Al voto quasi 4 milioni di lavoratori: il 96% è contrario
al modello contrattuale firmato da Cisl e Uil.
Il segretario: un risultato che deve far pensare
al modello contrattuale firmato da Cisl e Uil.
Il segretario: un risultato che deve far pensare
I dati della consultazione della Cgil sull’accordo separato per il rinnovo del modello contrattuale «sono straordinari». Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha definito i risultati diffusi oggi dal sindacato che ha avviato una consultazione autonoma sull’accordo del gennaio scorso siglato solo da Cisl e Uil senza l’ok della stessa Cgil. «È un risultato clamoroso - ha aggiunto Epifani - perchè dimostra che ha partecipato più gente di quella iscritta alla Cgil, lavoratori non iscritti o iscritti ad altre organizzazioni. Va oltre la nostra rappresentatività. È un dato che ha un peso politico alto. È un voto che dovrebbe far riflettere e dovrebbe far pensare».
Epifani ha spiegato che in cinque settimane sono state intercettate anche fabbriche chiuse o lavoratori che erano sottoposti a turni di lavoro a causa della crisi economica. Le previsioni della Cgil erano di non più 2 milioni e 800mila votanti, mentre a votare sono stati in 3 milioni e 643.836. Per Epifani quindi questo voto «rafforza il nostro no a quel contratto che riduce gli spazi di contrattazione collettiva a partire non solo dalla questione salariale». «Dietro le nostre parole - ha aggiunto Epifani - ci sono milioni di lavoratori che condividono la nostra impostazione. Noi non condividiamo quell’accordo e diremo no a tutti gli altri accordi settoriali che riducono gli spazi per la contrattazione».
Epifani ha poi sottolineato che il voto dimostra che «la democrazia va usata in maniera più accorta per tutti e non solo quando conviene». «Puoi vincere e perdere - aggiunge Epifani - è la regola della democrazia e non esiste regola democratica solo quando sei sicuro di vincere. Non si può esaltare il voto di una fabbrica e usare la democrazia solo quando conviene». Per questo Epifani ha sottolineato che sarà posto il problema delle regole democratiche «perchè vorremmo che si voti anche quando ci sono accordi nazionali di carattere generale e non solo aziendali. Il voto dei lavoratori deve essere considerato dirimenti».
Secondo Epifani inoltre la notevole adesione al voto sull’accordo separato ha dimostrato che «le persone hanno voglia di partecipare, di dire la loro. Non dare risposte a questa impoverisce la rappresentatività». Per Epifani infine «il voto non deve essere considerato una leva contro gli altri e noi non vogliamo farlo, ma il ricorso a una modalità di validazione degli accordi che chiami in ultima istanza il lavoratore con cui potremmo affrontare diversamente anche le divisioni tra di noi, anche per non perdere tempo ed evitare che le posizioni si cristallizzino».
Fonte: http://www.lastampa.it
Epifani ha spiegato che in cinque settimane sono state intercettate anche fabbriche chiuse o lavoratori che erano sottoposti a turni di lavoro a causa della crisi economica. Le previsioni della Cgil erano di non più 2 milioni e 800mila votanti, mentre a votare sono stati in 3 milioni e 643.836. Per Epifani quindi questo voto «rafforza il nostro no a quel contratto che riduce gli spazi di contrattazione collettiva a partire non solo dalla questione salariale». «Dietro le nostre parole - ha aggiunto Epifani - ci sono milioni di lavoratori che condividono la nostra impostazione. Noi non condividiamo quell’accordo e diremo no a tutti gli altri accordi settoriali che riducono gli spazi per la contrattazione».
Epifani ha poi sottolineato che il voto dimostra che «la democrazia va usata in maniera più accorta per tutti e non solo quando conviene». «Puoi vincere e perdere - aggiunge Epifani - è la regola della democrazia e non esiste regola democratica solo quando sei sicuro di vincere. Non si può esaltare il voto di una fabbrica e usare la democrazia solo quando conviene». Per questo Epifani ha sottolineato che sarà posto il problema delle regole democratiche «perchè vorremmo che si voti anche quando ci sono accordi nazionali di carattere generale e non solo aziendali. Il voto dei lavoratori deve essere considerato dirimenti».
Secondo Epifani inoltre la notevole adesione al voto sull’accordo separato ha dimostrato che «le persone hanno voglia di partecipare, di dire la loro. Non dare risposte a questa impoverisce la rappresentatività». Per Epifani infine «il voto non deve essere considerato una leva contro gli altri e noi non vogliamo farlo, ma il ricorso a una modalità di validazione degli accordi che chiami in ultima istanza il lavoratore con cui potremmo affrontare diversamente anche le divisioni tra di noi, anche per non perdere tempo ed evitare che le posizioni si cristallizzino».
Fonte: http://www.lastampa.it
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