giovedì 31 luglio 2008

Pio La Torre, buona politica contro la mafia

Il ministro della Giustizia Alfano ha annunciato che reintrodurrà il 41 bis per il boss mafioso Nino Madonia. Una buona e attesa notizia che attenua lo sconcerto di quanti avevano dovuto constatare con rammarico come la rinuncia al carcere duro avesse interessato proprio l’assassino di Pio La Torre. Un dirigente politico oggi quasi dimenticato al quale la democrazia repubblicana deve invece moltissimo.
Lo ricorda la recente biografia di due giornalisti, Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca, Pio La Torre. Una storia italiana. La vita del politico e dell’uomo che sfidò la mafia (Aliberti, pp. 176, euro 16,50), che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita: le origini umili in una famiglia di contadini analfabeti; la scelta dello studio come riscatto sociale; la militanza nel Pci e nel sindacato che lo portarono ad abbandonare la casa del padre, spaventato per il suo impegno contro la mafia in un’età in cui quel nome non si pronunciava neppure; l’occupazione delle terre incolte nel biennio 1949-1950, un’attività pagata con oltre un anno e mezzo di carcere.
Nel 1969 La Torre venne chiamato a Roma e nel 1972 fu eletto per la prima volta deputato. In Parlamento si impegnò nella commissione antimafia e nel 1976 firmò un’importante relazione di minoranza in cui per la prima volta si mettevano in luce i legami tra Cosa nostra e influenti uomini politici locali spesso legati alla Dc, come i cugini Nino e Ignazio Salvo, Salvo Lima, referente della corrente di Giulio Andreotti in Sicilia, Giovanni Gioia, protettore dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. A partire dal 1979 La Torre si dedicò alla definizione di una proposta di legge che stabiliva la confisca dei beni dei mafiosi, il controllo dei loro conti bancari e soprattutto introduceva il reato di associazione mafiosa, fino a quel momento incredibilmente assente dal codice penale italiano.
Nell’estate del 1981 giunse improvvisa la sua decisione di tornare a dirigere il Pci in Sicilia. Era la scelta consapevole di chi voleva combattere in prima linea la mafia in anni in cui la sua offensiva si era fatta particolarmente virulenta. Una sfida ritenuta intollerabile da Cosa Nostra che il 30 aprile 1982 lo uccise a Palermo insieme con il suo collaboratore Rosario Di Salvo. Lo stesso giorno Dalla Chiesa fu nominato prefetto della città e il 3 settembre 1982 anche lui cadde sotto i colpi della mafia. Dieci giorni dopo il progetto di Pio La Torre divenne finalmente legge e consentì nel 1986 di portare alla sbarra la cupola di Cosa Nostra. Anche per questo è utile in questi giorni ricordare Pio La Torre e la sua battaglia: fatta di politica, di buona politica.

Autore: Giuseppe Bascietto, Claudio Camarca
Titolo: Pio La Torre. Una storia italiana
Edizioni: Aliberti
Pagine: 176
Prezzo: 16,50 euro

Fonte: www.lastampa.it

Per approfondimenti visita il sito del Centro di studi e iniziative culturali "Pio La Torre": http://www.piolatorre.it

martedì 29 luglio 2008

Il governo cancella i livelli essenziali di assistenza sanitaria

Si comincia dai più deboli: dai malati cronici, dai disabili, dagli indigenti. La linea dei tagli del governo Berlusconi sceglie la sanità “sociale” come banco di prova del ridimensionamento complessivo del welfare. Si comincia a tagliare laddove le spese si ritengono un optional e il sospetto che ci si prepari a un sistema di sanità povera per i più poveri è venuto in testa a molti. Esemplare, sia dal punto di vista più tecnico rispetto alle scelte di policy sociale, sia dal punto di vista politico generale (vedi per esempio le risposte del ministro Sacconi), la scelta di cancellare il decreto varato dal governo Prodi sui cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Il decreto varato dopo mesi di lavoro dal governo di centrosinistra di Romano Prodi era stato il frutto di una battaglia anche all’interno dello stesso schieramento di centrosinistra. Durante tutto il periodo del governo si è tentato infatti di arrivare a una definizione generale dei “livelli essenziali delle prestazioni”. L’ex ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, in ogni convegno, ribadiva che arrivare a una definizione generale di tutte le prestazioni sociali sarebbe stata un’impresa quasi impossibile se non si fosse scelta la strada della gradualità. Il tutto e subito – come è noto – è solo uno slogan, soprattutto quando ci sono di mezzo ingenti finanziamenti per garantire il welfare. Per questo il governo Prodi, alla fine, aveva deciso di partire dai livelli essenziali più essenziali, ovvero quelli sanitari. Il decreto sui Lea era nato da quella esigenza e in pratica introduceva una maggiore garanzia di assistenza ai malati cronici, a cominciare dall'Alzheimer; forniva apparecchi ai non vendenti e alle persone incapaci di parlare; introduceva il riconoscemento sanitario di 109 malattie rare, mentre ampliava i servizi di protesi con l'introduzione di nuovi ausili informatici e rafforzava l'assistenza a domicilio ai malati terminali. Con il decreto Prodi era stato introdotta la gratuità per il vaccino contro il papilloma virus, causa del cancro all'utero.
Tutto questo è ora cancellato. La motivazione del governo è che non c'era la copertura finanziaria per quel decreto, problema che era stato posto anche dalla Corte dei Conti. «Il decreto del governo Prodi era un atto puramente elettorale», ha spiegato con una certa enfasi il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, che parla di promesse che non si possono mantenere. In realtà il decreto era già in vigore e con le promesse elettorali non aveva nulla a che vedere. Inoltre, come hanno detto tutti i sindacati e le associazioni del Terzo Settore, se esistevano delle difficoltà nell’assicurare la copertura finanziaria, sarebbe stato opportuno aprire un dialogo per arrivare a un compromesso. E invece il governo, com’è nel suo stile, non ha voluto ascoltare nessuno e ha tagliato. Il ministro Sacconi tenta comunque un recupero in extremis, dicendo che le prestazioni, «verranno reintrodotte, ci sta lavorando il sottosegretario Fazio». Ma a oggi tutte quelle prestazioni sono semplicemente cancellate con un colpo di spugna. Non c'erano gli 800 milioni necessari a finanziare gli interventi.
La Cgil protesta e chiede il ripristino del decreto, mentre per l'ex ministro della Salute, Livia Turco, «le risorse c'erano, e sono state stralciate dal governo». Anche i sindacati dei medici protestano. «Prendiamo atto che la legislazione ci è ostile – hanno dichiarato i dirigenti dell'Anaao (medici ospedalieri) - e che le scelte fatte avranno come conseguenza un servizio sanitario più povero con professionisti demotivati. Ma le ricadute ci saranno soprattutto sui cittadini». I medici ospedalieri sono già sul piede di guerra: a ottobre hanno annunciato uno sciopero di tre giorni.
«Questo è un atto di irresponsabilità grave, in particolare nei confronti delle donne e dei soggetti deboli», ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. I livelli essenziali di assistenza, aggiunge, «sono fondamentali per garantire l'unitarietà del sistema e dunque, con questo atto, si aggraveranno, di fatto, le disuguaglianze dei cittadini a seconda della regione di residenza.
«Abbiamo ascoltato con estrema attenzione e forte preoccupazione le parole del sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, secondo il quale il ritiro dei Lea è stato un atto dovuto». Lo hanno detto le portavoci del Forum del Terzo Settore, Maria Guidotti e Vilma Mazzocco, preoccupate che la «versione più leggera dei Lea che il governo intende presentare a settembre» possa rappresentare «un ulteriore passo verso un sistema di sanità pubblica sempre più privata». Già ora, aggiungono Guidotti e Mazzocco, «non riusciamo a identificare quali possano essere le voci che il sottosegretario ritiene così poco rilevanti da poter essere eliminate nella nuova stesura». Ad ogni modo, concludono le portavoci, «noi ci aspettiamo che i Lea vengano garantiti, che non ci sia un taglio dei diritti, che la riforma dei sistemi di welfare venga definita con le parti sociali e che non ci siano più provvedimenti a carattere emergenziale posti all'ultimo secondo in Finanziaria».
«Dal governo ancora brutte notizie sul piano delle politiche sociali, dalle conseguenze gravissime», ha detto Michele Mangano, presidente nazionale dell’Auser, secondo il quale la revoca dei Lea «rappresenta un’ulteriore mazzata alla sanità pubblica. Un bel regalo estivo agli italiani soprattutto a coloro che si trovano in condizioni di disagio e fragilità». E oltre al taglio dei Lea, il governo prepara tagli ai posti letto negli ospedali, la diminuzione degli organici, blocco del turn-over e nessun futuro per 12.000 precari che lavorano nelle strutture ospedaliere, tagli ai fondi destinati alla sanità, perché il Patto per la salute, sottoscritto con le Regioni, è stato ridimensionato.

Paolo Andruccioli
Fonte: www.rassegna.it

domenica 27 luglio 2008

Sentenza-amianto a porto Marghera

Martedì 22 luglio il giudice monocratico penale Barbara Lancieri, del Tribunale di Venezia, ha emesso una sentenza di condanna a carico di alti dirigenti della Fincantieri, responsabili della morte di 14 persone – undici operai e tre donne, mogli di tre di loro – che, senza alcuna difesa maneggiavano amianto (o asbesto, dal greco, che significa indistruttibile) un minerale la cui estrazione e utilizzo è messa al bando in Italia dal 1991, ma da almeno 50 anni sotto sorveglianza, per gli effetti cancerogeni irrimediabilmente mortali.
I dirigenti condannati – 21 anni di carcere complessivi per omicidio colposo – sono sette, tra i quali compare anche l'attuale presidente della Fincantieri Corrado Antonini.
Si tratta di una sentenza di grande importanza, per due motivi: rivela, in tre anni di dibattimento e trenta udienze, uno scenario raccapricciante dominato da malattie dal decorso straziante, e morte successiva dovute all'uso dell'amianto; uno scenario che dal territorio veneziano induce a spostare l'attenzione in altre zone del paese, dove l'amianto ha trovato impiego in molti settori e falcidiato vite umane.
L'altro motivo, che pone questa sentenza quale punto avanzato della giurisprudenza, è che gli imputati sono stati chiamati a rispondere e condannati per la morte di tre donne, vittime conseguenti dell'attività dei loro congiunti. Cioè, non sono state aggredite dalle fibre d'amianto in fabbrica, ma in casa, dove lavavano sciorinavano stiravano le tute da lavoro dei loro mariti.
Ci si poteva anche sedere mentre per una ventina di minuti è andata avanti la lettura della sentenza, ma tutti sono rimasti in piedi ad ascoltare in silenzio. Conclusa la lettura c'erano degli occhi lucidi, e un sentimento di sollievo. Non c'era chi non ricordasse che in questa stessa sala, in quest'aula bunker, sette anni fa, venne letta la sentenza Petrolchimico , che come un frantoio schiacciò un'aspettativa collettiva profonda di giustizia, assolvendo inaspettatamente tutti gli imputati. Certo non è acqua passata.
Gli imputati, l'hanno già detto, ricorreranno in appello, ma intanto dovranno sganciare, più o meno subito, provvisionali decise dal giudice per un totale di circa tre milioni di euro. Anche questo elemento, pur non essendo il rimedio alla vita perduta, incoraggerà i più restii a reclamare un loro diritto. La sentenza infatti ha tolto il cappello alla punta dell' iceberg .
Breda-Fincantieri ha alle proprie dirette dipendenze 1180 lavoratori, ma gestisce 2600/3000 lavoratori distribuiti in 500 aziende d'appalto; una massa difficile da controllare; prevalgono operai bangladesci, croati, rumeni e del nostro meridione. Le condizioni di lavoro sono critiche sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza.

di Enzo Manderino – Megachip
Fonte: http://www.megachip.info/index.php
Altri articoli sulla sentenza:
- Amianto, condannati i vertici della Fincantieri. (http://www.gazzettino.it)
- Breda, morirono per amianto. (L'Unità)

- Inail: Rapporto annuale sull'andamento infortunistico nel 2007

sabato 26 luglio 2008

Ecco le leggi precarizzanti

Una gragnuola di leggi costruite per rendere ancora più precario il lavoro. Sarà più facile imporre le dimissioni alle lavoratrici in gravidanza, si riducono le pause, si potrà licenziare in cambio di un indennizzo. E, chicca delle chicche, si potranno avere apprendisti anche solo per un mese. Sono solo alcuni dei «capolavori» messi in cantiere dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e dalla maggioranza di governo, che nel tourbillon di emendamenti alla manovra finanziaria in pochi giorni sta disfacendo diritti acquisiti in tanti anni. E poi alcuni li ritesse, come una tela di Penelope. E' di ieri infatti la notizia di una marcia indietro su due fronti, dopo le proteste di Pd e Cgil: l'obbligo di registrare il lavoratore il giorno precedente l'inizio d'attività, prima soppresso e oggi restaurato; il ridimensionamento del «voucher», o ticket a ore, limitato a studenti e pensionati e alle micro-imprese familiari. Ecco un piccolo vademecum delle contro-riforme sacconiane, contenute quasi tutte nel decreto 112 che compone la manovra. Le abbiamo ricostruite grazie alla guida di Claudio Treves, coordinatore del Dipartimento Politiche attive del lavoro Cgil nazionale.
I contratti a termine
Sui contratti a tempo determinato abbiamo due interventi diversi. Il primo, rappresenta un attacco simbolico all'articolo 18: si dispone infatti che nel caso in cui un'azienda abbia violato le causali per l'accensione di un contratto a termine, non scatti più l'assunzione a tempo indeterminato, ma l'imprenditore può chiudere la faccenda risarcendo il lavoratore con una somma che va da 2,5 a 6 mensilità di salario. Dall'altro lato, si interviene sul Protocollo welfare dello scorso anno in merito ai 36 mesi e all'obbligo di assunzione dopo un'unica proroga: la riforma prevede che possano derogare non solo i contratti nazionali, ma anche quelli territoriali o aziendali, senza però definire una scala gerarchica tra di essi. «Così si scardina - commenta Treves - un punto centrale del testo Cgil, Cisl e Uil sui contratti, dove si dice che gli ambiti del secondo livello devono essere stabiliti nel contratto nazionale».
Orari, pause e lavoro notturno
Oggi il riposo settimanale deve essere minimo di 35 ore consecutive; il governo introduce una norma che prevede il calcolo delle 35 ore su uno spazio più ampio, ovvero 14 giorni. «Si potrebbe configurare la lesione di un principio costituzionale - spiega il rappresentante Cgil - dato che la Carta parla di "diritto al riposo settimanale"». Dall'altro lato, si stabilisce per legge che le norme su riposi, pause, lavoro notturno e introduzione al lavoro notturno possano essere «derogabili a livello di contratto nazionale o, in assenza di specifiche disposizioni, anche a livello territoriale e aziendale». E dire che oggi, la gestione del lavoro notturno, con i presidi sanitari necessari, le esenzioni e altre possibili tutele, viene trattata con Rsu e Rsa: in futuro potranno essere scavalcate.
Le dimissioni volontarie
Viene abrogata la legge 188 del 2007, quella che rendeva valide le dimissioni solo se fatte su un modulo del ministero del Lavoro, con impresso un codice alfanumerico a progressione cronologica. Si poteva evitare così che il datore di lavoro imponesse la firma delle dimissioni in bianco, per utilizzarle poi a suo comodo quando una lavoratrice è in gravidanza, o quando il dipendente si infortuna o ammala per lunghi periodi. La tutela viene cancellata senza introdurre altri mezzi di contrasto. Sacconi ha spiegato che si semplificano così pratiche burocratiche farraginose.
Il job on call (lavoro a chiamata)
Vengono «resuscitate» le norme cancellate dal governo Prodi, relative al lavoro a chiamata. Già contenuto nella legge 30, il job on call non era mai realmente decollato. Il lavoratore può essere assunto offrendo la propria reperibilità ed essere chiamato alla bisogna: quando non lavora avrà un'indennità pari al 30% del salario. Se non offre la reperibilità, è pagato solo quando lavora.
La registrazione il giorno prima
Un emendamento aveva cambiato la legge introdotta l'anno scorso, che prevedeva l'obbligo per il datore di lavoro di registrare il lavoratore il giorno prima dell'inizio dell'attività, norma utile a contrastare il sommerso e l'abitudine di registrare i lavoratori solo quando si infortunano (o, peggio, muoiono): la modifica introdotta imponeva la registrazione entro 5 giorni dopo l'inizio dell'attività. Ma ieri il ministro ha fatto marcia indietro, e ha ripristinato la regola del giorno prima. La Cgil e l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano notano che «la mobilitazione paga», ma che «comunque bisogna vigilare».
Il voucher o «ticket lavoro»
Il voucher è un buono che può essere emesso da Inps, agenzie interinali e dagli enti bilaterali aziende-sindacati. Serve a retribuire con una «paga globale»: dovrebbe essere di circa 10 euro, comprendenti oltre al netto tutti i contributi. Il governo lo voleva dedicare ai lavoratori stagionali dell'agricoltura, delle imprese familiari di turismo, commercio e servizi, e ai giovani under 25 che svolgessero lavori durante le vacanze. Il rischio è che inglobando tutto, il voucher cancella il contratto nazionale, ferie, malattia, sussidi di disoccupazione, etc. Un emendamento (ancora non chiaro nella sua formulazione) ha ristretto la platea: il voucher sarebbe così limitato a studenti e pensionati e alle micro-aziende. I sindacati Flai, Fai e Uila si dicono «parzialmente soddisfatti», ma evidenziano che «anche così c'è il rischio di lavoro nero ed elusione contributiva». Ancora, la Cgil, con Treves, si dice «contraria all'emissione dei voucher da parte degli enti bilaterali». A questo punto si prefigurano persino enti bilaterali separati, se Cisl e Uil saranno d'accordo nell'emetterli.
Appalti e indici di congruità
Si abrogano le disposizioni attuative sulla responsabilità in solido delle amministrazioni pubbliche rispetto alle aziende di appalto: sarà più difficile per il lavoratore individuare con chi rivalersi in caso di fallimento o «sparizione» della piccola impresa d'appalto. Abrogati anche gli «indici di congruità», quelle tabelle che stabilivano il numero di lavoratori minimo per una produzione o un servizio erogato, segnalando così possibili casi di sommerso.
L'apprendistato rapido
Il Protocollo Welfare aveva disposto una delega al governo per riformare l'apprendistato, «in intesa con Regioni e parti sociali». Il governo sta violando la delega, perché ha disposto la riforma da solo. Intanto non si prevede più un periodo minimo: potremo avere anche apprendisti per un solo mese. Poi si individua l'impresa come «luogo formativo per eccellenza», sottraendo la formazione alle Regioni. La stessa certificazione, non sarà più emessa dalle Regioni, ma dagli enti bilaterali.
Libro Unico e ispezioni
Viene istituito un unico libro che contiene tutti i dati relativi al lavoratore, come le ore di straordinario. Sarà molto più difficile per il lavoratore accedere a quanto lo riguarda: la busta paga potrà essere sostituita da una «copia della scritturazione sul Libro Unico», senza le voci dettagliate per calcolare subito eventuali ammanchi. Il Libro può essere aggiornato entro il sedicesimo giorno del mese successivo, e tenuto presso lo studio del proprio commercialista. Anche un ispettore del lavoro, così, potrà fare più fatica a reperirlo e non lo avrà immediatamente. Si prevede poi che potrà evitare le sanzioni sul lavoro nero un'impresa che, all'atto della visita ispettiva, non mostri la volontà di occultare chi è irregolare. Insomma, una «sanatoria preventiva».

Antonio Sciotto
Fonte: Il Manifesto 19.07.08

martedì 22 luglio 2008

Passaggi a 6 ore

In data 21/07/2008 è stata confermata l’applicazione dell’accordo siglato tra le OO.SS. Slc Cgil/Fistel Cisl/Uilcom Uil nella parte che prevede l’estensione oraria (da 4/5h a 6h giornaliere). Dalla data del 28/07/2008 l’Azienda inizierà la convocazione dei lavoratori che hanno diritto, in questa tranche, al passaggio a 6 ore. Gli aventi diritto in questa prima fase (dal mese di settembre) sono complessivamente 147 unità.
La graduatoria è stata effettuata solo in base all’anzianità lavorativa, tenendo conto di tutti i rapporti di lavoro tenuti con l’Azienda. La graduatoria comprende tutti i lavoratori Atesia/Almaviva C. con anzianità dal giugno 1989 a settembre 1999.
Insieme ai passaggi di livello inquadramentale, ad oggi più di 200, l’implementazione dell’orario di lavoro segna un avanzamento concreto verso una normalizzazione di questa Azienda.
Invitiamo tutti i lavoratori a contattare le rsu qualora dovessero reputare di essere stati ingiustamente esclusi in base all’anzianità contrattuale. Sarà nostro impegno verificare tali segnalazioni con l’ufficio del personale e restituire concrete risposte.
Roma 22/07/2008
Rsu Atesia/Almaviva C.

Comunicato 21.07.08

In data 21/07/2008 si è svolta una riunione tra RSU ed Azienda dove ci sono state fornite alcune risposte circa gli argomenti trattati nella riunione ultima scorsa.
E’ stato comunicato in via ufficiale che per tutto il personale pt 4/5/6h che ha effettuato straordinario maturando il diritto alla pausa pranzo (effettuando almeno 6,50h di lavoro effettivo), si procederà ad un recupero delle pause pranzo non conteggiate come straordinario e le stesse verranno riaccreditate nelle prossime mensilità. Per tutto il personale che effettua straordinario dal mese di luglio 2008 in poi con queste modalità, la pausa pranzo sarà invece correttamente conteggiata nella busta paga corrispondente.
Inoltre, in seguito all’armonizzazione del personale (operatori) Atesia 8,50h avvenuta ad aprile 2008, l’azienda procederà ad armonizzare anche il personale di staff con decorrenza 01/10/2008 eliminando la mezz’ora di pausa pranzo fuori dall’orario di lavoro e riportando lo stesso ad 8h effettive.
Sempre con decorrenza 01/10/2008 verranno erogati i passaggi di livello da 4° a 5° per tutto il personale di staff.
Consideriamo queste risposte sicuramente positive e in linea con l’obiettivo comune di “normalizzare” una realtà lavorativa fino ad oggi ingestibile e disomogenea.
Consapevoli che la strada è ancora lunga, continueremo a chiedere con forza che tutto ciò che ci spetta ci venga riconosciuto.
Roma 22/07/2008
RSU ATESIA/ALMAVIVA C.
Slc Cgil/Fistel Cisl/Uilcom Uil

Comunicato Tim out

In data 18/07/2008 ci è stato comunicato dall’azienda che il servizio Tim out subirà una drastica riduzione dei volumi di traffico con un esubero rispetto all’attuale staffaggio di circa 40 fte.
A fronte di questo la dirigenza aziendale ha individuato tra le possibilità di ricollocazione solo i bacini di Tim 119 inbound e Comune di Roma (nella sede di via Casal Boccone).
Per la ricerca di personale che prenderà servizio sul Comune di Roma si procederà ad utilizzare i seguenti criteri:
- conoscenza della lingua inglese
- diploma di scuola superiore
- richiesta volontaria di trasferimento/vicinanza alla sede
Coscienti che sul servizio Tim out sono confluite nel corso dei mesi precedenti diverse realtà lavorative abbiamo fatto presente all’azienda tutte le difficoltà che tali spostamenti creeranno e li abbiamo invitati a trovare delle soluzioni condivise tali da ridurre l’impatto sui lavoratori.
Ribadiamo comunque che la volontarietà è per noi elemento imprescindibile e auspichiamo che non vi saranno spostamenti coatti che inevitabilmente produrranno un clima di tensione che certo non giova ad una commessa che nasce ora.
Roma 22/07/2008
Rsu Slc Cgil/Fistel Cisl/Uilcom Uil

venerdì 18 luglio 2008

Dichiarazione di Morena Piccinini Segretaria Confederale CGIL

I provvedimenti varati dal governo avranno un impatto assai negativo sui servizi socio-sanitari.
Non è solo il sindacato a denunciarlo. Proprio in queste ore tutti i presidenti delle Regioni affermano che la manovra finanziaria decisa dal governo rischia di mettere in ginocchio il Servizio Sanitario Nazionale. C’è innanzitutto la questione del ticket di € 10 sulle visite e gli esami specialistici. Il Ministro Tremonti vuole scaricare sulle Regioni e sui cittadini l’onere di recuperare le risorse necessarie a cancellare quel ticket. Da parte nostra ribadiamo ciò che da sempre sosteniamo: il ticket è iniquo e va cancellato. La copertura finanziaria per cancellarlo era già un impegno a carico dello Stato in coerenza con il “Patto per la salute”. Per il governo, poi, l’accesso al finanziamento integrativo per gli anni 2010 e 2011 per quelle Regioni che dovessero sforare i tetti di bilancio è condizionato ai tagli delle spese per il personale e al pagamento di eventuali ticket da parte dei cittadini, anche quelli attualmente esenti! A pagare, insomma, devono essere i lavoratori, i cittadini e le Regioni.
La manovra finanziaria, inoltre, prevede per gli anni 2010 e 2011 tagli alla sanità che possono arrivare fino a 9 miliardi di euro. È evidente che con tali scelte, se dovessero essere confermate, renderebbero impossibile per tutte le Regioni, anche quelle storicamente più virtuose, programmare una efficace rete di servizi socio-sanitari di qualità. Il governo sceglie così la strada del conflitto istituzionale con le Regioni e gli enti locali e colpisce attraverso i tagli uno dei servizi essenziali per i cittadini.
Non faremo mancare il nostro impegno e la nostra iniziativa per contrastare queste scelte.
Roma, 16 Luglio 2008
Morena Piccinini

giovedì 17 luglio 2008

Verso la prima manifestazione nazionale dei lavoratori dei call center

Il settore dei call center ha conosciuto in questi anni una profonda evoluzione, con migliaia di lavoratori stabilizzati e con un impegno congiunto dei Sindacati e delle Istituzioni (Ministero del Lavoro, Servizi Ispettivi, Inps, Inail) per contrastare il ricorso al lavoro precario e irregolare.
Questo impegno ha portato anche i principali committenti – soprattutto sull’inbound – ad assegnare nuove commesse tenendo conto del nuovo costo del lavoro e del tentativo di scommettere sulla qualità dei servizi.
Purtroppo molto rimane ancora da fare!
Vi sono decine di call center che – ricorrendo al lavoro a progetto, nonostante anche le circolari del Ministero del Lavoro – continuano ad alimentare fenomeni di dumping, generando lavoro precario e mal pagato.
Tutto ciò avviene a danno delle imprese che hanno stabilizzato e che più vogliono investire sulla qualità.
Tutto ciò avviene a danno degli oltre 24 mila lavoratori stabilizzati e di tutti i lavoratori delle aziende di TLC.
Occorre rafforzare ulteriormente l’azione ispettiva, in particolare verso quelle imprese che lavorano sull’outbound, per verificare il rispetto della circolare n. 8/08 del Ministero del Lavoro.
Occorre che i committenti sottoscrivano una vera e propria “Carta della Responsabilità”, impegnandosi a non praticare gare al massimo ribasso ed in ogni caso ad assegnare attività solo a chi ha lavoratori subordinati e rispetta le norme del CCNL e della 626/94 (legge sulla salute e sicurezza.
Occorre attivare nuovamente il Tavolo nazionale sui Call Center presso il Ministero del Lavoro, anche per sapere che fine hanno fatto gli oltre 8 mila verbali frutto dell’attività ispettiva fino intrapresa (verbali che registravano altrettanti contratti a progetto illegittimi e quindi da trasformare in contratti subordinati).
Occorre introdurre nel settore delle TLC clausole sociali innovative a garanzia dei lavoratori nei casi di cambi di appalto.
Per la difesa dell’occupazione dei lavoratori a tempo indeterminato. Per stabilizzare gli oltre 30 mila lavoratori con contratto a progetto (la maggioranza dei quali andrebbero trasformati in contratti subordinati). Per una crescita del settore basata sulla qualità e nuovi servizi e non sulla sola competizione su salari e diritti. Per una più efficace lotta al lavoro irregolare e per una maggiore responsabilità dei committenti.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL invitano tutti i lavoratori dei call center alla massima mobilitazione, con assemblee e attivi unitari in tutte le aziende e – dove possibile – anche con iniziative pubbliche coinvolgendo istituzioni locali e le Confederazioni, in preparazione di una grande manifestazione nazionale da tenersi il 19 settembre prossimo a Roma.

Roma 7 luglio 2008
LE SEGRETERIE NAZIONALI DI SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

mercoledì 16 luglio 2008

Comunicato 15.07.08

In data 15/07/2008 si è svolto un incontro tra Azienda ed RSU Atesia/Almaviva Contact nella quale si sono affrontati diversi argomenti:
- estensione a pt6h come da accordo sottoscritto in data 21/05/2008
- armonizzazione pausa pranzo (0,5h incluso nell’orario di lavoro) per gli operatori in straordinario (orario complessivo 8h) e per il personale di staff con contratto Atesia (attualmente 8,5h)
- visibilità a tutti i dipendenti delle percentuali giornaliere di fruizione ferie e rol così come previsto dall’accordo del 21/05/2008
- visibilità ed equità della redistribuzione delle ore di straordinario a tutto il personale che ne fa richiesta
- livelli inquadramentali per il personale dello Staff.
- utilizzo doppia cuffia.
Sono state inoltre avanzate alcune criticità relative alla gestione del personale.
Un incontro che darà risposte definitive e risolutive su tali argomenti si svolgerà la prossima settimana.
Si comunica invece, in via ufficiale, che l’azienda provvederà ad effettuare il passaggio al V livello inquadramentale a tutto il personale ats/tl, attualmente ancora al IV°, dal 01/10/2008.
Rsu Atesia
Slc Cgil-Fistel Cisl-Uilcom Uil
Cobas
Rsu Almaviva C.

lunedì 14 luglio 2008

Prova antincendio 11.07.08

In merito alla prova antincendio del 11/07/2008 si sono evidenziate moltissime criticita’ ed impreparazioni ad un evento in “teoria” pianificato:
• LA SIRENA ANTI INCENDIO NON HA FUNZIONATO
• LE PORTE ANTI INCENDIO IN ALCUNI LOCALI NON SI SONO CHIUSE (es. stabile Roma tre)
• I LAMPEGGIANTI NON SI SONO ATTIVATI
• NON TUTTI I SETTORI ERANO A CONOSCENZA DELL’EVENTO
• LE SCALE DI EMERGENZA SONO OSTRUITE ALCUNE ADDIRITTURA DA TRAVI DI FERRO.

Riteniamo, inoltre, che l’orario previsto per tale simulazione (8 di mattina), non dia la giusta percezione di ciò che potrebbe accadere in orari dove il personale è presente in modo massiccio in azienda.
Chiediamo che tale prova venga ripetuta in tempi brevissimi e che sia effettivamente funzionale alla salvaguardia di tutti i lavoratori in caso di evento reale.
Abbiamo così appreso in data 11/07/2008 di non essere assolutamente preparati in caso di incendio, e vi sollecitiamo a prendere tutti quei provvedimenti per consentire quantomeno le misure minime di sicurezza in un luogo di lavoro che arriva a ospitare più di 2000 persone.
Roma, 14/07/2008
RLS ALMAVIVA C./ATESIA
SLC-CGIL

domenica 13 luglio 2008

La rivolta degli scrittori per ragazzi

E' un'esperienza comune a tutti i genitori: essere messi in contraddizione dalla logica ferrea e spietata dei bambini. Fare un predicozzo sulla necessità di non mangiare troppi snack perché "fanno male" e sentirsi domandare: "E' allora tu perché fumi?". Poi ci sono le contraddizioni, diciamo, "di categoria", cioè dell'intero mondo degli adulti - "Perché non devo dire parolacce quando le dicono i grandi in tv?" - che sono, in fondo, il primo affacciarsi del bambino alla politica.
Gli scrittori per l'infanzia - in realtà scrittori tout court che avvertono più degli altri la responsabilità dell'essere scrittori - conoscono bene il problema. Lo incontrano spesso. Ma non avevano immaginato di potersi un giorno imbattere in quello, gigantesco, posto dalla decisione di prendere le impronte digitali ai bambini rom. Cioè trattare dei bambini in modo diverso dagli altri. L'esatto contrario di quanto nei loro libri, nei loro racconti e nelle loro filastrocche tentano di trasmettere: l'idea dell'uguaglianza e della solidarietà.
Così hanno cominciato a scambiarsi mail, a discutere, e una di loro - Vanna Cercenà - ha scritto una lettera-appello che ha subito raccolto ventuno firme. E tutto fa pensare che molte altre se ne aggiungeranno nei prossimi giorni.
Chi volesse saperne di più può andare a vedere nei siti Internet di Moony Witcher (www. sestaluna. eu), di Alberto Melis (www. albertomelis. it) o di Bruno Tognolini (www. tognolini. com). Ma la frase centrale dell'appello già chiarisce qual è il problema. Gli scrittori per l'infanzia affermano che una misura come quella delle impronte digitali rende molto più complicato un aspetto essenziale della loro missione: "Proporre ai nostri piccoli lettori testi che parlano di solidarietà, di incontro tra i popoli, o narrano violenze e prevaricazioni subite dai loro coetanei come se fossero accadute nel passato e non potessero ripetersi mai più".
Andando a leggere nei vari blog si possono trovare le motivazioni personali di alcuni dei firmatari. Per esempio quella, molto ambiziosa, del poeta e narratore Pietro Formentini il quale auspica che l'iniziativa di solidarietà verso i bambini rom serve anche a promuovere "una più matura scolarizzazione degli uomini politici italiani". O quella, indignata, di Emanuela Bussolati: "Queste schedature le abbiamo già viste e non avremmo mai più voluto rivederle. Se si va sul sito di Auschwitz si può leggere che prezzi abbiano già pagato rom e sinti".
I firmatari sono, oltre a quelli citati, Emanuela Nava, Dino Ticli, Janna Carioli, Angelo Petrosino, Francesco D'Adamo, Luisa Mattia, Arianna Papini, Guido Sgardoli, Roberto Denti, Giusi Quarenghi, Angela Nanetti, Stefano Bordiglioni, Aquilino, Roberto Piumini, Maria Rosa Vismara. Gli esperti del genere riconosceranno in questa prima lista una parte considerevole dei narratori italiani per i ragazzi. Uno di loro, Bruno Tognolini, ha deciso di aggiungere alla sua firma un intervento realizzato con le tecniche del mestiere. Una filastrocca. Ci ha autorizzato a proporla ai lettori de "gli altri noi". Lo facciamo volentieri, anche perché dimostra come sia possibile conciliare l'indignazione e il sorriso.

Il Ministro dell'Ordine
Ed i piccoli zingari
Con le impronte degli indici
Giocano a pari o dispari
Prima del gioco dicono
Ciascuno cosa mette
"Io metto le manine"
"Io metto le manette".
(glialtrinoi@repubblica.it)
Fonte: http://www.repubblica.it

giovedì 10 luglio 2008

Intervista a Yunus, il banchiere dei poveri

«Il Welfare fa sopravvivere, noi diamo un futuro»
di Francesco Olivo

ROMA (9 luglio) - Quando concesse un prestito di 27 dollari alle donne di un villaggio del Bangladesh, il professor Yunus capì che quello era un modello economico per far uscire milioni di persone dalla povertà. Lo presero per matto. Poi, dopo molti anni, ha vinto il premio Nobel per la pace e il microcredito è diventato una realtà in ogni angolo del mondo. La sua Grameen Bank fornisce piccoli prestiti che risvegliano lo spirito imprenditoriale anche nei mendicanti. Muhammad Yunus, bengalese di origine, 68 anni, economista e banchiere, è a Roma per presentare il suo libro Un mondo senza povertà (Feltrinelli, 237 pagine, 15 euro) e per ricevere la laurea honoris causa della facoltà di Scienze politiche della Sapienza.
Professore, in genere quelli che hanno teorizzato un’umanità liberata dalla povertà hanno sbagliato ricetta e previsioni...
«Io non sostengo soluzioni ideologiche. Siamo abituati a pensare che, quando un individuo crea qualcosa, ne debba poi beneficiare economicamente. C’è un’altra via, però: quello che produco può essere messo a disposizione per la realizzazione di obiettivi sociali e non di profitti. Il microcredito è un sistema concreto basato sulla fiducia delle persone. La Grameen non ha neanche un avvocato, né un esattore».
Cosa distingue la Grameen dalle banche tradizionali?
«Gli istituti tradizionali prestano soldi a chi già ne ha. Il microcredito ribalta questa pratica: diamo prestiti ai poveri».
Ma cosa vi garantisce che i soldi vengano restituiti?
«L’unica garanzia è la fiducia. Chi ha avuto un prestito sa che, se restituisce i soldi in tempo, potrà accedere ad altro credito. E’ un sistema virtuoso che funziona praticamente sempre».
Ci sono Paesi che stanno uscendo dalla povertà grazie a queste esperienze?
«In Bangladesh l’80% dei poveri è entrato nei programmi del microcredito, ogni villaggio è stato raggiunto. La sfida è arrivare al 100%: in questo modo non solo si migliora l’esistenza delle persone, ma si stimola l’economia del Paese».
Il microcredito si può affiancare allo Stato nei Paesi in cui esiste il Welfare?
«Lo Stato sociale garantisce la sopravvivenza, il microcredito fa uscire le persone dalla povertà. Il Welfare ti aiuta, ma ti tiene fermo dove sei. Lo Stato deve garantire l’assistenza, ma poi deve proporre un’alternativa, dicendo al cittadino: vuoi in regalo 200 euro o ne vuoi 2 mila in prestito per crearti un futuro? All’inizio saranno pochi quelli che rischieranno, ma il loro successo sarà un buon esempio. Lo Stato non deve operare come una banca, ma deve promuovere il business sociale».
Perché i prestiti della Grameen vanno quasi esclusivamente alle donne?
«Perché le donne gestiscono meglio i soldi. I figli e tutta la famiglia ne beneficiano. Se un uomo viene a chiedere un prestito, noi gli diciamo “fai venire tua moglie e vedrai che la pratica si risolve prima”. Funziona così».
Proponendo questo modello di credito alternativo, ha trovato nemici?
«I primi nemici sono stati gli integralisti religiosi ostili al fatto che concedessimo il credito alle donne. I politici, invece, ci dicevano che queste erano questioni loro e non degli economisti. La destra era contraria perché ci rivolgevamo ai poveri, la sinistra perché siamo capitalisti e non rivoluzionari».
E i banchieri? Parlate linguaggi molto diversi...
«Mi ascoltano con attenzione, in qualche modo mi apprezzano. Poi, però, si ritengono incapaci di applicare il modello che propongo».
Si può ipotizzare una data entro la quale la povertà verrà sconfitta?
«Non è facile, ma è utile. Se fissiamo una scadenza, per esempio il 2030, allora ci possiamo impegnare concretamente per rispettarla. Se restiamo vaghi, allora il problema non si risolverà mai».
La povertà è in crescita o diminuisce?
«In generale è in diminuzione. In particolare in Cina, India, Vietnam, Bangladesh e Indonesia, ci sono grandi progressi. Il problema è l’Africa, anche lì il microcredito può fare molto ma è presente solo in piccole realtà».
Rispetto a quando ha cominciato, la situazione è migliore o peggiore?
«Non vedo più la rassegnazione che esisteva un tempo. C’è più speranza che la propria condizione possa migliorare. La sfida maggiore era cambiare la mentalità e questo è uno scopo raggiunto».
Il G8 in corso in Giappone ha in agenda il problema della fame, ne uscirà qualcosa di positivo?
«I leader devono dimostrare di non essere solo dei politici locali. Per loro è un’opportunità. Per quelli che cominciano è una prova importante, per quelli che stanno per lasciare è l’ultima occasione per fare qualcosa di utile».

Muhammad Yunus a Roma

Oggi la citta di Roma ha accolto, con l'accoglienza che le è congeniale, Muhammad Yunus,il banchiere bengalese,inventore del microcredito e il Rettore dell'Università "La Sapienza" gli ha conferito, in mattinata, la laurea honoris causa in SCIENZE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO.
E' una bella notizia se si tiene presente che l'economista è già stato insignito nel 2006 del Premio Nobel per la Pace.
Molti gli studenti presenti presso la Facoltà di Scienze Politiche, i membri del Corpo accademico e tanti i visitatori incuriositi dall'evento.
La stessa facoltà di Scienze Politiche de "La Sapienza" aveva assegnato la laurea honoris causa in passato a LUIGI EINAUDI nel 1958,a LUIGI STURZO nel 1959 e a PAUL GUGGHENHEIM nel1966.
La povertà nel mondo può sparire,si andrà nei musei per vedere cos'era. E' quanto sostiene Yunus,denominato anche "banchiere dei poveri".Una persona che appoggia fino in fondo tutte le ragioni del capitalismo, del guadagno e del mercato.Tuttavia capace di proporre strade diverse come quelle del business sociale.
Il problema è che in tutto il mondo le banche prestano soldi solo ai ricchi-egli precisa.Io invece sono partito dal prestare cifre minime ai poveri per consentire loro di riscattarsi dai debiti e iniziare una piccolissima attività.Le più affidabili per portare avanti questo progetto si sono, via via, rivelate le donne.E così la GRAMEEN BANK ha per clienti al 97 pre cento donne.Quando i mariti poveri hanno pochi soldi e li passano alle mogli, quest'ultime sono costrette a gestire, senza ottenere risultati, un bilancio con scarse risorse. Non appena però la donna riceve in prestito una piccola somma, subito pensa ai suoi figli e al loro futuro. Ossia,quando qualcuno ha in mano del denaro, cambia modo di pensare, di stare al mondo.
Da quel primo esperimento di microcredito oggi la la GRAMEEN BANK ha sedi in tutto il mondo.Compresa New-York.E i prestiti vengono sempre restituiti, dalle donne, fino all'ultimo centesimo. Cosa che non avveniva con gli uomini nella fase sperimentale iniziale.
Solo l'EUROPA non ha ancora una sede della GRAMEEN BANK. Ma non tarderà probabilmente ad arrivare dopo questo primo giro esplorativo di MUHAMMAD YUNUS.
Secondo YUNUS l'essere umano ha una forza enorme che va incoraggiata. Sono le teorie economiche,a suo avviso, che mancano di creatività. I grossi problemi - sottolinea - sono in Africa principalmente. Ma la strada è aperta: anche lì qualcosa si può fare.
L'ottimismo di quest'uomo, il suo carisma, sono contagiosi. Vogliamo credergli.
A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

Fonte: http://marianna06.blog.lastampa.it/il_mio_weblog/2008/07/muhammad-yunus.html

domenica 6 luglio 2008

Rom: Cgil aderisce a campagna contro schedatura

La Cgil ha aderito all'iniziativa promossa dall'Arci, che prevede la raccolta volontaria di impronte digitali di personalita' pubbliche e comuni cittadini, per protestare contro la proposta del ministro degli Interni Maroni di creare una banca dati con le impronte digitali dei rom, minori compresi. Le impronte saranno raccolte lunedì 7 luglio a Roma, in piazza Esquilino, dalle 17.30 alle 20 e poi inviate al ministro degli Interni con il seguente messaggio: 'Prendetevi le nostre impronte, non toccate i bambini e le bambine rom e sinti'. La Cgil partecipera' per protestare contro 'una misura in contrasto anche con le direttive europee che vietano criteri selettivi basati sulla razza o sull'etnia', con una delegazione guidata dalla segretaria confederale Morena Piccinini, dal responsabile del dipartimento immigrazione Pietro Soldini, dal responsabile del dipartimento formazione e ricerca Fabrizio Dacrema, e dal presidente del coordinamento genitori democratici Angela Nava.

Zitto zitto il governo rottama i diritti

Nel caldo afoso di luglio e, soprattutto, nel silenzio quasi assoluto del sistema informativo italiano, il Parlamento sta per convertire in legge il decreto 112/2008, quello che insieme al disegno di legge collegato compone la cosiddetta “manovra d'estate”. A detta del Governo, il decreto che porta il nome del ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico, semplificare e razionalizzare l'organizzazione amministrativa e restituire potere d'acquisto alle famiglie, ma secondo i sindacati alcune delle norme che le Camere stanno per approvare intaccheranno pesantemente i diritti e le tutele dei lavoratori italiani.
In effetti, il decreto interviene pesantemente nella contrattazione, riduce i salari, aumenta l’orario di lavoro e definisce azioni discriminatorie rispetto a diritti che appartengono a tutto il mondo del lavoro. Secondo il coordinatore del Dipartimento Settori pubblici della Cgil Michele Gentile, “la riforma della pubblica amministrazione è un insieme di misure inaccettabili che riducono la funzione dell’intervento pubblico, fino a bloccarlo, e di pesanti interventi sugli aspetti economici, normativi e contrattuali del lavoro pubblico”. (...)
La cosiddetta riforma del Welfare, però, intaccherebbe anche le norme sul diritto di malattia, sul diritto alla cura e sul Part–time, nell’ottica di una privatizzazione dei servizi pubblici. Il decreto, infatti, definisce per legge materie oggi riservate alla contrattazione: “Tra queste - osserva ancora Gentile - il nuovo regime economico e normativo della malattia. Le norme dei contratti penalizzavano la malattia breve, ma non quella lunga (superiore ai 15 giorni). Il decreto invece fa di ogni erba un fascio. Ma non basta: costruisce un cervellotico, inapplicabile e vessatorio sistema di certificazione, sul quale lo stesso ministero della Funzione pubblica non è in grado di fornire chiarimenti applicativi alle amministrazioni che chiedono o alle regioni o alle Asl”.
Preoccupazione, inoltre, giunge anche dalla Flai Cgil. Il dl, infatti, estende a tutte le attività agricole di carattere stagionale la configurazione del lavoro cosiddetto occasionale di tipo accessorio e intende liquidare tutte le prestazioni lavorative attraverso l’emissione del voucher, con la conseguente eliminazione per i lavoratori agricoli di tutte le tutele sindacali, salariali e dei diritti previdenziali ed assistenziali. “Tenuto conto che le attività stagionali rappresentano il 90 per cento del lavoro agricolo – ha dichiarato la Segretaria generale Stefania Crogi – il dl approvato dal governo rappresenta un gravissimo e durissimo attacco al potere d’acquisto dei salari degli operai agricoli e alla contrattazione sindacale”.
Proteste, infine, sono giunte anche da Gianni Rinaldini, secondo il quale “nel silenzio più assoluto il governo sta deregolando tutti gli aspetti che riguardano il lavoro, facendoci pian piano tornare indietro”. Secondo il segretario della Fiom Cgil, “non c’è alcuna corrispondenza tra quello che viene dichiarato e gli innumerevoli interventi che peggiorano la situazione sia per quanto riguarda il precariato sia sulla sicurezza”. Il sindacalista cita tra le misure “passate quasi in silenzio”: la reintroduzione 'della possibilità di chiedere al lavoratore le dimissioni in bianco, il ritorno indietro sulla responsabilità del committente, la possibilità di una seconda ispezione se manca il libro paga, il non obbligo di comunicazione per le aziende non sindacalizzate che superano le 48 ore di lavoro settimanali”. Conclude Rinaldini: “Sono interventi che peggiorano la situazione sul fronte del lavoro nero, del sommerso, della sicurezza, contraddicendo le dichiarazioni che vengono di continuo fatte da esponenti del governo”.

Fonte: http://www.rassegna.it/2008/lavoro/articoli/sacconi.htm

Dimissioni volontarie: cancellata la procedura telematica

Con un decreto legge il governo ha abrogato la legge n. 188/2007 che dal 5 marzo 2008 ha introdotto la procedura telematica per rassegnare le dimissioni volontarie attraverso un sistema che faceva capo al Ministero del Lavoro.
La lettera di dimissioni volontarie doveva, secondo la legge abrogata, essere presentata dal lavoratore o dalla lavoratrice su un modulo informatico, con validità temporale limitata di 15 giorni dalla data di emissione. Il modulo era reperibile presso le sedi del Ministero del lavoro, gli uffici comunali, i centri per l’impiego, nonchè presso le organizzazioni sindacali ed i Patronati.
Vale la pena ricordare che questa norma era stata introdotta in base ad una precisa richiesta sindacale alfine di evitare l’odioso fenomeno delle c.d. dimissioni consensuali in bianco – lettera di dimissioni a data aperta fatta sottoscrivere, specialmente, alle lavoratrici in gravidanza, in malattia, in infortunio ecc..
Pertanto dal 25 giugno 2008, le dimissioni potranno essere presentate al proprio datore di lavoro senza adempiere alla procedura informatizzata, con semplice lettera e comunque tenendo conto di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

martedì 1 luglio 2008

Richiesta di incontro

Spett. Atesia spa

Oggetto: Richiesta di incontro
Come da accordi presi in data 27/06/2008 si richiede di poter concordare le date per gli incontri con gli odg di seguito in indicati:
• Livelli inquadramentali come da accordo siglato in data 27/07/2007. Livelli inquadramentali dei team leader. Varie ed eventuali.
• Commissione oraria.
• Armonizzazione: reperibilità, armonizzazione pausa pranzo, demansionamenti ex senior e personale amministrativo. Trasferte. Varie ed eventuali.
• Piano ferie, ferie, rol, straordinari: concessione, trasparenze, percentuali. Varie ed eventuali.
• Anomalie in busta paga, formazione Tl e operatori. Staffaggio team leader sulle diverse attività, orari di lavoro team leader.
Siamo disponibili anche a partire dalla settimana in corso

Certi di una Vostra immediata disponibilità
Distinti saluti.
Roma 30/06/2008
Rsu Atesia Slc Cgil/ Fistel Cisl/ Uilcom Uil
Rsu Almaviva Contact Slc Cgil / Fistel Cisl

Comunicato incontro 27.06.08

A seguito della richiesta d’incontro presentata dalle OO.SS. e dalle RSU alla direzione aziendale di Atesia per discutere dei numerosi disagi e criticità riscontrate sul posto di lavoro, in data 27/06/08 si è svolto un confronto tra le parti che ha visto un’ampia discussione sulle numerose tematiche da noi esposte. Molti i temi affrontati e le questioni sollevate:
• la necessità di più corrette relazioni sindacali, nel rispetto dei lavoratori e dei doverosi passaggi con i loro rappresentanti. A tal proposito si è infatti anche ribadita la necessità di un’aula in cui svolgere le assemblee più adeguata alla numerosità dei dipendenti presenti in Atesia ;
• ambiente e sicurezza che si traduce in interventi volti alla risoluzione delle problematiche ambientali (ambienti di lavoro con pessima climatizzazione, sale break). In questo ambito dobbiamo rilevare che, anche a seguito dei precedenti interventi delle RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), alcune azioni sono state compiute da parte aziendale: si è data avvio alla sostituzione dei monitor, la sala break per il pranzo è stata ampliata, si sta cercando di trovare una soluzione definitiva al problema di clima interno.
• la centralità della formazione e della cura della formazione e dell’informazione per tutti ma soprattutto per lo staff.
• errori in busta paga, con una maggiore rapidità gestionale.
• i livelli inquadramentali sia degli operatori che dei team leader che debbono essere riavviati.
• la reperibilità del personale di staff, nonché la disomogeneità dei trattamenti contrattuali dello stesso personale di staff.
• le numerose lettere di contestazione, molte volte frutto di una cattiva comunicazione.
• si sono chiesti chiarimenti per l’avvio della nuova sede e trasferimenti; a questo l’azienda ancora oggi non sa dare risposta certa mancando la definizione col committente degli staffaggi, si sta però operando nella direzione degli avvicinamenti per coloro che abitano in prossimità.
• l’utilizzo di personale somministrato in alcuni casi senza dare continuità alle prestazioni degli dipendenti.
• i “demansionamenti” del personale di staff.
• la variazione d’orario che riguarda il personale part time verticale notturno in servizio su Tim119 e le continue riorganizzazioni e trasferimenti da un servizio all’altro, pratiche che vanno superate attraverso una diversa gestione delle risorse. Non ultimo, è stato affrontato il tema degli orari di lavoro e l’annosa questione di una flessibilità che possa sostenere la richiesta di un mercato sempre più dinamico e frenetico senza distruggere l’impianto delle macrofasce e stravolgere continuamente le vite di tutti. In commissione orari si valuterà, con una “ritrovata” disponibilità da parte aziendale, pur nell’essenziale e non derogabile mantenimento delle fasce orarie, una soluzione che risponda alle esigenze commerciali dell’azienda ma che possa essere anche premiante da un punto di vista economico per il lavoratore “disponibile” (peraltro abbiamo l’obbligo di evidenziare che la direzione aziendale non ha richiesto uno smantellamento delle fasce orarie).
Tutte queste questioni altro non sono che il prodotto di un passato difficile e complicato. La volontà sindacale è quella di rispondere attraverso incontri specifici e a breve termine alla complessità dei problemi; in questo senso, anche a seguito dell’accordo nazionale su estensioni orarie e premio di risultato, abbiamo avuto un’apertura da parte della nuova direzione aziendale. La risposta ai bisogni dei lavoratori potrà avvenire così attraverso un percorso condiviso, questo anche perché l’azienda ha sottolineato la centralità del benessere dei lavoratori per il raggiungimento di obiettivi economici che danno ricchezza all’azionista ma anche ai suoi dipendenti. Da parte nostra ci sarà tutto l’impegno e la costanza necessari per trovare soluzioni che saranno poi valutate dalle lavoratrici e dai lavoratori. Calendarizzeremo, così come deciso di comune accordo, degli incontri specifici sui diversi temi nei quali ci aspettiamo risposte concrete, nel rispetto dei reciproci ruoli.
Come Rsu, anche forti da una più numerosa e compatta rappresentanza, consegnataci dalle lavoratrici e dai lavoratori nelle recenti elezioni sindacali, siamo pronti a trovare soluzioni sempre consapevoli che se necessario saremo pronti a riaprire il conflitto se non ci verranno date in tempi certi risposte concrete ed efficaci.
Roma 27/06/2008
Rsu Atesia Slc Cgil/ Fistel Cisl/Uilcom Uil
Rsu Almaviva Contact Slc Cgil/ Fistel Cisl