporta! Liberiamoci dai sacchetti di plastica

Dovrebbe diventare una buona abitudine quotidiana, ma per ora cominciamo a farne a meno almeno per un giorno. Giusto per vedere l'effetto che fa. Sabato 12 settembre è la prima giornata internazionale senza sacchetti di plastica. Porta la sporta, è il nome della campagna organizzata dall'associazione Comuni Virtuosi insieme a MCS, Marine Conservation Society, una società inglese no profit che si occupa della tutela dell'ecosistema marino.

Già, perchè buste e sacchetti non sono solo un danno immediato per l'ambiente e uno spreco di risorse energetiche, visto che sono derivati dal petrolio, ma attraverso gli scarichi e i corsi d'acqua si trasformano in devastanti assassini per gli organismi che vivono nei mari e negli oceani.

L'International Plastic Bag Free Day è alla sua prima edizione, ma nel mondo sono già diverse le iniziative a sostegno della lotta allo spreco di plastica. Una catena di supermercati americani, ad esempio, ha indetto un concorso per la creazione di borse riutilizzabili di design, mentre in Gran Bretagna si sta costruendo una rete delle Città libere dalle buste di plastica. Per chi ha dimestichezza con ago e filo, è nato addirittura un movimento di “guerrilla” sociale: si chiama Morsbags, e in poche mosse vi spiega come costruirvi la vostra borsa per la spesa rigorosamente ecologica.

Obiettivo della campagna italiana è soprattutto quello di convincere gli amministratori locali a impegnarsi attivamente, mettendo in pratica strumenti di dissuasione dall'uso di buste, che potrebbero arrivare fino alla messa al bando degli odiati sacchetti: finora a Porta la sporta hanno aderito le regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna, e soprattutto moltissimi sindaci di piccoli Comuni, dove cominciare a cambiare stile di vita dovrebbe essere più facile.

Dall'inizio dell'anno, nel mondo, di sacchetti e bustine ne abbiamo consumati già più di 335 miliardi: in pratica, un milione al minuto. A chi non fosse abbastanza sconvolto da queste cifre, chiediamo di rispondere alla domanda di Porta la sporta: «Perchè usare per pochi minuti un oggetto che può durare cento anni?»

di Paola Zanca
Fonte: http://www.unita.it


venerdì 4 settembre 2009

Progetto "EXTENDING EQUALITY"

Con il supporto della Campagna FOR DIVERSITY AGAINST DISCRIMINATION
promossa dalla COMMISSIONE EUROPEA

CGIL NAZIONALE
SETTORE NUOVI DIRITTI
SEGRETARIATO EUROPA

Presentano il Progetto
della CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI (CES/ETUC)

EXTENDING EQUALITY

ORGANIZZARE E PROMUOVERE PARITÀ DI DIRITTI, RISPETTO E DIGNITÀ,
CONTRO LA DISCRIMINAZIONE PER ORIENTAMENTO SESSUALE E IDENTITÀ DI GENERE

Per vostra consocenza
Mercoledì 16 settembre 2009 ore 9,30 – 14,30
Sala F. Santi – Cgil Nazionale
C.so d’Italia, 25 Ro
Programma:

Proiezione del Filmato
UNA SOCIETÀ DIVERSA. LA LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI IN EUROPA
Della Campagna della Commissione Europea
FOR DIVERSITY, AGAINST DISCRIMINATION


Partecipa e Conclude
MORENA PICCININI, Segretaria Confederale Cgil

Coordina
SALVATORE MARRA, Ufficio Nuovi Diritti Cgil Roma e Lazio

Apertura dei lavori
NICOLA NICOLOSI, Segretariato Cgil Europa

Relazione
MARIA GIGLIOLA TONIOLLO, Settore Nuovi Diritti Cgil Nazionale


Interventi

CATELENE PASSCHIER, Segretaria Confederale Etuc

RENATO SABBADINI, Co-Segretario Generale Ilga, the International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association

SILVAN AGIUS, Ilga Europe Policy & Programmes Officer


Pausa Caffe'

RUOLO DEL SINDACATO E DELLE ONG NELLA LOTTA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Tavola Rotonda con le Associazioni

AURELIO MANCUSO, Presidente Arcigay
FRANCESCA POLO, Presidente Arcilesbica
SERGIO ROVASIO, Segretario Associazione Radicale Certi Diritti
ANTONIO ROTELLI, Presidente Avvocatura per i Diritti LGBT - Rete Lenford
ROSSANA PRAITANO, Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
MARCELLA DI FOLCO, Presidente Coordinamento Trans “Silvia Rivera”
IMMA BATTAGLIA, Presidente Di’ Gay Project
GIUSEPPINA LA DELFA, Presidente Famiglie Arcobaleno


Saranno presenti
GRAZIA BRINCHI, Coordinamento Pari Opportunità Uil. I Segretari Cgil responsabili delle Politiche Nuovi Diritti territoriali, Parlamentari, Responsabili delle Associazioni.

Per informazioni contattare:
CGIL Roma e Lazio 0649205327
CGIL Nazionale 068476390


venerdì 28 agosto 2009

Epifani: sui contratti la CGIL sarà a tutti i tavoli

25/08/2009 Intervista a 'La Stampa'


Ci sono i segnali di ripresa e la disoccupazione che aumenta. I banchieri centrali ottimisti e i manager tedeschi che ammettono candidamente di attendere l’esito delle elezioni in Germania per ristrutturare le aziende. Per spiegare il momento che attraversa l’economia Guglielmo Epifani usa la metafora del pozzo: «Quello in cui siamo caduti è profondo cento metri. Siamo arrivati in fondo, ma prima di tornare all’aperto passeranno anni».

Il segretario della CGIL ci tiene a dire che fino a quel momento la sua organizzazione «farà la sua parte e avanzerà le sue proposte» per evitare ulteriori contraccolpi sul Paese. «Senza ideologismi», a partire dalla trattativa sugli imminenti rinnovi contrattuali che tanto preoccupano il leader della CISL Raffaele Bonanni: «Può stare tranquillo, non siamo intenzionati ad abbandonare nessun tavolo. Si facciano dei buoni contratti nazionali, e vedrà che ne avranno un beneficio anche le intese aziendali».

Eppure Confindustria, governo, CISL e UIL vi rinfacciano ancora di non aver firmato l’accordo la scorsa primavera.

«Non siamo mai stati ideologicamente contrari ai contratti di secondo livello. Tutti sanno i motivi per i quali non firmammo».

Ce li ricorda?

«Quell’intesa esclude dal salario aziendale metà dei lavoratori, in particolare delle piccole imprese. Noi invece siamo favorevoli alla estensione del secondo livello a tutti i lavoratori. Secondo: non tutelava il salario nazionale dall’andamento dell’inflazione. Terzo: permette la deroga al contratto nazionale sia in termini di salario minimo che di diritti sindacali».

Poi è arrivata la crisi. E le priorità sono cambiate. E’ così?

«Era inevitabile che accadesse. Ora il problema è dare un salario a chi il lavoro lo sta per perdere o l’ha perso».

Emma Marcegaglia invoca più risorse per la cassa integrazione. Eppure il governo ha stanziato otto miliardi di euro. Possibile che non bastino?

«Prima che una questione di risorse nominali, c’è un problema di applicabilità. Nella babele di norme introdotte non abbiamo ancora capito se l’estensione dei trattamenti di cassa produrrà lo stesso automatismo del passaggio dalla ordinaria alla straordinaria. Ovvero, se ad un certo punto, allo scadere delle 52 settimane, le imprese che chiederanno di farne ancora uso saranno costrette a piani di ristrutturazione. Se il governo estendesse la “CIG” ordinaria a 104 settimane, il problema non si porrebbe».

Voi temete un forte aumento della disoccupazione. Eppure gli indicatori ci dicono che la ripresa è vicina.

«Nessuno nega che abbiamo iniziato a risalire il pozzo. Ma per tornare ai livelli di produzione e di occupazione del 2007 dovremo attendere il 2013 o 2014. Su questo tema noto nel governo un atteggiamento evasivo».

Emma Marcegaglia chiede anche un fondo pubblico-privato per la ripatrimonializzazione delle imprese. E una più forte detassazione e decontribuzione del salario territoriale. Che risponde?

«D’accordo sulla prima richiesta, solo in parte sulla seconda. E’ vero, esiste un problema, tuttora irrisolto, sulla decontribuzione di una parte del salario aziendale che non ha copertura da parte dello Stato. La detassazione del salario aziendale al 10% è sufficiente. Il problema è che di accordi se ne fanno pochi per le resistenze delle imprese».

Questo atteggiamento non è per loro un ottimo alibi? Se voi dite no all’aumento della detassazione, il secondo livello non decolla. La Marcegaglia è preoccupata di questo.

«Le cose vanno viste nella loro concretezza. Nonostante il no all’accordo, noi saremo responsabilmente seduti a tutti i tavoli. Si facciano dei buoni contratti nazionali, se si ascolterà quel che ha da dire la CGIL ci sarà anche la nostra firma con il voto dei lavoratori. Il punto è che mentre i salari italiani restano i più bassi d’Europa, l’Irpef è l’unica voce di entrata che non conosce crisi. La via d’uscita è la riduzione fiscale di tutti i redditi da lavoro».

Se il governo lo facesse, si aprirebbe una voragine nei conti pubblici.

«Le soluzioni si possono trovare. Ciò che non accetto è l’idea di far pagare sempre il prezzo del risanamento ai lavoratori a reddito fisso e ai pensionati. Su questi temi ci sono state posizioni incoraggianti sia di Confindustria che della Banca d’Italia: detassare i salari sarebbe un ottimo modo per sostenere la domanda interna, tanto più in questa fase».

Invece di abbassare le tasse a tutti, non è meglio dare più salario a chi se lo merita rafforzando i contratti aziendali?

«Che c’è di meritocratico nello stabilire i salari semplicemente in base al luogo in cui li si concorda? Incentivare la meritocrazia non ha solo a che fare con il contratto aziendale».

La crisi farà salire la spesa per pensioni e il governo sarà costretto a discutere di come ottenere maggiori risparmi. Anche in questo caso farà la sua parte?

«I problemi sulla previdenza sono due: garantire una pensione dignitosa ai giovani che ci andranno con il sistema contributivo e un’età flessibile di uscita dal lavoro per chi ha i requisiti della vecchiaia. Sono le stesse cose che talvolta ho sentito dire nel Pdl da Giuliano Cazzola. Ma anche su questo vedo il governo distratto. Così come è assente sulla disciplina dei lavori usuranti e sul potere di acquisto delle pensioni».

giovedì 27 agosto 2009

Lavoro: CGIL, da Sacconi troppa enfasi su dato voucher

“I dati sul lavoro accessorio sono stati esposti in modo disinvolto e con eccessiva enfasi”. A puntualizzarlo è il responsabile del dipartimento Politiche attive del lavoro della CGIL Nazionale, Claudio Treves, in merito al dato relativo all’uso dei voucher, così come fornito nei giorni scorsi dal presidente dell’INPS e dal ministro del Lavoro, arrivato alla cifra di 1.155.439, acquistati nel periodo dall’agosto 2008 al luglio 2009.

Un dato, rileva il dirigente sindacale, “eccessivamente enfatizzato mentre serietà vorrebbe, ai fini di un corretto apprezzamento di questo dato, che si dicesse che l’uso dei voucher era possibile fin dall’estate del 2008, limitato alla sola vendemmia e per prestazioni rese da pensionati e studenti: a quanto ammonti questo tipo di ricorso non è dato sapere”. Inoltre, aggiunge Treves, “l’attuale governo, fin dal suo primo provvedimento (agosto 2009, legge 133) ne ha esteso l’utilizzabilità per molte altre fattispecie vuoi di soggetti vuoi di prestazioni (baby sitter, studenti nei periodi vacanza, lavori stagionali in agricoltura, insegnamento privato, manifestazioni sportive, ecc.), così come da febbraio 2009 (legge 33) questo strumento è stato poi esteso anche ai titolari di CIG, ordinaria e in deroga”.

Prima che le nuove norme fossero applicabili, ovvero giungo 2009, dai dati del Ministero del Lavoro, “i voucher emessi - rileva Treves - erano 830.000 e i beneficiari 30mila, quindi l’effetto della nuova normativa è di 320.000 voucher in più. Ad esempio, se si pensa che per la sola vendemmia 2008 nel solo Veneto i voucher, emessi con la vecchia normativa, furono 173.000, ne consegue che l’incremento è piuttosto misero, e non tale da giustificare entusiasmi”.

Per questo, spiega il sindacalista, “se non si vogliono contare mele, pere, e salami insieme, ma soprattutto per poter apprezzare e ragionare sui risultati di scelte politiche si dovrebbero scorporare i dati riferiti alla normativa 2008 da quelli relativi alla nuova normativa in vigore dall’agosto 2009: si scoprirebbe così la furbizia un po’ maldestra del Ministro e dell’INPS. Così come si dovrebbe segnalare a quanti lavoratori, o quante giornate/lavoro e a quale importo, corrispondono questi dati. Ma è proprio ciò che non è possibile fare, perché la norma non consente di sapere ogni singolo ‘percipiente’ per quanto tempo è impegnato, e quindi si presenta come una via, legale, all’evasione contrattuale, contributiva e fiscale”. Infatti, fa sapere il dirigente della CGIL, “di tale rapporto non necessita lasciare traccia né nel Libro unico del lavoro, né comunicarlo anticipatamente ai Centri per l’impiego. E all’eventuale ispettore è sempre possibile rispondere che la persona trovata lì a lavorare sarà pagata con il voucher, e che si tratta della sua ‘prima giornata’ di impiego”.

“Invece di incaponirsi su un sistema con molti aspetti negativi - conclude Treves - si dovrebbe invece da parte del governo impegnare tutte le forze politiche, sociali e culturali in una vera battaglia contro il lavoro nero ed irregolare, e per politiche mirate di sostegno ai processi di emersione, come fu tentato con qualche successo negli anni 1998-99 e 2007-08 con il convinto impegno delle parti sociali”.
Fonte: http://www.cgil.it


martedì 25 agosto 2009

Comunicato Rsu Slc Cgil Atesia 25.08.2009

CONTRO OGNI INTOLLERANZA

In virtù degli episodi di Omofobia avvenuti a Salerno Roma e Rimini negli ultimi giorni, le Rsu Slc Cgil Almaviva Contact esprimono la propria solidarietà alle coppie di omosessuali vittime di violenza, nonché preoccupazione per il clima di intolleranza diffuso nel paese.
Da sempre la CGIL ha sollevato la necessità di un confronto serio per l’approvazione di una legge che tuteli le unioni omosessuali e ponga fine alla discriminazione in molti posti di lavoro.


Costituzione Italiana: art.3
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

RSU SLC CGIL ALMAVIVA CONTACT


domenica 2 agosto 2009

Comunicato Segreterie nazionali Slc Cgil Fistel Cisl Uilcom Uil su incontro 28.07.09


Il giorno 28 luglio si è svolto a Roma, presso la sede dell’Unione Industriali, un incontro fra la Società Almaviva, le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL ed il Coordinamento Nazionale delle RSU.

Sul piano generale Almaviva dichiara che nel primo semestre del 2009 ha concentrato il proprio impegno sulla tenuta occupazionale del Gruppo, mirando a saturare quanto più è possibile i carichi di lavoro dei diversi centri. Questo impegno è stato mantenuto, a detta dell’Azienda, sacrificando anche una parte dei margini di profitto prodotti. In termini numerici questo si traduce, nelle dichiarazioni aziendali, in un aumento del fatturato di 7 milioni di euro e un MOL “fermo” ai livelli del precedente anno (circa 5 milioni di euro)

Per quanto attiene le singole sedi i rappresentanti aziendali hanno presentato una situazione composita.

Su Milano Almaviva ha annunciato di aver vinto la nuova gara per il call center del Comune. L’Azienda sta partecipando alla gara “Edison” accettando di cambiare il modello di fatturazione, passando da quello “a postazione” a quello “ad evento gestito”, abbassando la soglia di margine a vantaggio della maggiore saturazione possibile dei carichi di lavoro del sito.

Su Roma l’Azienda dichiara che la strategia messa in campo sulla commessa TIM, carichi di lavoro stabili in cambio di un ribasso delle tariffe di circa il 10-12%, sta dando i suoi frutti in termini di corretta pianificazione. Almaviva afferma di avere però ancora dei problemi seri sul versante della qualità. La politica di ribasso dei costi poggia, a detta dei rappresentanti aziendali, sull’obbiettivo di ridurre di circa il 6 % l’incidenza delle penali. Ad oggi Almaviva dichiara di essere ancora lontana dall’obiettivo. Per questo ha iniziato, sul sito di Roma, un programma di monitoraggio costante della qualità erogata finalizzato alla diminuzione dell’incidenza delle penali . Al momento Almaviva dichiara che il sito di Roma ha perso nell’ultimo semestre ulteriori 4/5 punti percentuali di marginalità, attestandosi a -1.2%. Nei prossimi mesi l’Azienda ha annunciato un forte impegno, anche in termini formativi, teso ad invertire questa tendenza.

A Napoli la situazione della campagna Vodafone continua a presentare segnali di forte miglioramento. Almaviva dichiara che l’abbassamento dei carichi di lavoro garantiti da Vodafone è stato coperto dall’aumento della commessa Fastweb (quest’ultima ha però, a detta dell’azienda, margini più bassi).

Su Palermo “Marcellini” l’Azienda ha presentato la situazione più difficile. Almaviva ha annunciato i volumi di lavoro pianificati da Wind, evidenziando come sul “159” sia prevista, sino a fine anno, una diminuzione del 59%, del 18% sulla “retention preventiva” e del 27% sul “fisso” (su quest’ultimo dato la previsione arriva a fine ottobre). Al momento l’Azienda ha predisposto una pianificazione delle ferie molto stringente per diminuire quanto più è possibile gli effetti di questa contrazione. Per il prossimo futuro Almaviva ha dichiarato che, in caso di vincita della gara “Inps”, Palermo sarà il centro di sviluppo della commessa.

Il centro di Catania è, nell’esposizione aziendale, quello che presenta la situazione migliore. L’Azienda ha in programma di aumentare il peso della commessa Enel.

La situazione di Alicos, pur continuando a risentire della non risoluzione del debito di 7 milioni di euro della vecchia Alitalia, sta vedendo una certa stabilizzazione dei volumi (sia sulla commessa TIM che su quella Alitalia). Alitalia ha espresso, a detta di Almaviva, la volontà di rinnovare la commessa scaduta lo scorso 30 giugno.

Le OO.SS. dal canto loro hanno sottolineato come il tema della tenuta occupazionale, sebbene di massima importanza, non possa essere perseguito tralasciando gli impegni sottoscritti dall’Azienda nel Contratto Integrativo Aziendale. Pur apprezzando i miglioramenti registrati sul fronte delle relazioni sindacali, auspicando comunque un migliore raccordo di quanto avviene sulle singole sedi con l’impostazione “nazionale” su alcune tematiche specifiche, le OO.SS. hanno marcato alcuni punti sui quali occorre che l’Azienda continui a dare segnali positivi.

Sulla questione dell’estensione dell’orario di lavoro, il Sindacato ha chiesto ed ottenuto l’impegno a realizzare un’ ulteriore centinaio di passaggi a 6 ore. Questi saranno ripartiti nel mese di settembre sulle varie sedi ad eccezione di quella di Palermo “Marcellini” in virtù dell’attuale momento di difficoltà.

Sulla questione delle ulteriori stabilizzazioni l’azienda si è dichiarata disponibile ad effettuare un Piano di stabilizzazioni. Ai primi di settembre le parti si incontreranno nuovamente per concretizzare il Piano, stabilendo i criteri generali con i quali si procederà poi nelle singole sedi. L’Azienda ha accettato comunque il principio che i lavoratori che oggi prestano la propria opera con l’inquadramento al 3° livello contrattuale non potranno essere stabilizzati con un livello inferiore. La definizione delle quantità e delle tipologie dei part time (se a 4 o più ore) verrà lasciata all’analisi e al confronto che si svolgerà in sede territoriale, compatibilmente con le esigenze e le prospettive di singoli centri.

Per quanto attiene la situazione dei lavoratori con contratto di “apprendistato” in scadenza a fine anno, Almaviva ha dichiarato di averne in programma la trasformazione della quasi totalità in contratti a “tempo indeterminato”.

Sulla questione del Premio di Risultato le OO.SS. hanno chiesto nuovamente che venga riconosciuto dall’Azienda una cifra “una tantum”. Le parti hanno convenuto sulla esigenza di rivedere i criteri ed i parametri di ripartizione. Al momento il PdR del 2010 resta legato al raggiungimento del pareggio di Bilancio.

Sulla questione delle delocalizzazioni l’Azienda ha dichiarato, a precisa domanda delle OO.SS., che Almaviva non ha in programma di portare all’estero quote significative di lavoro del mercato italiano. Attualmente le sedi estere di Almaviva sono, sempre a detta dell’Azienda, concentrate quasi esclusivamente sui mercati di riferimento.
Sulla questione della razionalizzazione delle sedi di lavoro, Almaviva dichiara di avere in corso uno studio. Gli eventuali cambiamenti di sedi risponderanno non solo a criteri di razionalizzazione ma saranno concentrati a risolvere anche situazioni di maggiore criticità sul tema dell’igiene e della sicurezza degli ambienti di lavoro. L’Azienda dichiara destituita di ogni fondamento la voce di un prossimo spostamento della sede di Napoli nel territorio del comune di Quarto.
A conclusione dell’incontro le parti hanno stabilito di aggiornarsi ai primi giorni di settembre.

Le Segreterie Nazionali
SLC-CGIL,FISTel-CISL,UILCOM-UIL



venerdì 31 luglio 2009

Comunicato Segreteria nazionale Slc Cgil 30.07.2009

COMUNICATO

INFORMATIVA SU RINNOVO DEL CCNL TLC


Dopo il primo incontro svoltosi il 26 giugno di presentazione delle piattaforme alla presenza del Presidente uscente di Asstel (Dott. Guindani) il giorno 23 luglio si è svolto il secondo incontro tra la delegazione SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL e i rappresentanti dell’associazione datoriale, cui neo presidente è l’A.D. di Fastweb (Dott. Parisi).

Durante i primi incontri sono stati illustrati da parte di Asstel le principali tendenze del mercato TLC nel nostro paese. Tendenze caratterizzate da un calo del fatturato legato alla fonia fissa e alla saturazione di quella mobile, con una buona crescita dei ricavi connessi ai servizi a valore aggiunto, ai servizi di integrazione informatica e alla diffusione della banda larga (sia fissa che soprattutto mobile). Pur nelle difficoltà generali del settore, in particolare per le aziende dell’indotto, si conferma una sostanziale tenuta in termini di profitti e di capacità di investimento. Pesano ovviamente la crisi più generale del paese e dei consumi e, nello specifico, la mancanza di una politica industriale in grado di alimentare virtuosamente la diffusione di innovazione tecnologica e di consumi avanzati. Se da un lato si denunciano infatti le contraddizioni di un’azione regolatoria volta a penalizzare l’iniziativa di impresa – a detta di Asstel – dall’altro le incertezze sul futuro degli investimenti pubblici e privati per la rete di nuova generazione, per una maggiore penetrazione dei PC, ecc. sono oggi i maggiori fattori “frenanti”.

Su questa analisi, come SLC-CGIL, non possiamo che sottolineare come, pur condividendola, siano evidenti anche le responsabilità di Asstel e le sue difficoltà a sviluppare una proposta politica complessiva. Troppo spesso il tasso di litigiosità tra operatori ha impedito una comune posizione su fatti specifici o generali, mentre come Sindacato la produzione di proposte e le numerose iniziative non sono mancate (da ultimo il documento SLC-CGIL e CGIL sul futuro della rete e del settore, ma si vedano anche i documenti unitari SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM UIL inviati ad AGCOM o alla Commissione Trasporti della Camera).

Sempre durante gli incontri sono state analizzate le tendenze del settore in relazione alla buona diffusione della contrattazione di secondo livello (che copre circa l’80% dei lavoratori) e più in generale di una pratica relazionale che ha permesso e permette di governare processi complicati di riorganizzazione.

Quindi Asstel è intervenuta nel merito delle piattaforme sindacali.

Sulla qualità delle relazioni industriali Asstel ha dichiarato la propria disponibilità a riprendere il lavoro dell’osservatorio e delle commissioni bilaterali e previste dal CCNL del 2005 (pari opportunità, formazione, profili professionali) dichiarando che “tali sedi non hanno funzionato per responsabilità delle parti”.

La posizione di SLC-CGIL al riguardo è chiara: le commissioni bilaterali non hanno funzionato per volontà politica di Asstel, tanto è vero che fino al 2007 non si sono mai insediate nonostante i numerosi solleciti di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e, quando hanno cominciato a riunirsi (dopo la firma del biennio economico 2007-2008), compreso il gruppo di lavoro sulla sanità integrativa, Asstel ha di fatto sistematicamente eluso impegni già concordati. Prova ne sono anche i documenti prodotti unitariamente da SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL a cui l’associazione datoriale non ha mai risposto.

In merito all’ente bilaterale per la formazione: Asstel ha ribadito la volontà di avviare un confronto al riguardo (la creazione di tale ente era prevista dal CCNL del 2005), pur con attenzione a non aggravare di costi eccessivi il sistema delle imprese con strutture pesanti e burocratiche. Come SLC-CGIL ovviamente non intendiamo l’ente bilaterale per la formazione come uno strumento pesante, ma anzi come uno strumento agile e soprattutto efficace. Troppe volte i piani formativi sono predisposti esclusivamente dalle imprese per beneficiare delle risorse di Fondoimpresa e non sono invece frutto di un lavoro comune di analisi dei fabbisogni formativi e dei contenuti di una formazione che deve, per noi, essere finalizzata alla crescita professionale dei lavoratori.

Asstel si è poi detta contraria all’istituzione di una sanità integrativa a livello di settore, motivando tale posizione con il fatto che già oggi la stragrande maggioranza delle aziende e dei lavoratori beneficiano a vario titolo di forme integrative. Argomento questo che, come SLC-CGIL, riteniamo pretestuoso: proprio perché già abbondantemente diffusa a livello di molte imprese del settore vi sono per noi oggi le condizioni, pur con tutte le attenzioni del caso, per estenderla a chi non la ha (in particolare i lavoratori più deboli), sviluppando per di più economie di scala, omogeneità nel servizio e strumenti più efficienti, mettendo a fattor comune le numerose e positive esperienze già maturate.

Per quanto riguarda il rapporto tra CCNL e contrattazione di 2° livello, Asstel ha dichiarato la necessità di giungere ad un contratto collettivo nazionale “più leggero”, con numerose materie (dall’orario di lavoro, all’inquadramento, ecc.) da poter derogare dal CCNL. Più in generale, secondo Asstel, occorre intervenire per aumentare ulteriormente le flessibilità organizzative e soprattutto intervenire sulle norme relative all’orario di lavoro, introducendo il principio del “tempo effettivo di lavoro”, svilendo così tutte le tutele e l’attuale equilibrio trovato nel CCNL in vigore.
Il fine dichiarato è quello di “rendere maggiormente attrattivo il CCNL delle TLC anche rispetto ad aziende che oggi applicano altri contratti di lavoro”.

Come SLC-CGIL facciamo notare che il CCNL delle TLC è già nato e costruito per essere “attrattivo”, se per attrattivo si intende che ha già raggiunto un giusto equilibrio tra esigenze delle aziende di servizi e tutele dei lavoratori. Proprio su questa filosofia nel 2000 e poi nel 2005 si è lavorato. Anzi oggi è necessario lavorare per introdurre tutele nuove nella fase nuova del settore: tutele per i lavoratori part-time e per i lavoratori con contratto a termine, tutele per i lavoratori studenti e per favorire un apprendimento per tutto l’arco della vita, tutele per i lavoratori dei call center e delle aziende in appalto.
Siamo infatti certi che le diverse imprese che già hanno scelto il CCNL delle TLC lo abbiano fatto perché meglio si adatta ad un sistema in continua evoluzione e che le aziende che in futuro vorranno applicarlo lo facciano proprio per la capacità di valorizzare le professionalità e il valore dei lavoratori e non, meramente, perché si vuole ridurre il CCNL ad un “colabrodo” senza tutele e diritti minimi ed uguali per tutti.

Come SLC-CGIL riteniamo infatti che la scommessa di questo rinnovo – pur nella difficoltà della fase e pur consapevoli di dover ricercare mediazioni e compromessi – stia proprio nel saper affrontare il tema delle tutele, della partecipazione, del riconoscimento di professionalità in evoluzione ecc..
Dove un CCNL, con tutele non derogabili, soprattutto in termini di minimi salariali, orario di lavoro, inquadramenti e mercato del lavoro, sia la premessa per buoni accordi di secondo livello. Come gli ultimi anni stanno a dimostrare con soddisfazione di tutti: imprese e lavoratori. Occorre infatti distinguere tra esigenze specifiche di impresa che in tema di organizzazione del lavoro, formazione ecc. non possono che essere oggetto di contrattazione di 2° livello e la derogabilità su istituti contrattuali fondamentali, a tutela della salute e della dignità dei lavoratori.

In relazione alle professionalità, Asstel ha poi espresso contrarietà a introdurre sistemi che valorizzino il titolo di studio, a ridurre i tempi di anzianità minima per i passaggi di livello, ad affrontare il tema dei livelli superiori che sempre di più svolgono funzioni operative o funzioni complesse. Al riguardo anzi Asstel ha fatto presente le difficoltà delle imprese di outsourcer a sostenere gli attuali livelli iniziali di inquadramento (3° livello) soprattutto per le attività outbound.

In relazione alle clausole sociali Asstel ha poi dichiarato la bontà dell’art. 53 del CCNL e la non necessità di introdurre ulteriori norme.

Infine Asstel ha richiamato l’attenzione sulla necessità di intervenire in materia di controllo a distanza, ritenendo l’art. 4 della legge 300 non più adatto al nuovo contesto produttivo.

Come SLC-CGIL respingiamo questa filosofia fatta di deresponsabilizzazione delle imprese committenti e di sostegno alla competizione attraverso più controlli e più bassi inquadramenti, proponendo alle nostre controparti un ragionamento e una serie di interventi che rovescino la questione. Oggi il tema vero da affrontare è infatti come responsabilizzare di più i committenti verso il vasto mondo degli outsourcer, come fare della qualità dei servizi e quindi del rapporto con il cliente il principale fattore nell’assegnazione di commesse. Ricorrere sistematicamente a gare al massimo ribasso, alla mortificazione degli operatori non produce qualità e ogni forma di rapporto tra committente e outsourcer si riduce al controllo per aumentare esclusivamente la produttività al minor costo possibile. Un sistema che già oggi non sta funzionando con danni sociali rilevanti e difficoltà per le stesse imprese che vogliono conquistare quote di mercato offrendo qualità ai propri clienti.

Agire per un adeguamento dei livelli professionali da un lato e introdurre clausole sociali tanto nell’assegnazione quanto nel cambio di appalto sono punti di merito che come SLC-CGILCGIL riteniamo che non possano essere lasciati cadere.

In relazione poi al tema del controllo a distanza attendiamo maggiori chiarimenti da parte Asstel, segnalando per adesso che il tema, piaccia o no fintanto che la legge 300/1970 è in vigore, è tema questo sì squisitamente aziendale e di confronto non solo con le OO.SS. ma anche con le RSU.

Infine Asstel ha ribadito che per quanto riguarda gli aumenti salariali la base di calcolo non potrà che essere l’IPCA depurato dall’inflazione importata dei beni energetici (1,5% per il 2009, 1,8% per il 2010, 2,2% per il 2011 per un totale di 5,5% di aumenti in tre anni). Al riguardo sottolineiamo che rimane come nostra richiesta quella di 175 euro al 5° livello (per un aumento a regime di circa il 10%).

In conclusione registriamo le posizioni di Asstel all’inizio del confronto, posizioni che essendo ancora generali dovranno meglio essere approfondite in sedi più tecniche. Vogliamo sperare che, al di là della normale tattica negoziale, gli approfondimenti che si svilupperanno nel proseguio della trattativa possano far avvicinare le posizioni di tutti, ricercando come da tradizione nel nostro settore le soluzioni migliori e di maggior buon senso che permettano un positivo confronto tra le parti. Nell’interesse delle imprese associate ad Asstel e dei lavoratori.

In relazione al proseguimento della trattativa la Segreteria nazionale di SLC-CGIL riunirà ai primi di settembre la delegazione trattante e le strutture territoriali al fine di fare un punto complessivo. In vista dell’aggiornamento del prossimo confronto in plenaria concordato per il giorno 21 settembre prossimo, la Segreteria di SLC-CGIL è ovviamente disponibile ad incontri di natura più tecnica a cui parteciperà con una delegazione dei territori. Al riguardo proponiamo che si costituiscano commissioni di lavoro sui vari punti delle piattaforme.

In ogni caso sarà cura della Segreteria Nazionale, al fine di garantire il massimo di partecipazione possibile, riconvocare la delegazione trattante per fare il punto dei lavori dei gruppi stessi.


Roma 30 luglio 2009
La Segreteria Nazionale


domenica 26 luglio 2009

Comunicato visite mediche aziendali (23.07.09)


COMUNICATO VISITE MEDICHE AZIENDALI


In data odierna abbiamo ricevuto l’ennesima segnalazione da parte di un dipendente che durante la visita medica richiesta dall’azienda si è visto letteralmente buttare fuori dalla sala visite.
Già nell’ultimo mese abbiamo raccolto diverse segnalazioni di colleghi che a seguito delle già note problematiche di salute sono stati richiamati a visita ed invece di ottenere delucidazioni e chiarimenti sulla loro situazione sono stati trattati in maniera non solo poco professionale ma anche poco decorosa.
Inoltre anche come Rls, abbiamo già segnalato che lo stesso si rifiuta di fornire copia delle cartelle mediche ai dipendenti (specialmente a quelli con prescrizioni) in netta contravvenzione a quanto previsto dalla normativa sulla sicurezza (Decreto 81/2008 – T.U.)
Dal momento che le azioni di un medico aziendale hanno notevoli ripercussioni sulle condizioni lavorative dei dipendenti e che sempre più riscontriamo un’assoluta “leggerezza” nell’effettuare le visite riteniamo che l’unico provvedimento da adottare sia la rimozione dall’incarico di tale soggetto.
Riteniamo che un ruolo del genere non possa essere affidato ad una persona mancante di sensibilità e spesso di professionalità e non tollereremo altri episodi del genere.
Se l’azienda non interverrà rapidamente ed efficacemente non ci risparmieremo azioni anche legali e/o attraverso l’Ordine dei Medici affinché venga posto rimedio.

Roma 23/07/2009

RSU SLC CGIL/FISTEL CISL/UILCOM UIL ALMAVIVA CONTACT



martedì 21 luglio 2009

Comunicato Rsu Slc Cgil - Fistel Cisl - Uilcom Uil, Ugl

COMUNICATO SINDACALE


Nel referendum indetto per l’ipotesi di accordo del 22 giugno ha vinto per pochi voti il no.

Come rsu in rispetto della democrazia e della volontà dei lavoratori, sciogliamo negativamente la riserva e ritiriamo la firma dall’ipotesi.

Continuiamo a difendere la bontà di questo accordo sia per la salvaguardia dell’occupazione per il centro di Roma, sia per l’occasione che veniva data ai lavoratori per la prima volta finalmente di veder valorizzata la propria professionalità attraverso un percorso formativo serio e rispettoso dei diritti e della dignità del lavoro.

Crediamo che sia stata persa una importante opportunità di crescita per tutto il centro (sia per i lavoratori che per la Direzione), anzi crediamo che questo no farà vacillare ancora di più questo gigante dai piedi di argilla che è Atesia.

Ora che un accordo sulla qualità non c’e’ più, rimane però il problema di stare su un mercato spietato a cui certo poco interessano le dinamiche dei lavoratori di Almaviva Contact di Roma.

Invitiamo pertanto le Rsu non firmatarie di questa ipotesi e che tanto l’hanno criticata (non nel merito ma solo strumentalmente, con pochissimo senso di responsabilità e con poca cognizione del ruolo della Rsu che nasce per tutelare gli interessi dei lavoratori nel loro reale contesto e non per sostenere mere posizioni ideologiche e politiche, che come hanno dimostrato spesso sono solo individuali) a presentare una nuova proposta concreta e non utile solo ad ottenere facili consensi attraverso idee impraticabili e populiste.

Come Rsu tuttavia non condividiamo e non rappresenteremo le istante di quelli che, come hanno dichiarato in questi giorni in assemblea, preferiscono perdere il lavoro piuttosto che “subire” un affiancamento così come strutturato nell’ipotesi bocciata.

Come sindacato il nostro dovere è salvaguardare l’occupazione e fare di quella esistente una buona occupazione.

In momenti di crisi e di difficoltà, come quello che sta affrontando il Paese complessivamente, bisogna dimostrare forza, senso di responsabilità affinchè nulla, né le conquiste precedenti né soprattutto la dignità vadano perdute.
E’ oggettivamente impossibile non rendersi conto che oggi le condizioni del mercato e le regole del mondo del lavoro sono cambiate e dal voto che boccia questo accordo è evidente che noi non siamo riusciti a trasmettere questa consapevolezza ai lavoratori di Almaviva Contact di Roma-.

Ci auguriamo di ricrederci e che ci venga dimostrato che la sconfitta di questo referendum non sia una sconfitta per tutti i lavoratori di Atesia.


Rsu Slc-Cgil/Fistel Cisl/Uilcom-Uil/Ugl



mercoledì 1 luglio 2009

Perchè votare si all'ipotesi di accordo


PERCHE’ VOTARE SI ALL’IPOTESI DI ACCORDO


• Finalmente si avvia un percorso di formazione mirato alle esigenze di ciascuno (e non casuale e non focalizzato) e finalizzato a mettere in condizioni il lavoratore di avere quelle competenze necessarie per lavorare bene e con tranquillità

• Si faranno briefing su modalità di comunicazione (phone skill) in modo tale che ciascun lavoratore abbia a pieno gli strumenti per difendersi dalle telefonate di clienti troppo aggressivi e non le subisca

• L’azienda si impegna a ricorrere a fondi della Regione per corsi di formazione per accrescere la professionalità degli operatori (come il corso di inglese che si sta effettuando nella sede della Bufalotta).

• L’affiancamento in doppia cuffia diventa finalmente attivo e passivo (Tl affianca l’operatore e l’operatore affianca il Tl) in una ottica di scambio e condivisione con una scheda finale condivisa e non valutativa come è specificato nel testo. Finalmente non è più uno strumento lasciato al caso e talvolta nelle mani di chi lo vuole usare in maniera coercitiva MODALITA’ ABBIAMO SEMPRE COMBATTUTO E COMBATTEREMO SEMPRE.

• Ciascuno avrà la cognizione del proprio lavoro attraverso la conoscenza delle proprie recall (con la tutela inderogabile che tale dato non venga diffuso) e dei dati del csi per sottogruppi. Avere la conoscenza di quello che si fa consente di potersi anche difendere da eventuali valutazione negative dei propri superiori, di dire la propria senza subire.

• Il piano ferie estivo verrà definito e accordato entro il mese di aprile e quello invernale entro il mese di ottobre

• Aumenta la percentuale giornaliera di fruizione delle rol e delle ferie al 15% anziché al 10% (fino al mese di dicembre)

• Dice no, nella nostra azienda, all’ascolto da remoto, alle registrazioni, alle mistery call e a tutti quegli strumenti coercitivi vessatori e mobbizzanti così cari alle Aziende.


Con il tuo si farai in modo di salvaguardare la buona occupazione i tuoi diritti e il tuo salario.


Rsu slc cgil fistel cisl uilcom uil ugl

martedì 30 giugno 2009

Comunicato RSU ALMAVIVA CONTACT SLC-CGIL /FISTEL CISL/UILCOM UIL/ UGL (27.06.09)


PERCHE’ QUESTO E’ UN BUON ACCORDO

Le regole del mercato nel nostro settore si stanno muovendo sempre più verso una direzione sbagliata. I committenti (Tim, Vodafone etc.) non potendo più giocare sulle tariffe poiché il costo del lavoro non è più comprimibile, giocano e speculano sulla qualità.
Richiedono sempre più qualità poiché non possono piu’ abbassare le tariffe agli outsourcing (come Almaviva), minacciando di togliere il volume di traffico se tale livello di qualità non si raggiunge.
Le Aziende in outsourcing recuperano la tanto anelata qualità facendo ricadere sui lavoratori questo processo, applicando sistemi di controllo vessatori. Da qui il proliferare di accordi sulla qualità che prevedono registrazioni, ascolto da remoto, mistery call e tanto altro ancora senza alcun cenno alla formazione.

Noi abbiamo invece preteso che la qualità venga raggiunta solo ed esclusivamente con una formazione data e riconosciuta al lavoratore. Accogliendo le giuste richieste che sempre in assemblea abbiamo registrato da parte dei colleghi, abbiamo messo alle strette l’Azienda non cedendo ad un accordo che fosse penalizzante per i lavoratori, ma che desse loro gli strumenti per lavorare bene e serenamente, per produrre qualità attraverso un percorso formativo serio e condiviso e attraverso un investimento anche economico. Crediamo infatti che la formazione sia la base per ogni tipo di lavoro, sia per quanto riguarda la qualità erogata, sia per la giusta professionalizzazione dei lavoratori. Formazione vuol dire avere un monte ore da spendere in corsi di aggiornamento, di approfondimento (su comune di Roma sono iniziati corsi in lingua inglese), avere la giusta attenzione da parte dell’azienda e rivendicare un miglior clima lavorativo.
L’affiancamento attivo e passivo è una occasione di condivisione tra operatore e tl per il lavoro che si sta svolgendo e non è costruito in maniera tale da essere punitivo. Nell’ipotesi di accordo viene pianificato in maniera che nessuno possa utilizzare lo strumento della doppia cuffia per “punire” o mobbizzare un operatore, peraltro spesso si fa già ora la doppia cuffia senza controllo e senza che l’operatore possa dire la sua. Questo tipo di “confronto” non è pensato come una valutazione ma come uno scambio di procedure ottimali per la gestione della chiamata. Da ora non sarà più possibile che qualcuno si metta in doppia cuffia a suo piacimento. E sarà possibile per l’operatore poter dare la propria opinione sull’affiancamento eseguito.

Nell’ipotesi di accordo si sancisce che i dati di recall possono essere visualizzati solo ed esclusivamente da un quality specialist che firmerà una lettera per il trattamento dei dati personali per la quale non rivelare a nessuno tali dati (né Tl né Bm). Ciò farà si che la prassi attuale, cioè quella che consente a chiunque di vedere all’insaputa dell’operatore tali dati, non potrà essere più adottata. In ogni caso, l’ipotesi di accordo sancisce che i dati di recall non possono esser usati né al fine punitivo né per quanto riguarda schede di valutazione.

Si prevede un aumento della percentuale di ROL fruibili giornalmente, dal 10 al 15%. Ciò significa che il dipendente può richiedere un permesso a prescindere, sia dalla quantità maturata mensilmente che dalle condizioni operative. La proposta avanzata dai Cobas, e giustamente bocciata, prevedeva l’erogazione giornaliera del 50% di ROl, senza tenere però in considerazione che un lavoratore PT4 ore, matura 4 ore medie mensili, e che la percentuale del 50% dava la possibilità di utilizzare mensilmente solo 2 ore.

Questa ipotesi di accordo ha visto, forse per la prima volta, compatte e unite le Rsu (alcune delle quali sono applicate sul servizio Tim 119 e che saranno coinvolte in prima persona in questo processo a differenza di quanto afferma falsamente qualcuno) infatti 25 Rsu su 30 hanno contribuito a costruire nel miglior modo possibile tale ipotesi.
Probabilmente chi non ha contribuito vuole solo una visibilità attraverso facili proclami populisti e inconsistenti finalizzati ad ottenere facili consensi senza assumersi la responsabilità di alcuna scelta.

E’ più facile urlare insultare e lasciare ad altri l’onere di “ fare”.

Noi Rsu vogliamo salvaguardare

la buona occupazione, il salario, l’aumento delle ore, i livelli, il pagamento degli istituti contrattuali

Per noi l’obiettivo principale è quello di difendere i lavoratori e il nostro posto di lavoro nei diritti e nel salario.


RSU SLC-CGIL/FISTEL-CISL/UILCOM-UIL/UGL