lunedì 30 marzo 2009

Referendum Cgil boccia la "riforma" Epifani: "Un risultato straordinario"

Al voto quasi 4 milioni di lavoratori: il 96% è contrario
al modello contrattuale firmato da Cisl e Uil.
Il segretario: un risultato che deve far pensare


I dati della consultazione della Cgil sull’accordo separato per il rinnovo del modello contrattuale «sono straordinari». Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha definito i risultati diffusi oggi dal sindacato che ha avviato una consultazione autonoma sull’accordo del gennaio scorso siglato solo da Cisl e Uil senza l’ok della stessa Cgil. «È un risultato clamoroso - ha aggiunto Epifani - perchè dimostra che ha partecipato più gente di quella iscritta alla Cgil, lavoratori non iscritti o iscritti ad altre organizzazioni. Va oltre la nostra rappresentatività. È un dato che ha un peso politico alto. È un voto che dovrebbe far riflettere e dovrebbe far pensare».

Epifani ha spiegato che in cinque settimane sono state intercettate anche fabbriche chiuse o lavoratori che erano sottoposti a turni di lavoro a causa della crisi economica. Le previsioni della Cgil erano di non più 2 milioni e 800mila votanti, mentre a votare sono stati in 3 milioni e 643.836. Per Epifani quindi questo voto «rafforza il nostro no a quel contratto che riduce gli spazi di contrattazione collettiva a partire non solo dalla questione salariale». «Dietro le nostre parole - ha aggiunto Epifani - ci sono milioni di lavoratori che condividono la nostra impostazione. Noi non condividiamo quell’accordo e diremo no a tutti gli altri accordi settoriali che riducono gli spazi per la contrattazione».

Epifani ha poi sottolineato che il voto dimostra che «la democrazia va usata in maniera più accorta per tutti e non solo quando conviene». «Puoi vincere e perdere - aggiunge Epifani - è la regola della democrazia e non esiste regola democratica solo quando sei sicuro di vincere. Non si può esaltare il voto di una fabbrica e usare la democrazia solo quando conviene». Per questo Epifani ha sottolineato che sarà posto il problema delle regole democratiche «perchè vorremmo che si voti anche quando ci sono accordi nazionali di carattere generale e non solo aziendali. Il voto dei lavoratori deve essere considerato dirimenti».

Secondo Epifani inoltre la notevole adesione al voto sull’accordo separato ha dimostrato che «le persone hanno voglia di partecipare, di dire la loro. Non dare risposte a questa impoverisce la rappresentatività». Per Epifani infine «il voto non deve essere considerato una leva contro gli altri e noi non vogliamo farlo, ma il ricorso a una modalità di validazione degli accordi che chiami in ultima istanza il lavoratore con cui potremmo affrontare diversamente anche le divisioni tra di noi, anche per non perdere tempo ed evitare che le posizioni si cristallizzino».

Fonte: http://www.lastampa.it


Contratti, bocciato l'accordo separato. La Cgil: «Il 96,2% ha votato "no"»

Tre milioni e 400mila lavoratori hanno rifiutato
l'intesa siglata a fine gennaio da Cisl e Uil

Il 96,27% dei lavoratori che ha partecipato al referendum promosso dalla Cgil ha detto "no" all'accordo separato del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale, l'intesa cioè siglata dalla Cisl e dalla Uil senza l’ok del sindacato di Epifani. Secondo i dati forniti in conferenza stampa dal numero uno della Cgil, alla consultazione hanno partecipato 3,6 milioni di lavoratori, pari al 71% dei lavoratori che nel 2007 parteciparono al referendum unitario di cgil, cisl e uil sul protocollo per il welfare.

«3,4 MILIONI I "NO"» - Il 96,7% , pari a 3,4 milioni, ha votato no, mentre il 3,73% (134mila lavoratori) ha votato sì. «Sono dati assolutamente straordinari - ha sottolineato Epifani -: noi avevamo pensato che arrivare a 2,8-2,9 milioni di votanti sarebbe stato un risultato clamoroso, ma l'esito del voto è andato oltre ogni previsione. Ha partecipato molta più gente di quella che è iscritta alla Cgil. È un dato che ha un peso politico alto».

Fonte: http://www.corriere.it



sabato 28 marzo 2009

Verso il 4 aprile

"Siamo nella fase più acuta della crisi, ma il peggio deve venire, almeno per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro. La situazione è molto difficile e si doveva affrontare con misure forti. Ma il governo Berlusconi non lo ha fatto"

... È questa l’analisi impietosa del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani in vista della manifestazione nazionale del 4 aprile a Roma. E la conferma di questa analisi ci arriva da tutte le principali fonti economiche: dall’Istat, al Comitato per l’occupazione e la protezione sociale del Consiglio europeo, che parla di una “recessione senza precedenti che potrebbe causare altri sei milioni di disoccupati entro il 2010”. Le conseguenze per le famiglie e i lavoratori potrebbero essere dunque sempre più pesanti.
Nelle precedenti stime della Unione europea si era parlato di una possibile perdita di 3 milioni e mezzo di posti di lavoro. Con le stime successive le previsioni sono vistosamente peggiorate. Si raddoppia il numero di disoccupati previsti. Nel frattempo, in Italia, l’Istat ha registrato negli ultimi mesi una vera e propria esplosione della cassa integrazione. Solo per il settore metalmeccanico, nel mese di febbraio, la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 1.048 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di 23 milioni di ore di cassa integrazione nel solo mese di febbraio, con un incremento del 430% rispetto allo stesso mede dell’anno precedente. Il sistema economico appare bloccato: nel terzo trimestre del 2008 il Pil (Prodotto interno lordo) è diminuito dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,9 per cento rispetto al terzo trimestre del 2007, come ci segnala l’Istat. Le previsioni sembrano confermare la tendenza. Ce ne hanno dato notizia la Banca d’Italia e lo stesso Istat, che scorporando le varie voci che compongono il Pil ha reso con chiarezza la fotografia della situazione: diminuiscono le esportazioni, diminuiscono gli investimenti, (il calo è del 3,5 per cento), diminuisce il deflettore del Pil. In una situazione così drammatica il governo Berlusconi si mostra incapace di una vera politica di contrasto alla crisi.

La Cgil – che non ha firmato l’accordo separato del 22 gennaio perché oltre ad essere sbagliato politicamente, è il contrario di quello che servirebbe in questo momento dal punto di vista economico – critica l’assoluta mancanza di una politica industriale e propone di mettere in campo politiche realmente “anticicliche”. Si tratta di dare un sostegno concreto agli investimenti, all’innovazione, ai progetti di qualità delle produzioni e dei processi produttivi. E sostenere la ricerca.

Sostegno ai redditi. Chi lo ha visto? Uno dei punti su cui si è più dibattuto in questi ultimi mesi riguarda la necessità di sostenere i redditi da lavoro per far ripartire i consumi e quindi per far ripartire il sistema economico nel suo complesso. Molte sono le interpretazioni economiche. Ma su un punto convergono tutte: in una situazione di crisi economica come quella attuale, è necessario sostenere i salari, gli stipendi e le pensioni. Eppure, nonostante le evidenze e le ricette degli economisti, il governo Berlusconi si mostra sordo a qualsiasi richiesta di aumento effettivo dei salari nei settori pubblici e degli stipendi nei settori pubblici e privati. Aumenta nel frattempo il numero dei lavoratori e dei pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese. E come se non bastasse, il governo che ha chiesto il consenso agli elettori per palazzo Chigi sulla base della promessa del taglio delle tasse, la pressione fiscale è in aumento. La cosa scandalosa che sta avvenendo riguarda sempre il sistema fiscale. Oltre all’aumento progressivo della pressione fiscale generale e locale, risulta anche in forte ripresa l’evasione fiscale. Le misure di sostegno al reddito governative – in questo quadro – appaiono assolutamente insufficienti. Sono inadeguate e molto al di sotto delle necessità, come dimostra il bonus per le famiglie, provvedimento una tantum pensato oltretutto con criteri che non danno alcuna garanzia alle famiglie numerose.

La Cgil ha avanzato una serie di proposte organiche sul fronte dei redditi. Dalla restituzione del fiscal-drag, all’aumento delle pensioni, insieme all’estensione della quattordicesima alle pensioni povere, oltre alla proposta sulla tassazione dei redditi oltre i 150 mila euro di cui parliamo a parte in queste pagine. Il governo ha invece risposto con la Social card e con la proposta di privatizzare i servizi pubblici, la sanità e l’assistenza. Per quanto riguarda tutte le altre proposte sugli ammortizzatori sociali, il governo si trincera dietro il problema del debito, mentre si scatenano le polemiche sulle proposte di scambio (riduzione delle pensioni in cambio di risorse per gli ammortizzatori sociali. Di Reddito minimo neppure l’ombra.

E la politica industriale? Solo il bluff delle centrali. Di fronte a una crisi di una portata paragonabile solo a quella del 1929, il governo Berlusconi tira fuori vecchie e stantie ricette. Alcune assolutamente inutili, altre perfino pericolose, come per esempio quella sulle centrali nucleari (non si propone lo sviluppo della ricerca, ma l’istallazione di centrali vecchie e poco sicure) o quella più recente sulle abitazioni e l’abusivismo. Anche in questi campi (quello energetico e quello residenziale ed edilizio) il governo mostra di essere vecchio e antiquato. Oltre alle centrali nucleari si punta di nuovo tutto sul Ponte sullo stretto, senza affrontare neppure alla lontana la questione strategica delle infrastrutture diffuse. L’unica arma nelle mani di Berlusconi è l’invito alla furbizia, all’aggiramento della regola, all’abuso e quindi alla illegalità diffusa e accettata. Il piano di politica industriale italiano pone il nostro paese all’ultimi posti delle classifiche. Se ci fosse un rating sulla politica industriale e innovativa, l’Italia conquisterebbe sicuramente gli ultimi posti.

La Cgil chiede una svolta sostanziale. Con i documenti che sono stati alla base della convocazione della manifestazione del 4 aprile, la Cgil ha suggerito varie cose, tra cui l’apertura di un tavolo della chimica (dalla Sardegna al Veneto, dove sono in gioco varie chiusure di stabilimenti), l’avvio di un tavolo sulla moda e il Made in Italy, l’avvio di un grande processo di ristrutturazione degli edifici scolastici per la loro messa in sicurezza, l’avvio dei cantieri per le opere pubbliche che siano davvero utili. Per quanto riguarda l’industria metalmeccanico, la Cgil ritiene che si è fatto pochissimo finora soprattutto dal punto di vista della domanda. Molto si deve fare ancora dal punto di vista della conversione eco-compatibile dei prodotti.

Sostegno all’occupazione. La crisi finanziaria si è trasformata immediatamente in una crisi economica. Il segretario generale della Cgil, Epifani, è stato tra i primi a parlare di “valanga”. Il ministro dell’economia Tremonti, prima ha smentito il catastrofismo, poi è diventato più pessimista dello stesso segretario generale. Il premier Berlusconi ha farfugliato e dopo aver invitato i cittadini a comprarsi azioni di due grossi gruppi (atteggiamento mai visto da parte di un capo di governo), ha cominciato a minimizzare la crisi, spargendo a piene mani ottimismo fittizio e forzato. Ora anche il governo è costretto ad ammettere la drammaticità della crisi anche perché non è più possibile smentire le previsioni dell’Ocse, del Fondo monetario internazionale, della Banca d’Italia, della Bce (la Banca centrale europea) della Commissione europea e chi più ne ha ne metta. Il Fondo monetario vede sempre più nero all’orizzonte. La Cgil, oltre ad avanzare una serie di proposte dettagliate sul fronte dell’innovazione e sulla politica industriale, ha chiesto che si intervenisse subito sul fronte della difesa dell’occupazione e dei posti di lavoro. Oltre alle proposte sugli ammortizzatori sociali, sarebbe necessario anche l’aumento della cassa integrazione e la rivisitazione del tetto che riduce a 750 euro la retribuzione.

Il tema degli strumenti di sostegno al reddito e le politiche attive del lavoro dovrebbero trasformarsi in una politica organica. Si tratta di mettere in campo interventi che sono l’esatto opposto di quello che il governo Berlusconi sta praticando, con la solita impostazione punitiva nei confronti dei lavoratori che vengono utilizzati come capri espiatori di una politica fallimentare. L’esempio più lampante è sicuramente la campagna di Brunetta nel pubblico impiego, che sfrutta in modo becero i sentimenti più bassi dell’opinione pubblica. Analogo il segno dell’intervento del governo contro il diritto di sciopero.

Infine, anche sul terreno del Welfare, la Cgil chiede un vero e proprio ribaltamento dell’impostazione del governo. Invece di continuare a giocare sulla guerra tra poveri, è necessaria una vera innovazione che riesca ad includere nel sistema del Welfare anche tutte quelle fasce di popolazione che oggi sono escluse. A questi temi la Cgil dedicherà una importante iniziativa nei giorni successivi alla manifestazione nazionale del 4 aprile.
Fonte: http://www.rassegna.it




giovedì 26 marzo 2009

Assemblee Cgil nella sede di Via Lamaro

ASSEMBLEE CGIL

SEDE VIA LAMARO


26 MARZO 2009

06.45/07.30


27 MARZO 2009

9.00/10.30
11.00/12.30
13.30/15.00
15.30/17.00
17.30/19.00


Ordine del giorno:

ACCORDO SEPARATO SULLA RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI

SCIOPERO DEL 04/04/2009


Roma 19/03/2009
Segreteria Territoriale Slc Cgil
Rsu Slc Cgil Almaviva Contact



martedì 24 marzo 2009

Assemblee Cgil nella sede di Casal Boccone

ASSEMBLEE CGIL

SEDE VIA CASAL BOCCONE

24 MARZO 2009

08.30 /10.00
10.30 /12.00
12.30 /13.30
15.00 /16.30
17.00 /18.30

25 MARZO 2009

09.30 /11.00
11.30 /13.00

Ordine del giorno:

ACCORDO SEPARATO SULLA RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI

SCIOPERO DEL 04/04/2009


Roma 19/03/2009
Segreteria Territoriale Slc Cgil
Rsu Slc Cgil Almaviva Contact



lunedì 23 marzo 2009

Appennino, i torrenti inghiottiti dagli scavi dell'Alta velocità

Viaggio nel Mugello dove il sistema idrico è stato distrutto e le falde sono precipitate di centinaia di metri. Dove un tempo proliferavano trote, gamberi e vegetazione protetta ora ci sono solo profondi canyon.

SAN PIERO A SIEVE - Non servono sismografi per capire dove passa il tunnel dalla Tav tra Bologna e Firenze. Basta seguire una traccia di foreste rinsecchite, alvei vuoti, macerie. Persino i cinghiali rifiutano di vivere lassù. Sopra la "grande opera" esiste una scia di "grandi disastri" che la segnala fedelmente.

L'abbiamo percorsa, verso Nord, e per capire ci è bastata la parte toscana. Il Mugello, snodo cruciale dello scavalco appenninico. I danni li hanno appena quantificati i giudici: 150 milioni di euro solo per lo smaltimento abusivo dei terreni di scavo. Poi vengono i cantieri abbandonati, le cave e le frane.

Il peggio è il sistema idrico distrutto: per ripagarlo non basterebbe una mezza finanziaria. Fra 750 milioni e un miliardo 200 milioni, per ventidue minuti di viaggio in meno. Spariti o quasi 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d'acqua.

Ma le cifre non sono niente. Per farsi un'idea bisogna sentire il tanfo polveroso della montagna morta. Rifare i sentieri della Linea Gotica, tra i rovi, come in guerra. Solo che stavolta i danni non li hanno fatti i generali ma gli ingegneri, che possono essere peggio. Le ferite delle bombe si rimarginano. Queste restano per sempre. Siete avvertiti: non siamo di fronte a un evento naturale, ma a qualcosa di biblico.

Tace la valle del torrente Carzola. Niente più uccelli. La falda è precipitata di trecento metri e la montagna è sotto choc idrico. Ha piovuto tutto l'inverno, ma le conifere sono morte, le querce moribonde. C'erano salmoni, trote, gamberi: ora più nulla. Un catastrofe come il Vajont, ma alla rovescia

Polvere, silenzio. Nel canyon si spalanca una finestra di servizio. È sguarnita, potrebbero entrarci uomini e bestie. Cento metri sotto, il tunnel che ha inghiottito tutto. I tecnici ricordano quando avvenne. Esplose un getto da 400 litri al secondo a tredici atmosfere. Da allora, anche se in superficie la valle scende a Nord, le falde scaricano a Sud, verso Firenze. E del Mugello a secco chi se ne frega.

Paolo Chiarini, 30 anni, ingegnere ambientale, è cresciuto sui fiumi e, quando il Carza sparì di colpo un giorno di febbraio di 11 anni fa, fu il primo ad accorgersene. Corse in Comune ad avvertire, ma gli risposero giulivi: "Per forza, non è nevicato". Capì subito che l'unica acqua che interessava gli italiani era quella del rubinetto, e fece l'unica scelta possibile: combattere da solo.

Da allora Paolo ha battuto ogni rigagnolo e raccolto dati. Oggi ci fa da guida su questa strada partigiana. A Campomigliaio c'era la piscina naturale dei fiorentini. Poi è arrivata la talpa maledetta che ha "impattato" la falda e oggi sul greto resta solo un ridicolo cartello "Divieto pesca" e, a monte, uno scolo fognario a secco.

Il Carlone era il paradiso dei pescatori. Oggi è ingombro di bungalow dai vetri rotti, rottami, tubi, cisterne, caterpillar arrugginiti. Su un muro, la scritta "Ciao, è stato bello". Sotto, un torrente in agonia. Ma a monte è peggio. Una strada bianca in mezzo a una foresta sbiadita, fiancheggiata dai tubi che fino a ieri hanno pompato acqua per tenere in vita il torrente. Una finzione.

Sopra, una montagna di rocce intrise di asfalto collante, oli e bitumi. Quando piove, la morchia scola sulla vasca di captazione del comune di Vaglia, che raccoglie la poca acqua. Purissima, era, da imbottigliare senza filtro. Tutto quel materiale poteva essere reimpiegato nel tunnel, come in Svizzera nella galleria del Gottardo. Qui invece s'è portato tutto in superficie. E nel buco hanno portato ghiaia fresca, aprendo decine di cave inutili sul monte. Ecco perché la Tav è costata il quintuplo del previsto.

A San Piero a Sieve la ferrovia veloce esce a palla di fucile e s'infila sotto l'autodromo del Mugello. Siamo nel cuore della conca, l'Appennino perde asprezza, l'orrore diventa bucolico. Tra le fattorie il torrente Bagnone è scomparso. Poco in là, anche il Bosso. Nove anni fa le sorgenti saltarono tutte assieme, ricorda l'avvocato Marco Rossi che segue le cause civili. "Quando sparì il torrente la gente pensò che sarebbe tornato. Invece non tornò. Finita. Arrivarono le autobotti. Poi il disseccamento salì fino a Farfereto e Striano".

A Sergio Pietracito hanno fatto di tutto. Gli hanno tolto l'acqua per gli animali, fatto franare il bosco, aperto crepe in casa, semidistrutto i frutteti con le polveri, terremotato il sonno con esplosioni, ventole al massimo, bip di cicalini, fischio di allarmi, rombo di tir in retromarcia. Poi, a cantiere chiuso, gli hanno ripristinato i terreni con zolle miste a cemento, plastica e ferri arrugginiti.

Pietracito ha speso 30 mila euro in avvocati, senza aiuto degli enti locali. L'italiano è solo davanti al potente. Lui non molla, ma molti altri sono stanchi. Sanno che, più dei danni, sono i processi a mangiarti la vita. Finisce che sei tu a dover pagare. La politica cala le brache: è già tanto se i sindaci sono riusciti a farsi dare il tracciato della galleria.

Risaliamo verso il Giogo della Scarperia. Ormai è un "trek" nella devastazione. Conifere moribonde, castagni in sofferenza. Fra un mese gli animali scapperanno anche da qui. A Lugo hanno visto "i caprioli scendere a valle per bere dai sottovasi dei giardini". Non era mai successo prima del 2006, quando la Tav ha smesso di pompare acqua "finta" in quota.

Dopo il crinale, il versante del Santerno ci sbatte davanti l'ultimo sacrilegio. Sul lato della Sieve avevamo censito pozzi defunti col nome di santi e beati. Qui, nell'abbazia di Moscheta, succede di peggio. Hanno rubato l'acqua santa. La pieve, per riempire il suo secolare abbeveratoio rimasto a secco, deve farsi sparare acqua da Fiorenzuola. Sempre per quei maledetti ventidue minuti.

Oltre si spalanca un abisso dantesco, il canyon chiamato Inferno. Era il top del Mugello, segnato su tutte le guide. Trote, gamberi, muschi. Sopra, il sentiero dove un tempo Dino Campana andava a Firenze incontrando bande di musicanti e pescatori di fiume. Oggi si cammina a secco tra massi enormi e smerigliati, segno della sacra potenza uccisa dall'uomo. Chi pagherà tutto questo? Quale nazione chiederà il conto?

Il fiume infernale si butta nel Santerno, dove s'apre il cratere della colossale stazione intermedia della Tav. Intorno, la devastazione. Novanta cave. Novanta cicatrici. Ed è solo il preludio dell'ultima è più spaventosa ferita. La più lontana, la meno visibile. La condanna, esecuzione e morte del torrente Diaterna, con la doppia sorgente biforcuta sotto il Sasso di San Zanobi.

Ora si procede solo a piedi, tra ghiaie terribili, guadi algerini, qui nell'Italia di mezzo a fine inverno. Tre anni fa Chiarini vide e fotografò vasche piene di pesci putrefatti. Da allora è morte biologica. Querce cadute, polvere, vento, lucertole. Sotto, la galleria spara la sua traiettoria in un fondale umido carico di bitumi. Qui sopra, il biancore abbacinante di un greto. La frazione di Castelvecchio - sopra l'ultima finestra della Tav in terra toscana - ha perso il suo acquedotto nel '98. Ora vorrebbero costruire un invaso per compensare lo scippo.

Ma per metterci quale acqua? Con quale canalizzazione? Cementificando gli impluvi? Ricoprendoli di resine? Coprendo lo scempio con uno scempio ulteriore? La parola catastrofe non basta.
Il viaggio è finito. "Cosa ci riserva il futuro Dio solo sa" brontola Piera Ballabio, della Comunità montana del Mugello. "Con la nuova legge sulle grandi opere, i Comuni avranno ancora meno voce in capitolo. Siamo vicini a una militarizzazione del territorio. Alla faccia del federalismo".

Fonte: http://www.repubblica.it

domenica 22 marzo 2009

"C'è la crisi, controlli meno rigidi"

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, lo chiama "radicale mutamento delle attività ispettive e di vigilanza". E l'Inps l'ha messo in pratica: in questa recessione i controlli degli ispettori non devono ulteriormente danneggiare le imprese.

Nero su bianco, nella circolare n° 27 del 25 febbraio 2009, firmata dal direttore generale dell'istituto, Domenico Crecco, dove c'è anche scritto che nel 2009 "dovrà essere privilegiata l'azione di vigilanza nei confronti delle realtà economiche gestite da minoranza etniche".

Di fronte a "un'emergenza mondiale" - scrive il dirigente dell'ente previdenziale - anche i controlli "se non opportunamente indirizzati, potrebbero aumentare il disagio e le difficoltà dei soggetti imprenditoriali".

L'indirizzo, dunque, è di "saper distinguere quelle situazioni di irregolarità dovute essenzialmente ad errori di carattere formale che non ledono i diritti dei lavoratori, o a non sufficiente conoscenza delle numerose opportunità offerte dalla normativa vigente, da quei comportamenti aziendali che sono messi in atto al solo scopo di trarre vantaggio economico, attraverso l'utilizzo del lavoro nero".

Se si tratta di un abbassamento della guardia lo si verificherà, certo è uno dei tanti tasselli che compongono il cambio di rotta culturale e politico impresso dal governo Berlusconi nella lotta al lavoro nero e per la sicurezza.

Perché Sacconi ha dichiarato guerra al formalismo e alla burocrazia; ha abolito i libri paga e matricola, e ora si prepara a portare al Consiglio dei ministri un decreto correttivo al Testo unico sulla sicurezza approvato dal governo Prodi. Un pacchetto di norme che attenua l'impianto sanzionatorio precedente.

Riduce i casi in cui è possibile l'arresto dell'imprenditore e lo pone in alternativa alla pena pecuniaria, poi diminuisce praticamente tutte le ammende ora in vigore. "C'è un generale affievolimento delle sanzioni", sostiene Paolo Carcassi, segretario confederale della Uil, sindacato "dialogante" secondo il noto schema di Sacconi. "L'unico miglioramento - aggiunge Carcassi - riguarda il fatto che, ai fini della sicurezza, i lavoratori atipici sono considerati al pari degli altri".

Al dicastero del Lavoro dicono che la nuova legge è ancora in una fase di elaborazione e che non sarà la prossima riunione del Consiglio dei ministri ad esaminarlo. Eppure sindacati e imprenditori sanno che il tempo del confronto è scaduto e che Sacconi ha già inviato ai vari ministri interessati il provvedimento.

L'idea di Sacconi era quello di pervenire a un "avviso comune" delle parti sociali da recepire nel provvedimento. L'opposizione della Cgil lo ha impedito e ha suggerito agli altri (Cisl e Uil in testa) di non ripetere su un tema così delicato come la sicurezza nel lavoro, la spaccatura già sperimentata sulla riforma dei contratti. Così tutti, tranne la Cgil, hanno detto sì al progetto di una marcata semplificazione normativa, ma senza giudizi di merito. Non proprio un'adesione.

Dice Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro: "Credo che sia giusto ripulire, semplificare ed eliminare alcune formule ridondanti, ma temo che il significato dell'intervento normativo sia tutt'altro: dare fiato all'opposizione che Confindustria ha condotto fin dall'inizio in particolare sulle sanzioni. C'era un equilibrio che ora rischia di rompersi a favore delle imprese". E secondo Damiano nel 2009 i controlli sono diminuiti. Ma non è detto che sia già colpa della circolare-Crecco.

Fonte: http://www.repubblica.it


Paga gli operai per il volontariato."Pazza idea" di un imprenditore.

"Voglio che della mia azienda si parli bene". In fin dei conti sta tutta qua la decisione di Davide Canavesio, classe 1971, amministratore delegato della Saet, azienda torinese impegnata nella progettazione di impianti su misura per il trattamento termico a induzione, di liberare il lavoro e convertirlo, in una piccola quota, in una azione di volontariato. Ciascuno dei 250 dipendenti della filiale italiana (secondo stabilimento in India) ha cinque ore di permesso mensile, tre delle quali retribuite dall'azienda. Permesso utilizzabile e scaricabile dal monte ore. Spendibile però solo come un voucher sociale. Quel tempo si può utilizzare per destinarlo in due progetti di sostegno sociale: il primo rivolto ai bambini down; il secondo alle famiglie in difficoltà. "La mia azienda segna un più nel suo fatturato e anche quest'anno avremo le nostre soddisfazioni. La crisi non l'avvertiamo, di cassa integrazione non se ne parla. Perciò mi son detto: ecco, questo è il momento di fare una cosa strana".

Canavesio è giovane e indubitabilmente ottimista: "Quando lavoravo a Londra ho avuto modo di seguire alcune attività sociali supportate dall'azienda. Ho sempre apprezzato questo tipo di impegno, poiché l'età media di chi pratica volontariato è tendenzialmente al di sotto dei 25 anni, e al di sopra dei 60. Quando lavori e magari hai anche una casa e una famiglia di cui occuparti, è impossibile trovare il tempo per fare altro. E allora, ecco: un po' di tempo te lo regalo io. Esci prima dalla fabbrica a patto che non te ne torni subito a casa. La sfida è stata proprio quella di introdurre questo progetto innovativo rischiando di essere frainteso da dipendenti e sindacati e di essere considerato pazzo. In effetti quando sono andato all'Unione industriali a illustrarlo hanno sgranato gli occhi: "Le costerà un sacco di soldi. E proprio adesso lei...". Proprio adesso, sì. Ero pronto a retribuire tutte e cinque le ore di lavoro dedicate al volontariato. Ma i sindacalisti mi hanno detto: "Lei ne paga tre; due le consegna al lavoratore. Sono disponibili e utilizzabili ma non vengono pagate. Così è più giusto ed anche più serio".

Così è stato. "Credo fermamente nella dimensione sociale dell'imprenditoria e in più voglio che le persone che lavorano in Saet siano orgogliose della loro azienda. Conto di recuperare la spesa aziendale per la retribuzione di tutte queste ore liberate e sottratte al lavoro con l'entusiasmo e la motivazione. Secondo me è una spesa utile. Di Saet se ne parlerà bene e io sarò felice".

Fonte: http://www.repubblica.it



giovedì 12 marzo 2009

Roma 4 Aprile 2009: manifestazione nazionale

CONTRASTARE LA CRISI, PROGETTARE IL FUTURO

Il mondo è attraversato da una crisi drammatica
Tutti i governi si mobilitano
Il governo italiano pensa ad altro!

Un Governo che non decide è un Governo che vuole scaricare i costi della crisi su lavoratori e lavoratrici, su pensionati e pensionate, sui giovani. È la risposta sbagliata. Nella crisi servono più tutele sociali, non meno.

Bisogna investire risorse per la politica industriale

La CGIL chiede che tutte le misure prevedano esplicitamente vincoli di difesa dell'occupazione e impegni a non spostare all'estero produzioni e stabilimenti

Difendere il lavoro

La cassa integrazione si prolungherà nel tempo ed aumenterà: chiediamo che venga aumentato da subito il tetto che riduce a 750 € la retribuzione netta mensile: una cifra troppo bassa che non consente di vivere

Difendere i salari, stipendi, pensioni

Un numero enorme di lavoratori e pensionati non riesce ad arrivare alla fine del mese. Abbiamo chiesto detrazioni sul lavoro dipendente, la restituzione del fiscal-drag, di aumentare le pensioni e di estendere la quattordicesima alle pensioni povere. Il Governo ha risposto con la social-card e propone di privatizzare i servizi pubblici, la sanità, l'assistenza.


Con l'accordo separato si sceglie la divisione contro la contrattazione
Ma tutto ciò non fermerà l'azione della CGIL


Partecipa alle assemblee che la CGIL promuove per illustrare i contenuti dell' Accordo separato e per far conoscere le proprie proposte per affrontare la grave crisi che attraversa il Paese

Partecipa alla consultazione promossa dalla CGIL e con il voto fai conoscere il tuo giudizio sull'Accordo separato

Partecipa il 4 Aprile alla grande
Manifestazione Nazionale a Roma


sabato 7 marzo 2009

Crisi economica: assegno ai disoccupati, nel Lazio è legge

Mentre se ne discute a livello nazionale, la Regione Lazio gioca d’anticipo e vara la legge sul “Reddito minimo di cittadinanza”. Grazie al provvedimento approvato il 4 marzo scorso, infatti, i disoccupati, gli inoccupati e i precari che hanno un reddito inferiore a 8.000 euro annui riceveranno un sostegno di 530 euro al mese, oltre ad agevolazioni per servizi culturali e sportivi. “Siamo la prima grande regione italiana – ha detto il governatore Piero Marrazzo (centrosinistra) – che si dota di uno strumento fondamentale che non ha nulla a che fare con la vecchia logica assistenzialista. Portiamo un modello di tutela presente in tutti i paesi europei più avanzati: dalla Francia all’Austria, Belgio, Olanda fino ai Paesi scandinavi e anglosassoni”.

I REQUISITI La legge gode di una copertura finanziaria di 20 milioni di euro e dovrebbe interessare circa 20 mila persone per il 2009. Sarà poi compito della Giunta regionale individuare ogni anno i criteri che orienteranno la graduatoria di chi avrà diritto al reddito mensile. A usufruirne saranno in primo luogo le donne e i precari, che nel giro di qualche mese dovrebbero ricevere i primi assegni. Per ottenere i benefici si dovrà dimostrare di essere residenti nel Lazio da almeno 24 mesi al momento della presentazione della domanda, essere iscritti alle liste di collocamento dei Centri per l’impiego e avere un reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro.

L’OK DEI SINDACATI “È un importante passo avanti”, commentano Cgil, Cisl e Uil del Lazio: “Ora occorre che questa legge, fortemente voluta e sostenuta dal sindacato, venga tradotta in azione concreta con l’emanazione del regolamento attuativo, il cui iter chiediamo venga concluso in tempi rapidi”. I segretari regionali Claudio Di Berardino, Francesco Simeoni, Luigi Scardaone giudicano apprezzabile la scelta della Regione di assegnare ai Comuni un ruolo centrale nella attuazione della legge, “perché le amministrazioni comunali possono attivare un circuito virtuoso di solidarietà concreta nei confronti dei nuclei familiari più vulnerabili”. Il sindacato chiede poi che “parallelamente al reddito minimo garantito, la Regione rafforzi e implementi le politiche attive del lavoro, costruendo percorsi formativi e di riqualificazione professionale per disoccupati, inoccupati e precari che perdono il lavoro”. Per le tre sigle, infatti, il fine ultimo di ogni forma d’integrazione e sostegno al reddito “deve essere la prospettiva dell’inserimento lavorativo”.

Fonte: http://www.rassegna.it

lunedì 2 marzo 2009

Comunicato Rsu Slc Cgil 02.03.09

GLI ACCORDI SI RISPETTANO....

In varie occasioni le Rsu Slc Cgil hanno sollecitato l’azienda ad una risposta in merito ai passaggi da 4 a 6 ore che dovevano essere già stati effettuati nel mese di gennaio.

Siamo consapevoli che lo slittamento della tranche prevista per quel mese è stato generato dall’annuncio della CIGO sul sito di Atesia/Almaviva C. di Roma e alle difficoltà economiche che l’hanno innescata, tuttavia pensiamo che ad oggi sia necessario un confronto concreto su tale tematica al fine di poter dar seguito a tale aumento di ore lavorative nell’immediato, così come previsto negli accordi siglati.

Proprio in un momento di difficoltà economica l’aumento del salario con il consolidamento dell’orario di lavoro deve essere obiettivo prioritario non solo per la parte sindacale ma anche per la parte datoriale affinché si assuma l’onere sociale dei propri dipendenti.

Noi crediamo inoltre che le firme apposte su accordi presi abbiamo un valore e che sia indice di serietà rispettare tali accordi e dimostrazione di considerazione per i propri dipendenti a cui si chiede sempre di più flessibilità produttività, professionalità e qualità.
Rsu Slc-Cgil Almaviva Contact
Roma 02/03/2009