domenica 30 novembre 2008

Spiccioli e unità sindacale

Dall'editoriale: "Una manovra inesistente da cinque miliardi" di E. Scalfari

"Per il lavoro autonomo ci sarà la revisione degli studi di settore e la detassazione avverrà in quel modo. Ma per il lavoro dipendente non è previsto nulla di specifico. Non si capisce in questo quadro che cosa abbiano ottenuto la Cisl e la Uil che hanno dato il loro accordo a questa pseudo-manovra. La detassazione dei miglioramenti salariali di secondo livello? Ed è per questi spiccioli che hanno rotto l'unità sindacale?"

Fonte: http://www.repubblica.it

venerdì 28 novembre 2008

Comunicato Rsu Slc Cgil del 28.11.2008

LA FAVOLA DELLA VOLPE E L’UVA

Un’antica favola racconta di una volpe che per ore cerca di raggiungere un grappolo di uva posto troppo in alto per le sue corte zampe. Dopo ore di tentativi a vuoto, la volpe decide di andarsene e per salvare la faccia esclama “l’uva non era matura, non vale la pena che me la mangi”.
Ora qualche sigla sindacale, vuole spacciarsi per una volpe. Purtroppo per lei, la verità ha le gambe corte.
La proposta di un multiperiodale è venuta dall’azienda, per evitare di ricorrere a riduzioni di personale.
Qualcuno (indovinate chi) era per accettare la proposta aziendale, così come proposta, obbligatoria per tutti e senza nulla in cambio: noi di SLC-CGIL abbiamo proposto che fosse volontaria e che per la 5 e 6 ora (nei periodi di multiperiodale alto) vi fosse una maggiorazione del 10% (che per CCNL non toccherebbe). Abbiamo inoltre preteso che vi fosse una visibilità annua (per permettere alla gente di organizzarsi) e che vi fossero 100 ore minime di supplementare garantito (cioè che l’azienda richiede e che i lavoratori possono accettare o meno, ma sanno che hanno un minimo garantito in più). Infine abbiamo preteso un riferimento alle macro fasce, al fine di non alimentare eventuali tentativi di utilizzare il multiperiodale per far saltare un’importante conquista dei lavoratori. Abbiamo preteso che i 2 mesi a zero ore fossero frazionati per mese per evitare spezzettamenti, ecc.
Abbiamo cioè contrattato con l’azienda un testo di questo tipo, che potrebbe essere una buona mediazione:
Orario flessibile

Le parti concordano l’adozione nelle aziende del Gruppo, in via sperimentale per l’anno 2009 e per il solo bacino dei part time a 4 ore, un regime di orario flessibile, in ragione d’anno, così articolato:

2 mesi a 0 ore (periodo di flesso)
6 mesi a 4 ore
4 mesi a 6 ore (periodo di picco)

I 2 mesi a zero ore saranno frazionati a mese intero.

Le aziende, nei primi giorni di gennaio 2009, daranno ai lavoratori la visibilità annua del regime di orario di cui sopra (mesi a 0, 4 e 6 ore) e della matrice turni e riposi.

L’adesione al regime di orario flessibile avverrà su base volontaria. Le adesioni saranno raccolte entro e non oltre il 18 dicembre 2008. Le adesioni riguarderanno Almaviva Contact Palermo per le commesse Wind Assistenza Mobile e Sky; Atesia per la commessa TIM 119; Alicos per la commessa TIM 119.

Tenuto conto che i rappresentanti aziendali ritengono necessaria, per il corretto funzionamento di siffatta organizzazione, un’adesione dell’organico dei part time a 4 ore delle singole commesse interessate congrua alla risoluzione delle problematiche occupazionali, le parti effettueranno una verifica entro il 20 dicembre 2008 al fine di valutare, alla luce del numero delle adesioni, la possibilità di realizzare la sperimentazione anche allargando la platea dei part time a 4 ore addetti ad altre commesse o, nella impossibilità oggettiva, il ricorso ad altri istituti idonei a far fronte alle problematiche occupazionali rappresentate dal Gruppo Almaviva.
In funzione delle esigenze produttive, i rappresentanti aziendali valutano la necessità di ricorrere, nei mesi di attività, al lavoro supplementare, nel rispetto del vigente CCNL ivi compreso il consenso del lavoratore. Si stima che, in funzione delle percentuali di cui sopra, la misura di tale ricorso sarà di almeno 100 ore, in ragione d’anno, per ciascun lavoratore che aderirà al regime di flessibilità e al quale sarà riservata la prestazione di tali ore. Al fine di favorire l’efficacia dell’orario flessibile e favorire l’inserimento nell’attività lavorativa dopo i periodi di sospensione, si prevede la programmazione di 20 ore, delle 100 di cui sopra, di attività di re-training. La retribuzione delle suddette ore di lavoro supplementare rientra nel regime di imposta sostitutiva prevista dall’art. 2 del decreto legge n 93/08 convertito nella legge n. 126/08.
I lavoratori conservano a tutti gli effetti il loro profilo orario di origine, per cui seguiteranno a percepire ogni mese la retribuzione rapportata a 4 ore di lavoro giornaliero e, quindi, anche a fronte di eventuali assenze saranno sempre scomputate 4 ore.
Nei periodi di picco (4 mesi a 6 ore), per ciascuna giornata di assenza per ferie e permessi ROL e ex festività soppresse, saranno computate 6 ore.
In relazione al regime di orario concordato che comporta l’incremento della produttività e della efficienza organizzativa, e al fine di incentivare l’adesione dei lavoratori, per i 4 mesi a 6 ore sarà corrisposto un importo, aggiuntivo alla normale retribuzione, pari al 10% della quinta e sesta ora calcolato sui seguenti elementi: paga base, EDR, scatti di anzianità ed eventuali superminimi . Tale importo, che rientra nel regime di imposta sostitutiva prevista dall’art. 2 del decreto legge n 93/08 convertito nella legge n. 126/08, sarà esclusa dalla base di calcolo del TFR.
Nel caso di passaggi in corso d’anno da part time a 4 ore a part time a 6 ore come da accordo del 21 maggio 2008, le parti si incontreranno per gli aspetti applicativi. Il regime di orario flessibile è compatibile con le macro fasce.
Le parti effettueranno, entro giugno 2009, una verifica della sperimentazione relativa al regime di orario flessibile, anche al fine di valutare la possibilità di estenderla ad altri profili di part time e ad altre commesse”.

Quello che a noi interessa è fare un buon accordo: buono per i lavoratori innanzitutto che come sempre saranno chiamati a valutarlo. Se i lavoratori stanno bene, il merito è prima di tutto loro che, con l’adesione al sindacato e alle mobilitazioni, ci hanno reso tutti più forti.

RSU – SLC CGIL ATESIA ALMAVIVA CONTACT


giovedì 27 novembre 2008

Comunicato Segreteria nazionale SLC CGIL del 27.11.08

PERMESSI PER GRAVE INFERMITA’ LEGGE 53/00: MINISTERO DEL LAVORO CHIARISCE POSIZIONE E DA RAGIONE A SINDACATO

Con un interpello il Ministero del Lavoro, da più parti sollecitato, ha chiarito l’inapplicabilità della soluzione interpretativa adottata in passato, che prevedeva che dovessero essere esclusivamente le strutture medico legali della Aziende Sanitarie Locali a rilasciare la documentazione per usufruire dei permessi per grave infermità previsti dalla legge 53/2000.
Da tempo denunciavamo infatti che le strutture medico legali delle AA.SS.LL., territorialmente competenti, non sono disponibili a rilasciare la certificazione afferente la valutazione in termini di grave infermità per due ordini di ragioni.
In primo luogo, non sussistono riferimenti normativi concernenti i criteri di riscontro delle ipotesi di grave infermità, salvo le disposizioni contenute nel D.M. del Ministero della Difesa del 26/03/1999; inoltre le AA.SS.LL. non intendono quasi mai esprimere una valutazione sul merito delle certificazioni clinico-diagnostiche rilasciate dagli specialisti.
L’effetto era l’impossibilità di utilizzare i permessi previsti, ledendo un diritto per noi fondamentale.
Insieme ad altri sindacati per tanto avevamo chiesto al Ministero di procedere al riesame della problematica, sulla base di una nuova valutazione e puntualizzazione in ordine ai referenti normativi relativi al concetto di grave infermità, nonché alle modalità di fruizione dei permessi retribuiti art. 4 legge 53/2000.
Il Ministero oggi ci da ragione e dichiara che “si considera (…) idoneo il certificato redatto dallo specialista dal quale sia possibile riscontrare sia la descrizione degli elementi costituenti la diagnosi clinica che la qualificazione medico legale in termini di grave infermità. Tale soluzione trova, peraltro, riscontro nella circolare INPS n. 32 del 3/03/2006 sulle certificazioni per la fruizione dei permessi ex L. n. 104/1992, nel punto in cui afferma che il medico specialista, in virtù della facoltà allo stesso ascritta ex D.L. n. 324/1993, non può esimersi dall’attribuire alla mera diagnosi clinica la qualificazione di natura anche medico legale. Si ribadisce in proposito che deve trattarsi esclusivamente di certificazione medica rilasciata dalle strutture ospedaliere e dalle AA.SS.LL.”.
Non servirà cioè una documentazione fornita dalle strutture medico legali, ma semplicemente quello dello specialista specifico.

La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

Interpello 16/2008
Precisazione del Ministero del lavoro

mercoledì 26 novembre 2008

CGIL: SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE COSA CHIEDIAMO AL GOVERNO

SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE COSA CHIEDIAMO AL GOVERNO

I. L’urgente avvio di un tavolo “anticrisi”, coordinato dalla presidenza del Consiglio, sulla tutela dell’occupazione e sulla politica dei redditi, con l’obiettivo di aumentare i redditi da lavoro e da pensione ed ampliare il welfare.
II. Una cabina di regia tra governo e parti sociali per verificare lo stato di attuazione dei provvedimenti anticrisi che il nostro paese deciderà di adottare.

LA CONFERENZA NAZIONALE DEI DELEGATI CGIL DEL 5 NOVEMBRE RIVENDICA

Misure a Sostegno all’ Occupazione

L’incremento della dotazione del Fondo per gli ammortizzatori sociali, la sua estensione a tutti i lavoratori che attualmente non ne hanno diritto a partire dai precari; l’utilizzo delle risorse destinate alla detassazione degli straordinari a favore di provvedimenti di sostegno all’occupazione con incentivi di natura fiscale fondati su sgravi o credito d’imposta per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato.

Misure di Sostegno al Reddito

Un intervento strutturale di riduzione del prelievo fiscale su salari e pensioni nel prossimo biennio con l’immediata restituzione del fiscal drag a tutti i lavoratori e la detassazione immediata delle tredicesime e dei premi di produzione/risultato.
Agevolazioni nella ricontrattazione dei mutui sostituendo il tasso Euribor con il tasso applicato dalla Bce al rifinanziamento delle banche, ne scaturirebbe un forte beneficio considerato che, al 20 ottobre 2008 l’Euribor a tre mesi si attesta a 5,09% a fronte di un tasso Bce del 3,75%.
Contenere gli aumenti di tariffe, rette, contributi, tickets, per i servizi a domanda collettiva e individuale.

Welfare e rafforzamento della Coesione Sociale

Rafforzamento del sistema di welfare, con un piano straordinario per ampliare i servizi per l’infanzia e per la non autosufficienza degli anziani.
Rinunciare ai processi di deregolamentazione dei diritti del lavoro e della destrutturazione della scuola pubblica introdotti dai DL 133 e 97 e dalle Leggi 120 e 133 del 2008.
Il blocco delle espulsioni dei lavoratori immigrati in caso di perdita di lavoro per crisi aziendali.

CGIL, sempre dalla tua parte

martedì 25 novembre 2008

ATTACCO SU SCALA MONDIALE AI DIRITTI DEI LAVORATORI

LE CONSEGUENZE DELLA RECESSIONE ECONOMICA MONDIALE
“ATTACCO SU SCALA MONDIALE AI DIRITTI DEI LAVORATORI ”

Le elezioni negli Stati Uniti hanno obbligato il governo Bush ad ammettere la gravissima crisi in cui versa l’economia mondiale dopo averla negata e nascosta per 18 mesi.
Oggi scopriamo una economia globale caratterizzata da:
Stati Uniti in recessione, Europa in forte rallentamento economico, Asia in sottoproduzione per la progressiva diminuzione della spesa al consumo nei paesi occidentali e statistiche mondiali sul lavoro che creano grandissima preoccupazione e aprono forti rischi sui diritti.

Nel mondo ci sono tre miliardi di lavoratori, di questi il 49,9% è impiegato in lavori vulnerabili (privi dei minimi diritti di base del lavoro); in Cina, India, America Latina, Europa Centrale e Sudorientale e Russia il 25% dei lavoratori guadagna non più di due euro al giorno; nel mondo ci sono oggi 210 milioni di disoccupati.

Questi sono i frutti avvelenati di una economia globale basata da 10 anni sulla crescita della speculazione finanziaria mondiale ai danni della produzione reale e del lavoro produttivo con un sistema internazionale di distribuzione della produzione, della ricchezza e dei consumi tra le nazioni ineguale ed assurdo, dove masse sterminate di lavoratori, sottopagati e privi di diritti non hanno redditi sufficienti per consumare le merci che producono. Mentre all’interno dei paesi più avanzati, la finanziarizzazione ha avviato una progressiva contrazione della capacità di acquisto dei redditi da lavoro, la diminuzione degli standard dei diritti sociali e forti crisi occupazionali, con processi di redistribuzione della ricchezza caratterizzati da gigantesche disuguaglianze a favore dei più ricchi.

CHI PAGHERA’ LA CRISI MONDIALE ?

La crisi economica mondiale sta determinando globalmente tre effetti congiunti:

• la scelta dei governi di privatizzare i profitti e socializzare le perdite delle banche
• sostenere le imprese con il credito agevolato e le riduzioni/agevolazioni fiscali
• il sostegno ai consumi che per ora è solo annunciato ma privo di fondi

L’Italia si caratterizza per un quarto drammatico elemento dovuto alle leggi 133 e 120:
• la riduzione strutturale della spesa per lo stato sociale, per i diritti del lavoro, per i redditi da lavoro dipendente e per l’abbandono al proprio destino dei precari

I lavoratori di tutto il mondo, dunque, pagheranno la crisi e di fatto finanzieranno la socializzazione delle perdite bancarie ed i fondi per sostenere le imprese, attraverso la riduzione dei livelli di reddito e occupazionali e dei livelli dei diritti e dello stato sociale.
La crisi economica internazionale sta dunque diventando un alibi per attaccare su scala globale i diritti ed i redditi da lavoro, aumentando nel mondo le masse sterminate di lavoratori sottopagati, precari e privati dei diritti fondamentali del lavoro.
DIFENDERE IL LAVORO, ESTENDERE I DIRITTI
PER AVERE UN FUTURO CIVILE


SLC CGIL ROMA E LAZIO


mercoledì 19 novembre 2008

No alla proposta di Confindustria sul modello contrattuale

LA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA
SUL MODELLO CONTRATTUALE
NON VA BENE ED E' IN NETTO CONTRASTO
CON LA PIATTAFORMA UNITARIA

Per la Cgil, la trattativa con Confindustria è esaurita ed è necessaria l'apertura di un tavolo negoziale con tutti i soggetti imprenditoriali pubblici e privati e con il Governo per ridefinire un modello contrattuale universale condiviso.
L'impianto proposto da Confindustria, le iniziative del Governo con la manifesta volontà di cancellare i contratti di lavoro pubblici, l'accordo separato nel contratto del commercio e terziario indicano il concreto rischio che si moltiplichino i modelli contrattuali, si cancelli l'attuale modello valevole per tutti i lavoratori, si generi una rincorsa al ribasso fra contratti (dumping contrattuale) indebolendo ulteriormente le categorie più frammentate.
Siamo nettamente contrari alla cancellazione di un unico modello contrattuale perché non vogliamo che prenda piede il "federalismo contrattuale" (ritorno alle gabbie salariali) e che vengano abbandonati i diritti contrattuali nazionali.
La CGIL ha giudicato il documento di Confindustria incompatibile con la piattaforma unitaria presentata da CGIL, CISL e UIL.
Ecco alcune delle nostre ragioni:
- L'indicatore che Confindustria vorrebbe utilizzare per determinare gli aumenti contrattuali non risponde all'inflazione realisticamente prevedibile e non è accompagnato da verifica e recupero dell'eventuale scostamento tra l'inflazione reale e quella prevista. Così si determina la riduzione programmata dei salari contrattuali;
- La base di calcolo proposta per definire gli aumenti contrattuali nazionali comporterebbero, nelle singole categorie, riduzioni che varierebbero dal 12% al 30%, rispetto al sistema attualmente in vigore;
- Gli sgravi fiscali solo sul 2° livello di contrattazione rispondono a pochi. Per noi deve essere ripresa la vertenza generale sul fisco con la restituzione del fiscal drag ai lavoratori e ai pensionati;
- Non vi è allargamento della contrattazione di 2° livello. Anzi, dalla totale variabilità e indeterminatezza dei premi proposta deriverebbe addirittura una riduzione della contrattazione;
- Sono inaccettabili le procedure che limitano l'autonomia contrattuale delle categorie e mettono in discussione le prerogative delle RSU. Le proposte sanzionatorie, derogatorie, l'arbitrato, la conciliazione e le proposte sulla bilateralità sono la negazione del rilancio della contrattazione;
- La possibilità di derogare è prevista solo per peggiorare e non per innovare e migliorare con la contrattazione di 2° livello la prestazione lavorativa;
- Confindustria sulla bilateralità ha sempre detto no. Ora propone di assumerla e allargarla fino a prevedere per l'ente bilaterale un ruolo di collocatore di mano d'opera, di gestore di ammortizzatori sociali e delle assicurazioni sanitarie e certificatore dei rapporti di lavoro.

Così si vuole snaturare il sindacato
e la sua rappresentanza.

Queste sono le posizioni sostenute dalla CGIL. Sulla base di queste posizioni abbiamo affermato che per noi la trattativa con Confindustria è esaurita ed abbiamo rivendicato un tavolo con tutti i soggetti imprenditoriali pubblici, privati e con il Governo che ancora oggi propone per i lavoratori del pubblico impiego aumenti contrattuali del 1,7% pari a 65 €. per 2 anni.


Sintesi della piattaforma unitaria di CGIL, CISL e UIL presentata e discussa in migliaia di assemblee con i lavoratori.

-Fare un accordo per un sistema contrattuale unico (industria, commercio, servizi, pubblico impiego,ecc.)
-Un sistema contrattuale supportato da un quadro di regole che definiscano una politica dei redditi come rivendicato dalla piattaforma CGIL, CISL e UIL
- Salvaguardare il potere di acquisto nei CCNL attraverso un indicatore realistico (indice dei prezzi armonizzato europeo)
-La durata dei CCNL con cadenza di tre anni intervallato dalla contrattazione di secondo livello
- Certezza sugli aumenti salariali con decorrenza alla scadenza del CCNL
- Favorire e allargare la contrattazione di secondo livello con la detassazione e la decontribuzione degli aumenti pensionabile
- Prevedere regole nei CCNL di esigibilità della contrattazione aziendale o territoriale con un salario per obiettivi
- La democrazia e la rappresentanza certificata

Il documento di Confindustria.

Nel documento di Confindustria si chiede lo sganciamento dell'evoluzione del salario dal potere di acquisto, la dinamica salariale è tutta subordinata alla produttività del sistema economico/produttivo del settore o aziendale.
Si afferma la supremazia dell'azienda sul lavoro.
E' UN SISTEMA CHE GUARDA SOLO ALLA SUA RAPPRESENTANZA E, QUINDI NEGA IL MODELLO UNIVERSALE.
- Non c'è alcun legame con una politica dei redditi più equa ed a tutela dall'inflazione, manca ogni relazione con il fisco;
- Sul salario prevede che l'inflazione importata sia depurata dagli aumenti energetici;
- Vuole il calcolo degli aumenti contrattuali su un valore medio più basso di quello attuale;
- Prevede contratti triennali e una possibilità di contrattazione di secondo livello secondo l'attuale prassi, quindi non l'estensione;
- Nel documento si prevede la possibilità di deroghe aziendali all'applicazione di contratti collettivi, sia per parti economiche che per parti normative;
- Si introducono principi di superamento del principio di tutele universali in materia di sostegno al reddito, sanità, mercato del lavoro, ecc;
- Si prevede uno snaturamento della bilateralità fin qui conosciuta, introducendo una sorta di gestione di strumenti attivi e selettivi delle tutele (certificazione
dei contratti, formazione, ammortizzatori);
- Si introduce il principio delle sanzioni della contrattazione sindacale, prevedendo delle penali per le organizzazioni che non rispettano le procedure, mentre nessuna norma è prevista per l'impresa inadempiente.
In merito alla rappresentanza propone che la certificazione avvenga tramite INPS.

LA CGIL CHIEDE DI RITORNARE ALLA PIATTAFORMA UNITARIA
PER RESPINGERE L'ATTACCO DI CONFINDUSTRIA E DEL GOVERNO E
CONQUISTARE RISPOSTE CONCRETE PER LAVORATORI E PENSIONATI

Sporco negro: pestaggi e umiliazioni

Vittime: rumeni, marocchini, ma soprattutto neri. Mentre c’è chi minimizza («solo episodi»), in un paese armato di rabbia e di paura si moltiplicano le aggressioni agli immigrati. «Non crederai mica di poter entrare dappertutto solo perché adesso ha vinto Obama». Comincia così, davanti a una discoteca padovana, il viaggio al termine dell’intolleranza italiana, in questa notte della convivenza che si lascia dietro insulti, rabbia, botte e sprangate come non se n’erano mai viste: il catalogo è deprimente, ma è questo. Si chiama Pietro, ha 24 anni, studia Economia a Ca’ Foscari, l’università di Venezia, e ha deciso di passare la serata al Victory di Vicenza, una discoteca. Gli amici entrano, lui si attarda a parlare con uno di loro, poi, alla porta d’ingresso, quelle parole: «Non crederai mica di poter entrare dappertutto solo perché adesso ha vinto Obama». Pietro è un cittadino italiano di colore: aveva 4 anni quando i suoi genitori lo hanno adottato, strappandolo al mattatoio del Burundi. Lui e altri due piccoli ai quali avevano sterminato la famiglia, tutti e tre figli della coppia: operatori penitenziari ai quali non resta che presentare un esposto in Procura perché a Pietro è stato impedito di entrare in un pubblico locale per motivi razziali, per il colore della sua pelle. Alla faccia dell’articolo 3 della costituzione, che troppi sembrano aver dimenticato, mentre un ripasso farebbe proprio bene: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

Quelli della discoteca si sono difesi dicendo che il ragazzo non è stato fatto entrare perché ubriaco, anche se l’uscita su Obama dimostra tutt’altro, ma Pietro li smentisce. E suo padre aggiunge: «Non vogliamo avere ragione a tutti i costi, ma vogliamo la verità». La stessa frase pronunciata, un mese fa, dal padre di Emmanuel Bonsu, il 22enne ghanese che dichiarò di essere stato pestato, a Parma, dai vigili urbani. Pestato, ingiuriato, obbligato a spogliarsi e a fare piegamenti con una bottiglia di acqua in testa. Quindi rispedito a casa con una busta, con sopra vergate le sue generalità: «Emanuel Negro». Anche quelli si difesero, accusando il ragazzo di essere il palo degli spacciatori e di aver fatto resistenza a pubblico ufficiale, ma la scorsa settimana il pm che segue il caso ha squarciato il velo su quelle false accuse e sui reati di cui dovranno rispondere gli agenti, dieci in tutto: percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d’ufficio, con l’aggravante dell’abuso di potere. Emmanuel è stato operato all’occhio tumefatto ma ha ancora paura di uscire da casa, perché ha ricevuto cinque lettere di minaccia, come non fosse bastato sentirsi dire, dentro il comando: «Confessa, scimmia. Sei solo un negro». Chi siano quei dieci, lo decida il lettore.

«Episodi isolati», ha fatto sapere il sindaco di Parma. Certo quei vigili non devono aver dato il buon esempio se, dieci giorni dopo la notizia del pestaggio, Boakye Danquah, 35 anni, anche lui ghanese, è stato aggredito su un bus da due albanesi che si sono sentiti molto bianchi e molto autorizzati a farlo sloggiare dal sedile che occupava nel bus, mandandolo all’ospedale. Razzismi di seconda mano, matrioske dell’intolleranza, come quello dei due romeni che, a Ragusa, lo scorso 24 ottobre, hanno aggredito un somalo, al grido di «sei un nero» regalandogli una prognosi riservata e regalandosi un’accusa di tentato omicidio, aggravato dall’istigazione razziale.

Una sorta di reazione a catena, il più debole – oggi, il nero – a soggiacere: una rivalsa-parificata per l’intolleranza e le aggressioni che anche a romeni e albanesi tocca subire. Pure da morti. «Bruciate ancora rumeni di merda», hanno scritto il 2 ottobre su un muro di Sesto San Giovanni, accanto al luogo dove, pochi giorni prima, un ragazzino romeno era morto a causa di un incendio.

Romeni e albanesi sono, nel sondaggio Ispos-Magazine, i meno sopportati tra gli immigrati. I reati odiosi di cui alcuni connazionali si sono macchiati hanno fatto spesso terra bruciata nei giudizi sulle due comunità, specie quella romena (la più numerosa oggi in Italia, con quasi 500mila presenze), che ha ereditato anche il ruolo di capro espiatorio: se ai tempi del delitto di Erika&Omar a Novi Ligure all’inizio fu caccia all’albanese, oggi la parte tocca al romeno, come accaduto il 2 novembre a Bolzano, quando un ragazzo di 16 anni, che aveva rotto una porta-finestra, non ha trovato di meglio, per giustificarsi, che simulare una rapina ad opera di due romeni, rimediando una denuncia alla procura dei minori. Ed è romena Ana Demian, 21 anni, studentessa di economia che, a Cagliari per il progetto Erasmus, s’è vista rifiutare una camera per via della sua carta d’identità, nonostante lo spot «Piacere di conoscerti» che il governo romeno manda in onda sulle reti televisive italiane. Ed è albanese Stefano M, 19 anni, in coma, a Genova, per le sprangate ricevute da un tizio di Cogoleto che frequentava il suo stesso oratorio e che da tempo lo minacciava: «Sporco albanese, prima o poi ti ammazzo ». Fino a quando non ci ha provato, sfondandogli il cranio, nonostante i carabinieri fossero già stati messi sull’avviso, per via delle continue provocazioni razziste. È accaduto a metà ottobre, a un mese di distanza dall’omicidio, a Milano, di Abdul Guibre detto Abba, cittadino italiano originario del Burkina Fasu, sospettato dai gestori di un bar, padre e figlio, di aver preso dei biscotti dal banco e sprangato a morte. E dalla strage di Castelvolturno, sei neri ammazzati dalla camorra, per dare un segnale, subito raccolto dalle scritte razziste apparse sui muri di Roma: «Minime in Italia: Milano -1, Castelvolturno -6». La temperatura dell’odio.

Ma poi, episodio davvero isolato, quello degli agenti municipali di Parma? Mica vero se lo scorso 25 settembre, quattro vigili urbani di Milano sono stati condannati (pene tra i 3 anni e gli 8 mesi) per aver fermato senza motivo una donna ucraina, averla denunciata come ambulante, insultata e presa a schiaffi, fabbricando persino prove a suo carico e falsificando i verbali. E il senegalese Diop Moussa ammanettato e scaraventato a terra il 9 ottobre davanti agli occhi del figlio (e dei suoi compagni) che aveva appena accompagnato a scuola per un diverbio con i vigili sul parcheggio dell’auto? Sì, sempre a Milano, dove un lavavetri romeno, il giorno seguente, ha accusato un agente municipale di averlo picchiato, davanti a 4 testimoni. Reazioni? «Andiamoci cauti, niente caccia alle streghe».

Allora lasciamo le strade e saliamo su un bus. Per esempio su quello che va da Bergamo a Seriate, dove due studentesse raccontano a L’Eco di Bergamo ciò a cui hanno assistito: quando una donna ha dichiarato di non trovare più il cellulare, il controllore si è avvicinato a un romeno, decidendo che fosse lui il ladro, facendogli togliere il giubbino, poi il resto fino a intimargli di levarsi le mutande. Niente, del telefonino nessuna traccia, ma il controllore non s’è fermato: ha tolto 70 euro dal portafoglio dell’uomo e li ha dati alla donna come indennizzo, gridando dietro al romeno, durante il prelievo: «Metti le mani qui che ti spacco le dita e ti mando all’ospedale».

Certo, c’è anche il bus di Ozzano dell’Emilia, nel Bolognese, dove è stato denunciato un autista che ha fatto inginocchiare sullo scuola-bus un bambino marocchino di 11 anni «perché non stava buono». E poi c’è la storia di Varese, sempre in ottobre, che fa tornare alla mente Rosa Parks e quell’autobus di 50 anni fa, a Montgomery, Alabama, visto che ad Anna, 15enne di origini maghrebine, i compagni di viaggio, studenti lombardi, prima hanno detto «marocchina di merda» e poi l’hanno obbligata a cedere il posto «non suo, perché non italiana». A suon di botte: per Anna occhi pesti, collare cervicale e naso rotto.

E la politica? Non resta a guardare: ribolle di indignazione o soffia sul fuoco. Specie se in campagna elettorale. Finendo, a volte, per scottarsi. Come a Trento, dove la Lega ha coperto la città di manifesti con lo slogan: «Dellai ha rovinato le piazze, noi le ripuliamo». Nell’immagine immigrati e poliziotti nei giardini di piazza Dante. Senonché i due tizi ritratti sul manifesto, cittadini polacchi incensurati, non hanno gradito la scelta di passare per delinquenti e nonostante l’onorevole leghista Fugatti abbia spiegato che era solo un messaggio «perché i giardini devono essere trentini », i due hanno denunciato per diffamazione il suo partito. Anche se, proprio in Trentino, ci sono nuovi esempi di integrazione come racconta l’ingresso dei bambini marocchini nella Sat, lo storico sodalizio dell’alpinismo. Eppure di questi tempi è come se i mille esempi di convivenza, che hanno fatto l’Italia degli ultimi anni, fossero messi in mora da quest’aria che tira e che libera folate di rabbia pure sulla storia, a suo modo esemplare, di Gabriel Bogdan Ionescu, il giovane pirata informatico romeno, condannato in primavera a 3 anni e un mese dal Tribunale di Milano per i suoi traffici di hacker bancario e ora primo classificato al test di ingresso alla facoltà di Ingegneria Informatica del Politecnico di Milano. Come se il genio (matematico, nel caso) dovesse fare la fila e chiedere permesso (magari di soggiorno) per trovare lavoro.

Pregiudizio. Ostilità. E violenza. Il catalogo dell’ultimo mese non è finito ed è davvero impressionante: a Figline, in Toscana, sono stati condannati, con l’aggravante del razzismo, due giovani italiani che hanno sprangato due operai kosovari; poi ci sono stati i raid di Roma: uno contro un ragazzo cinese, uno contro tre immigrati di origine egiziana; e quello di Castronno, in provincia di Varese, dove un naziskin ha picchiato dei dominicani. «Sporco marocchino vai a cucinare a casa tua», pronunciato da standisti del Salone del Gusto, ha innescato una rissa a Torino, dove venti giorni prima, il 9 ottobre, è stata rinviata a giudizio la donna che ha insultato una donna, sempre di origini marocchine, a colpi di «Hitler aveva ragione». E «sporco negro» per Assuncao Benvindo Muteba, 24 anni studente angolano, massacrato di botte a Genova, mentre più fantasia ha mostrato quella maestra elementare di Milano che alla mamma di un bambino di colore, da lei adottato, ha urlato: «Signora, riporti suo figlio nella giungla».

Variante infantile dell’invito «torna in Africa a mangiare le banane» pronunciato l’11 ottobre da un giocatore del Novendrate, campionato provinciale comasco, all’avversario Cheikh Cissé e, il 19 ottobre, da un arbitro di basket pavese nei confronti di un giocatore della Bopers Casteggio, durante un incontro di serie D. Perché lo sport non resta mai indietro e anzi, su certi temi - le curve insegnano - detta persino la linea. E accade così che il cerchio, sui razzismi di casa nostra, si chiuda in un campo da calcio, molti chilometri più a sud, due domeniche fa. E nel nome del nuovo presidente Usa - che ha fatto pure da incipit a questo viaggio - citato dalla rabbia di chi, e sono tanti, a casa nostra è rimasto spiazzato dall’esito dell’elezione americana, visto che a Mahamadou Sakho, portiere senegalese del Sogliano, campionato d’Eccellenza pugliese, hanno gridato dietro, sì, «sporco negro», ma aggiungendo all’insulto «fratello di Obama». A imperitura difesa della pura razza italiana.
Autore: Cesare Fiumi
Fonte: http://www.corriere.it

giovedì 13 novembre 2008

06 22 22: il call center dell'Alitalia sta perdendo la sua voce

06 22 22

Numero Unico Call Center Alitalia

IL CALL CENTER DELL’ALITALIA STA PERDENDO LA SUA VOCE!





  Alicos: l'isola degli ignoti  

1600 Lavoratori di Alicos a Palermo
1600 Famiglie
stanno perdendo il proprio lavoro
nell'indifferenza dell'opinione pubblica
e delle istituzioni!
Viviamo da settimane nella più completa incertezza sul nostro futuro

Lanciamo un appello a CAI affinchè confermi il contratto con Alicos
perchè questa è la condizione essenziale per difendere il nostro posto di lavoro, il nostro futuro
Nella vicenda Alitalia siamo i lavoratori invisibili di cui nessuno parla!
Rispondiamo ai clienti Alitalia 7 giorni su 7, 24 ore su 24
da più di 7 anni
con competenza e professionalità da tutti riconosciuta!
gestiamo 2 milioni di chiamate all'anno, 500 mila biglietti venduti
.....eppure nessuno parla di noi!
SIAMO LA CASSA E LA VOCE DI ALITALIA
MA NESSUNO CI ASCOLTA!!!

MODELLO CONTRATTUALE, LA PROPOSTA DI CONFINDUSTRIA TI TOGLIE SOLDI


Il nuovo modello per i rinnovi economici dei Contratti Nazionali di Lavoro, proposto da Confindustria, peggiora i diritti economici dei lavoratori, soprattutto con riferimento alla tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni.

I cambiamenti proposti da Confindustria al modello contrattuale in vigore sono TRE e su ogni punto c’è una perdita secca di reddito per i lavoratori e le lavoratrici:

1. Il rinnovo economico del Contratto, verrà basato su di un valore punto predefinito per tutti i settori (Chimici,TLC, Metalmeccanici, Commercio, Bancari, ecc) e sarà attestato mediamente a 15,74 euro, che risulta, tra il 10% e il 30% più basso del valore punto attualmente adottato dal Sindacato nei singoli settori di cui sopra (mediamente è infatti pari a 18 euro). Se proiettassimo il nuovo metodo di calcolo di Confindustria sui quattro anni di contratto appena passati, otterremmo, che la perdita attribuibile alla riduzione del valore punto è di circa 951 EURO per ogni lavoratore/lavoratrice.

2. L’inflazione con cui si rinnovano i contratti di lavoro verrà depurata (diminuita) della componente energia. Sostanzialmente si sottrae al valore dell’inflazione con cui si rinnovano i Contratti di Lavoro la percentuale di inflazione determinata dall’aumento del costo dell’energia importata dall’estero (Petrolio, Elettricità, Gas).
Se proiettiamo questa proposta di Confindustria nel periodo 2004-2008, succede che l’indice generale inflattivo registra una crescita media annua del 2,5% mentre quello depurato dell’energia del 2,1%. Questo avrebbe significato per ogni lavoratore/lavoratrice una ulteriore perdita di circa 406 euro da aggiungere a quella del punto 1.

3. Confindustria, inoltre, ha previsto nel nuovo modello, che, il recupero dell’inflazione può avvenire solo sulla base di uno “scostamento significativo” senza però definire cosa è e quanto è uno “scostamento significativo”. Tale elemento, lascia margini di perdita di potere d’acquisto in base alla definizione di “significativo”: ad esempio, se lo scostamento fosse dello 0,3%, con un parametro ritenuto “significativo” di Confindustria di 0,4%, ciò comporterebbe una perdita di 1,2 punti in quattro anni, ovvero 258 euro per ogni lavoratrice e lavoratore da sommare alle perdite dei punti 1 e 2.


Bisogna ricordare, inoltre, che grazie al modello di Confindustria il problema della cosiddetta inflazione importata e, nello specifico, il problema dei costi dell’energia importata, ricadrebbe solo sui lavoratori dipendentie per ben 4 volte:

• la prima pagando le bollette dell’energia di casa,
• la seconda pagata al benzinaio
• la terza volta pagata con la crescita dei prezzi al consumo

ed ora grazie a Confindustria anche con:

• una penalizzazione economica negli aumenti di stipendio derivanti dal rinnovo economico del contratto nazionale di lavoro.

Quanto sopra esposto, può essere raffrontato con la dinamica effettiva delle retribuzioni registrata dall’Istat tra il 2004 e il 2008 in cui l’applicazione del Protocollo del 23 luglio1993 (con parametro di riferimento l’inflazione attesa) ha portato una crescita del potere d’acquisto dei salari contrattuali di 2,1 punti in 5 anni. Se tornassimo indietro nel tempo ed applicassimo il modello proposto da Confindustria, registreremmo una perdita cumulata di –2,2 punti, equivalente a –1.357 euro (punto 1 + punto 2) a cui andrebbe aggiunta la eventuale perdita del punto 3 una volta che venisse definita compiutamente da Confindustria.

Conclusioni


In breve, anche se Confindustria sostiene che i salari nominali dovrebbero crescere da qui al 2011 di 2.503 euro, secondo le nostre stime dovrebbero invece crescere di 3.357 euro. Tra i due modelli c’è una differenza in meno per ogni lavoratore/lavoratrice di 854 euro, di cui 453 euro sulle sole retribuzioni da contratto nazionale.
Questo avendo sempre a mente che sui dati certi, relativi al passato (2004-2008), senza margini di errori previsionali, si è registrata un aumento reale delle retribuzioni contrattuali di 443 euro a fronte della perdita che invece si sarebbe avutase fosse stato applicato il modello Confindustria, perdita pari a –674 euro.
Quindi, considerato il mancato guadagno, la perdita per ogni lavoratore/lavoratrice, sarebbe stata pari a –1.117 euro complessivi.


SLC CGIL ROMA E LAZIO
CGIL, SEMPRE DALLA TUA PARTE

mercoledì 12 novembre 2008

Comunicato Slc Cgil Roma e Lazio

LETTERA APERTA ALLE LAVORATRICI ED AI LAVORATORI

Care Colleghe, Cari Colleghi,
ci stiamo avviando ad affrontare nelle prossime settimane almeno 3 passaggi fondamentali per il mondo del lavoro, passaggi cruciali per tutti i lavoratori dipendenti,i precari, i pensionati.
Nello specifico si affronteranno le seguenti questioni:
1. La revisione del modello contrattuale (come si rinnovano i contratti nazionali entro 12/08)
2. Il rinnovo del contratto nazionale di settore delle TLC (piattaforma entro 12/08)
3. La revisione dello stato sociale e delle norme sul lavoro (già avviata)

E’ chiaro che si apre dunque una fase decisiva per il futuro dei livelli di vita e di condizione di lavoro di tutti i dipendenti a reddito fisso del Paese.
Non vi nascondiamo che come CGIL ci apprestiamo a questi appuntamenti con molte preoccupazioni derivanti dalla situazione economica del Paese e dallo stato dei rapporti con CISL e UIL nonché dall’aggressione ai diritti del lavoro che è ripartita da parte del Governo e di Confindustria.

La nostra preoccupazione dipende dal clima che si respira in Italia nei confronti del mondo che noi rappresentiamo, dalle norme sul lavoro già “toccate” dal DL 112 di Giugno e dai continui attacchi verbali al lavoro provenienti da parte padronale (i fannulloni, il costo del lavoro alto, le regole che ingessano le imprese, l’eccessiva crescita delle retribuzioni, la scarsa produttività, ecc) il tutto si sta consumando nel silenzio generale e con una stampa giornalistica e radiotelevisiva che quotidianamente o tace o manipola le informazioni. Ma attenzione, oggi, l’attacco al lavoro è più subdolo e quindi più pericoloso del 2003.
Una differenza balza subito agli occhi ed è relativa al modo seguito dal governo per affrontare in questa legislatura i problemi del lavoro: a differenza della XIV legislatura, in cui il Libro Bianco (ottobre 2001) segnò all’inizio un disegno strategico esplicito di attacco ai diritti del mondo del lavoro, culminati nella proposta di modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, qui l’azione è sicuramente meno appariscente, ma non meno devastante. Se volessimo concentrare il succo in una parola, potremmo scegliere il termine “frantumazione”.
Stavolta, anziché l’attacco frontale, si è scelta la via della frantumazione dei diritti, con l’obiettivo evidente di favorire la frammentazione del mondo del lavoro, segmentare i suoi interessi, in modo da impedire, o comunque rendere molto più difficile aggregare l’azione dei lavoratori e del sindacato.
Il tempo scelto non è casuale, non solo per la vicinanza con una vittoria elettorale e sociale di vaste dimensioni, e del conseguente sbandamento delle forze di opposizione, parlamentare e non, ma anche per una ragione più di fondo: le misure che incidono sul Protocollo Welfare del 23 luglio ’07 votato ed approvato da 5 milioni di lavoratrici e lavoratori e sulla sua legge attuativa colpiscono norme che non sono ancora per gran parte divenute esigibili, o che non sono ancora divenute patrimonio comune dei lavoratori, quei miglioramenti alle condizioni di vita e lavoro di milioni di persone si possono quindi eliminare, con la complicità dei mass media, nel più assoluto silenzio.
Di qui la necessità di un capillare lavoro di spiegazione ed orientamento nell’organizzazione a tutti i livelli, ed in particolare nel rapporto con i lavoratori, dispiegando rispetto ai colpevoli silenzi dei giornali e della stampa radiotelevisiva una vera e propria campagna di controinformazione della CGIL.
Per questo crediamo che sia utile informare tutti dei provvedimenti in materia di lavoro già presi dal Governo attraverso il DL 112/08 ed il DL 97/08:
• Riposi Settimanali: il periodo di calcolo non è più settimanale ma è calcolato come media in un periodo non superiore a 14 giorni.
• Appalti: Cancellate le norme Visco/Bersani sulla responsabilità in solido della società committente (sostanziale reintroduzione del massimo ribasso nelle gare di appalto sulla manodopera e servizi)
• Cancellati gli Indici di Congruità servivano agli ispettori per contrastare il lavoro nero
• Cancellato l’obbligo del cartellino per il personale degli appalti (apertura al lavoro nero con personale non più immediatamente identificabile)
• Cancellato l’obbligo di registrazione immediata dell’assunzione (ricordate i morti sul lavoro che risultavano tutti in periodo di prova o assunti il giorno stesso, e che in realtà erano lavoratori in nero?)
• Deroghe Contrattuali: il testo prevede che le norme di legge sui riposi giornalieri, le pause, il lavoro notturno e le modalità per la sua introduzione sono derogabili tramite specifiche disposizioni dei CCNL. In assenza di tali disposizioni, possono intervenire i livelli contrattuali territoriali ed aziendali;
• Dimissioni in bianco: Si cancella le legge 188/07 sulle dimissioni volontarie ripristinando l’incivile pratica che grava soprattutto sulle giovani donne
• Part Time: È cancellato il disincentivo, previsto dal Protocollo, al part time fino a dodici ore, il che collegato allo sconto fiscale per il lavoro supplementare, renderà sempre più forte la richiesta delle imprese solo di part time brevi.
• Contratti a Termine: il Protocollo imponeva dopo 36 mesi di utilizzo la trasformazione a tempo indeterminato,con un’unica deroga, da svolgersi presso le Dpl. Ora il lavoro a tempo determinato è possibile anche per l’ordinaria attività dell’impresa, puntando quindi a sancirne l’equivalenza con il “normale”rapporto di lavoro fisso; non solo: ora si può derogare a qualsiasi livello di contrattazione al vincolo di legge della trasformazione dopo 36 mesi a tempo indeterminato
• Disabili: si ripristina l’art. 14 del dlgs 276/03 per cui un’impresa sarà in regola appaltando il lavoro sufficiente a coprire l’occupazione obbligatoria dei disabili in cooperative sociali in cui essi saranno confinati compromettendo dunque la norma solidaristica dell’integrazione organica del disabile nei cicli lavorativi “normali”.
• Mense Aziendali: sono stati ridotti di circa il 30% i vantaggi fiscali sulle mense aziendali alle imprese, o meglio, il costo fiscale delle mense è aumentato per le imprese del 30%; quanto dureranno quelle esistenti?
• Tasso di Inflazione Programmato: è quello con cui si rinnovano i contratti nazionali di lavoro, ebbene è stato fissato dal governo all’ 1,7% a fronte del 4% reale; i contratti si rinnoveranno dunque a meno del 45% del valore reale dell’inflazione!!!

Ed inoltre ci sono altri interventi di modifiche peggiorative su apprendistato, reperibilità, lavoro a chiamata, voucher stagionali, malattia, tutti temi che per spazio e tempo illustreremo in apposite assemblee.
Come vedete è un attacco chirurgico, settoriale, contenuto e diluito in due mega DL di cui ancora si stenta a conoscere gli esatti contenuti e confini ma di cui è chiaro l’obiettivo :

il lavoro dipendente con un reddito annuo sotto i 30000 € lordi.

Ora ci fermiamo qui.
Per il momento è importante avviare un percorso di conoscenza che risvegli una coscienza collettiva del mondo del lavoro perché è evidente che siamo dinanzi ad una svolta cruciale che si giocherà in termini pesanti sui punti elencati su in alto e sui quali produrremo nei prossimi giorni ulteriori documenti informativi nella consapevolezza che siamo solo ad interventi preparatori di quello che sarà nelle prossime settimane uno scontro durissimo.
SLC CGIL ROMA E LAZIO

lunedì 10 novembre 2008

Comunicato Cgil Cisl Uil, 10.11.08

ALMAVIVA: AL VIA CONFRONTO PER TUTELA OCCUPAZIONE

Il giorno 6 novembre si è svolto presso l’Unione industriale di Roma l’incontro fra l’Azienda Almaviva, le Segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL ed il Coordinamento nazionale delle RSU. L’incontro ha avuto come oggetto l’andamento economico del Gruppo e la situazione delle varie commesse in relazione ai livelli occupazionali.
Nel presentare per la divisione CRM un valore della produzione per il 2007 pari a 163 milioni di euro ed un MOL di circa 3 milioni, l’Azienda lamenta perdite per 14.000.000 di euro. In particolare è stata sottolineata dall’Azienda l’incidenza delle penali legate alla scarsa qualità su alcune commesse, il costo del lavoro legato all’utilizzo di personale in somministrazione, l’abbassamento dei margini di guadagno dovuto all’incidenza del costo del lavoro sul prezzo delle commesse (l’Azienda sostiene che per Telecom Italia i prezzi di Almaviva siano al momento più cari del 14.5% rispetto a quelli della concorrenza, indice che Almaviva deve compensare con un ribasso equivalente), la rigidità e la scarsa efficienza di alcuni processi aziendali.
Venendo all’analisi delle singole sedi, è emersa una situazione “a macchia di leopardo”.
Sulla sede di Palermo notevole è la preoccupazione sulla tenuta complessiva a seguito della decisione di Wind di cambiare politica, interrompendo il rapporto esclusivo con Almaviva. Tale scelta ha fatto registrare una riduzione dei volumi 2008 su 2007 pari al 25%. Questo calo è stato in parte compensato dalla commessa Sky e dal ricorso alle ferie.
Per la sede di Catania l’Azienda dichiara, invece, di attendere una crescita progressiva grazie alla commessa Enel e ad un aumento dei volumi di Vodafone.
Per la sede di Milano l’Azienda dichiara un generale trend di crescita grazie al buon andamento delle commesse Edison, Siemens e Comune di Milano. Buone prospettive anche grazie alla commessa Sky (sono previste 100 nuove postazioni di lavoro).
Per quanto riguarda Alicos, l’Azienda dichiara che circa il 62% della forza lavoro è impegnato sulla commessa Alitalia, il 32% invece lavora sulla commessa TIM. Per quanto riguarda il call center Alitalia la situazione è legata agli sviluppi della vertenza Alitalia. L’azienda vanta infatti un credito di 7 milioni di euro alla data del 29 agosto. La prima condizione per evitare il fallimento è che ci sia continuità del servizio con Cai. A riguardo l’Azienda dichiara di attendere che si apra il confronto per il rinnovo del contratto, fermo restando che il destino del debito rimane condizione imprescindibile per il futuro. Per quanto riguarda la parte che si occupa della commessa TIM, anche su questa sede l’Azienda dichiara di scontare le difficoltà legate all’imprevedibilità dell’offerta di chiamate da parte del committente. La flessione delle chiamate è stata è stata stimata nell’ordine del 40%.
In relazione alla situazione di Atesia, l’Azienda dichiara che il problema legato ai flussi di TIM è molto preoccupante. La flessione delle chiamate al 2° semestre del 2008 è stimata al 25%. Per l’Azienda un altro problema legato alla commessa TIM deriva dall’imprevedibilità dei flussi giornalieri e le conseguenti ricadute sull’ organizzazione del lavoro. Questa situazione è stata in parte tamponata dalla campagna “residenziali Edison” (l’esclusiva Atesia termina a metà novembre). La chiusura della campagna TIM outbound è stata compensata (110 FTE) invece dalla commessa per il Comune di Roma. Su Atesia l’Azienda dichiara infine un costo del lavoro superiore dell’8% rispetto a Palermo, in virtù della maggiore anzianità contrattuale e degli sgravi che insistono sulla regione Sicilia.
A Napoli l’Azienda dichiara una situazione complicata. Pur trattandosi di un sito dalle potenzialità tali da poter far delineare all’Azienda stessa un futuro di espansione occupazionale, l’attuale forte criticità del parametro della qualità erogata ha portato Vodafone, a preannunciare, in assenza di una netta inversione di tendenza, il ritiro della commessa, con il conseguente reale pericolo di tenuta del Centro stesso. Un ulteriore elemento di preoccupazione per l’Azienda deriva dal fatto, infine, che a breve Vodafone introdurrà un quinto outsourcer, aumentando quindi una concorrenza già oggi molto forte.
Sulla base di queste considerazioni l’Azienda ha quindi affermato che tre sono i punti di forte criticità che incidono sull’intero gruppo:
- la riduzione dei volumi;
- la forte incidenza delle penali riguardanti il mancato raggiungimento degli obbiettivi di qualità;
- l’incidenza dell’assenteismo sul costo complessivo delle commesse.
A questi problemi l’Azienda ritiene di poter porre rimedio evidenziando tre aree di intervento:
1) Flessibilità: introducendo l’orario multi periodale, l’orario spezzato, una diversa gestione delle ferie e degli straordinari.
2) Qualità delle prestazioni: attraverso strumenti di misurazione e monitoraggio della produttività in termini quantitativi e qualitativi.
3) Produttività: incidendo sui fenomeni di assenteismo e con un programma di efficientamento dei processi aziendali.
A questo punto come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, nell’esprimere forte preoccupazione sulla situazione del Gruppo Almaviva – anche alla luce della congiuntura economica generale e del settore che non aiutano e che fanno registrare una riduzione dei ricavi dei committenti e un dumping esercitato da imprese scorrette – abbiamo preso atto delle dichiarazioni aziendali, riservandoci di verificare la corrispondenza di quanto detto, in relazione alle specifiche condizioni delle diverse commesse, direttamente con tutte le RSU e i lavoratori. Più volte infatti Almaviva ha dichiarato criticità poi superate.
In ogni caso i dati forniti evidenziano difficoltà dove pesano soprattutto inefficienze organizzative e gestionali di cui il management aziendale è l’unico responsabile e che non sono imputabili ai lavoratori di Almaviva. Lavoratori che anzi stanno non da oggi dimostrando grande senso di responsabilità e – nella stragrande maggioranza dei casi – ottimi livelli di performance.
Come Sindacato ribadiamo ovviamente tutta la nostra disponibilità ad una discussione franca e trasparente che abbia al centro la salvaguardia occupazionale, ma a condizione che l’azienda dimostri altrettanta serietà. Cioè che tutto non si riduca all’ennesimo tentativo di ridurre diritti e tutele. Dichiariamo già oggi infatti che saremo indisponibili a qualsivoglia deroga contrattuale o “artificio” in tema di flessibilità.
Sul tema della qualità come parte sindacale siamo inoltre disponibili, non da ora, a fare la nostra parte purché questo si coniughi con una forte attenzione al tema della formazione del personale e dell’adeguamento dei sistemi operativi. Il tema non può essere infatti strumentalizzato, magari per introdurre forme di controllo a distanza su ogni singolo lavoratore. Ipotesi che – semmai fosse presentata dall’azienda – non potremmo che contrastare con tutti i mezzi.
Sempre sul tema dell’efficienza, riteniamo che possa essere costruttivo un confronto, purché sia a 360°, ovvero che vada a verificare e correggere quelle inefficienze aziendali più volte segnalate e mai realmente superate. Inoltre è stato ricordato all’azienda che qualsiasi strumento di monitoraggio del lavoro non può e non deve prescindere dalla legislazione vigente e dalle tutele previste dal CCNL.
In tema di assenteismo come Segreterie Nazionali abbiamo ribadito all’azienda che il luogo di confronto in realtà esiste già: si tratta di dare vita a quell’Osservatorio paritetico, proposto dal sindacato, che l’azienda aveva accettato. L’Osservatorio per noi potrà avere però una funzione di monitoraggio e di attenzione al tema, salvaguardando il diritto e le tutele per la malattia previste da leggi e CCNL. Il tema è infatti delicato e non può essere in nessun caso strumentalizzato per colpire chi, spesso proprio per l’attività stressante e ripetitiva tipica dei call center, ha invece bisogno di più aiuto e assistenza e non di penalizzazioni.
Chiarite le posizioni di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL, come Segreterie Nazionali abbiamo quindi proposto l’istituzione di un tavolo tecnico nazionale (composto dall’Azienda e da 15 membri del coordinamento rappresentativi delle diverse realtà) nel quale si possano affrontare i temi, eventualmente concordando – se vi saranno le condizioni di merito – soluzioni condivise da implementare ed adattare poi sede per sede.
L’azienda si è detta d’accordo a rinviare alla costituzione dell’Osservatorio nazionale il tema dell’assenteismo e ha convenuto con la proposta di metodo da noi indicata.
I lavori del gruppo tecnico sono stati fissati per il prossimo 11 di novembre. In base ai risultati dei lavori, il Coordinamento nazionale delle RSU sarà chiamato a decidere come proseguire la vertenza.



Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

La controriforma della scuola

LA CONTRORIFORMA DELLA SCUOLA

Meno ore di studio
Meno materie

Meno classi
Meno maestri

E LA CHIAMANO RIFORMA !!!

Conoscete i contenuti dei decreti Brunetta e Gelmini?

La mistificazione di televisione e stampa è che non ci sarà più quel grande spreco di 2 maestri per classe (ma i due maestri non sono MAI contemporaneamente in classe !!!) e i bambini non dovranno più passare tante ore a scuola (e dove saranno MENTRE PADRI E MADRI SONO AL LAVORO???). Lasciamo poi perdere i grembiulini e altre sciocchezze….
La riforma riguarda tutti gli ordini di scuole, iniziamo con i più piccoli.

COME FUNZIONA LA SCUOLA OGGI

La scuola primaria italiana è all’avanguardia in Europa. (Fonte Ocse)
Oggi, rispetto ai tempi del maestro unico, sono aumentati i contenuti (inglese, informatica, educazione al suono e alla musica, educazione alimentare, educazione ambientale, educazione stradale, educazione motoria). L’obiettivo della scuola di oggi infatti non è quello che i bambini imparino delle nozioni a memoria o facciano i “bastoncelli”, ma che i bambini imparino a “leggere” la realtà, a farsi delle domande e sapersi dare le risposte, per poter imparare ad affrontare le complessità del mondo moderno.

Come sarà la scuola del governo Berlusconi dal 2009

I programmi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria saranno essenzializzati (Traduzione: la scuola dell’infanzia tornerà ad essere un parcheggio per i bambini in età prescolare come era fino agli anni ‘70, e alla scuola primaria si tornerà a studiare solo italiano, matematica, storia e geografia).

Scuola dell’infanzia (Asili e Materne)

Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia a partire dal 2009 sono previste delle classi con orario solo al mattino, con una sola maestra, il numero massimo di alunni per classe viene portato a 30 e sarà possibile iscrivere i figli alla scuola dell’infanzia a partire dai 2 anni di età.
Quindi una sola maestra potrebbe gestire 30 bambini, anche di 2 anni!!!!!

Scuola primaria: (Elementari)

Per la scuola primaria si torna al maestro unico che insegna tutte le materie e l’orario è ridotto a 24 ore settimanali.
Attualmente l’orario è solitamente di 30-40 ore settimanali a seconda che la scuola faccia il tempo pieno o i moduli.
Dal 2009 l’assegnazione dei docenti alle scuole da parte del provveditorato verrà fatta in base al numero degli alunni iscritti e non più in base alle richieste ed alle esigenze delle famiglie all’atto dell’iscrizione.
Il numero massimo di alunni per classe passa da 25 a 30,
Il precedente governo Berlusconi era già passato da 21 a 25 !!!!
Insegnamento dell’inglese: oggi l’insegnamento dell’inglese è affidato ad uno dei maestri della classe, (se uno dei maestri ha la specializzazione in inglese), oppure ad un insegnante specialista. Il decreto prevede di eliminare 11.200 specialisti di inglese incaricando il maestro unico anche dell’insegnamento dell’inglese tramite un corso di 150 ore!!!
Insegnanti di sostegno: il numero di insegnanti di sostegno viene “congelato” ed è pari a quello relativo all’anno scolastico 06/07 e anche se dovesse aumentare il numero di alunni diversamente abili il numero di insegnanti di sostegno potrà nel tempo solo diminuire.


Inoltre, 130.000 posti di lavoro in meno nelle scuole!!!


Roma, 31 ottobre 2008 SLC CGIL ROMA E LAZIO

CGIL, sempre dalla Tua parte.

sabato 8 novembre 2008

Attacco al Diritto di Sciopero

Il governo attacca un diritto costituzionale dei lavoratori confermando i tratti illiberali della sua azione e la sua volontà di aprire un conflitto permanente con tutti i lavoratori dipendenti.
La CGIL denuncia che con l’annuncio pubblico da parte del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, della presentazione di un disegno di legge per la riforma del diritto di sciopero nei servizi pubblici e privati, il Governo palesa compiutamente i tratti illiberali che governano i suoi rapporti con il mondo del lavoro dipendente, spingendosi fino al rischio di mettere in discussione il diritto di sciopero ora garantito dalla Costituzione.
La Cgil dichiara la sua ferma contrarietà:
1. all’obbligo di referendum preventivo
2. all’obbligo per il lavoratore all’adesione preventiva individuale
3. all’allungamento dell’intervallo di tempo tra due scioperi
4. all’inasprimento delle modalità di revoca dello sciopero
5. alle sanzioni prefettizie
6. all’obbligo di forme di arbitrato collettivo che, per quel che si capisce, secondo il governo dovrebbero precedere ogni dichiarazione di sciopero e le procedure di raffreddamento e conciliazione già esistenti;
La Cgil denuncia il pericolo dell’introduzione di tratti autoritari anche nel governo del conflitto sociale che, invece, richiederebbe regole condivise ed esteso consenso.
Il complesso delle misure annunciate, conferma il chiaro intento del governo di introdurre ulteriori e immotivate restrizioni al diritto di sciopero e alla libertà sindacale in una situazione nella quale le regole attuali offrono già all’utenza una protezione che non ha eguali negli altri Paesi europei.
Nel merito la CGIL ribadisce la sua contrarietà: “Alla consultazione referendaria preventiva; all’allungamento dei tempi di intervallo, dato che già oggi, tra uno sciopero e l’altro, l’intervallo minimo è di 20 giorni; all’introduzione dello sciopero virtuale per legge; all’attribuzione ai Prefetti del potere di esecuzione delle sanzioni individuali deliberate dalla Commissione; all’attribuzione alla Commissione di poteri di conciliazione e arbitrato, cambiandone così la natura da organo di garanzia a ruolo di parte; alle proposte sulla revoca dello sciopero - conclude la nota - che già prevedono oggi un preavviso minimo di 5 giorni”.
Alitalia, Modello Contrattuale, RI-precarizzazione del mercato del Lavoro, Indebolimento dell’art.18, attacco al diritto di sciopero, tutto in soli cinque mesi di governo, tutto contro diritti giuridici ed economici dei lavoratori sotto la fascia dei 35.000 € di reddito, cresce sempre più in tutti noi la consapevolezza di essere al centro di un attacco premeditato e pianificato al mondo del lavoro dipendente che nulla ha a che vedere con la parola riformismo ma semmai assume sempre più i caratteri di puro revanscismo classista.

Roma 28 ottobre 2008
SLC CGIL ROMA E LAZIO
RSU SLC CGIL ROMA E LAZIO

Le bugie del ministro Gelmini

Ovvero, quando la realtà è molto diversa da quella che vorrebbe far credere il Ministro
AFFERMAZIONI COMPLETAMENTE FALSE

• La spesa è fuori controllo
Non è vero! In questi anni la spesa per la scuola è costantemente diminuita. Dati MPI dicono che negli anni '90 era il 3,9-4,0% del PIL, ora è del 2,8% del PIL
• Aumentano i docenti, diminuiscono i bambini
Non è vero! Dall'anno scolastico 2001/02 fino all'anno scolastico 2007/08 gli alunni sono costantemente cresciuti mentre i docenti sono calati del 4-5% (dati MPI)
• Il 97% della spesa per la scuola è destinata agli stipendi
Non è vero! La spesa per l'istruzione è composta da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in totale 52 mld. Per lo stipendio del personale si spendono 41 mld, che su 52 mld complessivi rappresentano il 78,8% del totale, una percentuale al disotto del 79%, che è la media europea.
• Vogliamo riqualificare la spesa per la scuola
Che cosa c'entra la riqualificazione con i tagli? Meno scuola, meno tempo, meno flessibilità, meno docenti, più moralismo bacchettone, meno educazione e più punizioni, non c'entrano nulla con la riqualificazione della scuola.

LA SUPERFICIALITA'

• I bambini hanno bisogno di un punto di riferimento, trascorrono troppo ore sui banchi
Hanno dunque sbagliato tutti, pedagogisti e insegnanti che hanno lavorato per decenni su una scuola elementare all'altezza dei tempi, più ricca e più vicina ai bisogni dei bambini e delle famiglie. Hanno sbagliato i bambini che amano la loro scuola, le famiglie che la difendono.

L'ARROGANZA

• Insegnanti che contestavano il ministro nel corso di un dibattito pubblico, sono stati costretti a rilasciare le proprie generalità
Uno Stato democratico prevede per i suoi cittadini la libertà di espressione, identificare chi esprime le proprie opinioni con strumenti democratici non solo rappresenta una pratica intimidatoria ma dà il segno concreto dell'incapacità al confronto.
• La scuola non è un ammortizzatore sociale, le persone che perdono il posto non sono un mio problema
No signor ministro, la perdita di 150.000 posti di lavoro, è un problema per ogni governo, lo dimostra la crisi Alitalia che, con la perdita di alcune migliaia di posti di lavoro, sta suscitando grande allarme e preoccupazione. Il destino delle persone non può essere affrontato con questa disinvoltura.

I VERI PROPOSITI DEL MINISTRO

• "L'istruzione è pubblica sempre, anche quando è svolta dalle scuole paritarie. Abbiamo bisogno di liberare risorse per poter garantire la libertà di scelta alle famiglie."

E’ difficilmente contestabile che tutta l'operazione estiva (fra manovra economica e Decreto Legge di fine agosto) non sia altro che una gigantesca svendita del patrimonio pubblico, rappresentato dalla scuola statale, per finanziare le scuole private.

Roma 31 ottobre 2008
SLC CGIL ROMA E LAZIO

mercoledì 5 novembre 2008

Piazza Navona, gli antefatti su YouTube

Dopo le provocazioni su YouTube, i finti persongaggi sospetti poi autoidentificatisi come i soliti noti fascisti di Casa Pound, ecco che l'imparziale Youtube ricostruisce i fatti, o meglio, gli antefatti degli scontri di Piazza Navona del 29 ottobre. I fascisti del Blocco studentesco avevano già postato un video in cui, con i dovuti accorgimenti sembrava proprio che lo scontro fosse partito da entrambe le fazioni, quella di destra e quella di sinistra. Avevamo già avuto modo di vedere che i fascisti erano sì armati di spranghe, ma non le avrebbero usate se non ci fossero state le provocazioni di quelli dei collettivi si sinistra. Tutto come riferito dal Governo e come dichiarato da Italo Bocchino all'uscita della seduta in Parlamento. Ma Youtube ha infinite fonti e i video - montaggi o smontaggi, come in questo caso, vengono presto smascherati. Ecco, infatti, le immagini - andate in onda tra l'altro in un servizio "pubblico" del Tg2 del giorno della mattanza - che mostra non i soliti scontri, ma cosa è successo prima della famosa aggressione "bipartisan". E se logica vuole che l'antefatto sia anche la causa di un fatto, basta guardare il post di «collsenzatregua» per capire cosa abbia scatenato l'ira dei collettivi, e cioè la preventiva aggressione del camioncino degli studenti e degli insegnati da parte del Blocco studentesco alle 10.30 del mattino, al momento della notizia dell'approvazione del decreto Gelmini. Ben prima, dunque, dei lanci delle sedie. La tesi del postatore è perciò: «legittima difesa». Visto anche che le forze dell'ordine a quella prima aggressione non erano intervenuti.
Visto quest'ultimo post, a rivedere il video di Casa Pound, che si limita a riprendere solo le botte da orbi che quell'aggressione preventiva aveva scatenato, non viene il benché minimo dubbio. L'uomo sulla cinquantina che i fascisti accusano di aver dato il la alla rissa altri non sarebbe che un insegnante del camioncino blu dei manifestanti aggredito dal Blocco. Insomma, altro che gioia tentavano di riportare gli studenti di destra. O almeno il tentativo di riportarla con la forza - chissà perché - deve non essere stato apprezzato dalla metà "triste" della piazza,visto l'epilogo.

Alessia Grossi
Fonte: http://www.unita.it

Perchè diciamo no alla proposta di Confindustria.

La Confindustria, con la sua proposta sul modello contrattuale, vuole:

1 - Utilizzare un indicatore senza l'inflazione derivante dal costo dell'energia per l'aumento dei minimi del contratto nazionale.Ciò significa:
■ per l'anno 2008 un punto in meno per la copertura dei salari;
■ che le famiglie pagheranno l'inflazione derivante dal costo dell'energia più delle imprese perché su di loro peserà anche la riduzione degli aumenti retributivi, oltre che i maggiori costi nelle bollette e nel prezzo della benzina;
■ che i lavoratori pagano due volte, mentre le imprese possono aumentare i prezzi ed il governo si guarda bene dal controllare le tariffe;

2 - Abbassare il valore medio delle retribuzioni sul quale fino ad ora sono stati rinnovati i contratti. Ciò significa:
■ una riduzione del 15% per i meccanici, del 20% per i trasporti; del 30% per i pubblici dipendenti.

3 - Riconoscere il recupero della maggiore inflazione solo se.... "significativo". Ciò significa:
■ programmare la riduzione dei salari perché l'incremento che non verrà riconosciuto con il rinnovocontrattuale e che viene escluso dal recupero sarà perso per sempre.
La CGIL ha detto NO a queste proposte di Confindustria perché vuole:
■ difendere ed aumentarci salari;
■ valorizzare il lavoro e, quindi, contrattare;
■ la garanzia di diritti universali per tutti i lavoratori e le lavoratrici.
La CGIL, come rivendicato nella piattaforma unitaria definita con CISL e UIL, vuole un modello contrattuale unico. Per questo non vogliamo un accordo solo con Confindustria. Se ci saranno tanti modelli contrattuali:
■ diversi per numero di anni e sul modo di calcolare gli aumenti, saranno le imprese a decidere dove associarsi e quale modello utilizzare ricercando le loro convenienze;
■ non avremo più diritti contrattuali universali per i lavoratori e le lavoratrici pubblici e privati, dell'industria e dei servizi;
■ la logica degli aumenti unilaterali e della divisione dei lavoratori prenderanno piede mentre il governo avrà più forza per tornare al contratto dei dipendenti pubblici per legge.
La CGIL, come rivendicato nella piattaforma unitaria definita con CISL e UIL, vuole l'estensione della contrattazione di secondo livello.
La proposta di Confindustria invece prevede che:
- aumentino a dismisura i vincoli e le procedure riducendo così la contrattazione;
- scattino le sanzioni se si discute in aziende di materie contrattuali;
- categorie ed RSU, imbrigliate da un pesante sistema di regole, non siano soggetti della contrattazione salvo che non vogliano peggiorare il contratto nazionale perché le deroghe, in peggio, si possono fare!
Per la CGIL:
■ Un accordo sulle regole deve essere condiviso da tutte le parti, perché se le regole sono solo di alcune parti non sono regole.
■ Non si può decidere senza il pronunciamento ed il consenso dei lavoratori e delle lavoratrici perché il modello contrattuale definisce le regole per il SALARIO e per i DIRITTI di tutti.

CGIL, sempre dalla tua parte