Nel caldo afoso di luglio e, soprattutto, nel silenzio quasi assoluto del sistema informativo italiano, il Parlamento sta per convertire in legge il decreto 112/2008, quello che insieme al disegno di legge collegato compone la cosiddetta “manovra d'estate”. A detta del Governo, il decreto che porta il nome del ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico, semplificare e razionalizzare l'organizzazione amministrativa e restituire potere d'acquisto alle famiglie, ma secondo i sindacati alcune delle norme che le Camere stanno per approvare intaccheranno pesantemente i diritti e le tutele dei lavoratori italiani.
In effetti, il decreto interviene pesantemente nella contrattazione, riduce i salari, aumenta l’orario di lavoro e definisce azioni discriminatorie rispetto a diritti che appartengono a tutto il mondo del lavoro. Secondo il coordinatore del Dipartimento Settori pubblici della Cgil Michele Gentile, “la riforma della pubblica amministrazione è un insieme di misure inaccettabili che riducono la funzione dell’intervento pubblico, fino a bloccarlo, e di pesanti interventi sugli aspetti economici, normativi e contrattuali del lavoro pubblico”. (...)
La cosiddetta riforma del Welfare, però, intaccherebbe anche le norme sul diritto di malattia, sul diritto alla cura e sul Part–time, nell’ottica di una privatizzazione dei servizi pubblici. Il decreto, infatti, definisce per legge materie oggi riservate alla contrattazione: “Tra queste - osserva ancora Gentile - il nuovo regime economico e normativo della malattia. Le norme dei contratti penalizzavano la malattia breve, ma non quella lunga (superiore ai 15 giorni). Il decreto invece fa di ogni erba un fascio. Ma non basta: costruisce un cervellotico, inapplicabile e vessatorio sistema di certificazione, sul quale lo stesso ministero della Funzione pubblica non è in grado di fornire chiarimenti applicativi alle amministrazioni che chiedono o alle regioni o alle Asl”.
Preoccupazione, inoltre, giunge anche dalla Flai Cgil. Il dl, infatti, estende a tutte le attività agricole di carattere stagionale la configurazione del lavoro cosiddetto occasionale di tipo accessorio e intende liquidare tutte le prestazioni lavorative attraverso l’emissione del voucher, con la conseguente eliminazione per i lavoratori agricoli di tutte le tutele sindacali, salariali e dei diritti previdenziali ed assistenziali. “Tenuto conto che le attività stagionali rappresentano il 90 per cento del lavoro agricolo – ha dichiarato la Segretaria generale Stefania Crogi – il dl approvato dal governo rappresenta un gravissimo e durissimo attacco al potere d’acquisto dei salari degli operai agricoli e alla contrattazione sindacale”.
Proteste, infine, sono giunte anche da Gianni Rinaldini, secondo il quale “nel silenzio più assoluto il governo sta deregolando tutti gli aspetti che riguardano il lavoro, facendoci pian piano tornare indietro”. Secondo il segretario della Fiom Cgil, “non c’è alcuna corrispondenza tra quello che viene dichiarato e gli innumerevoli interventi che peggiorano la situazione sia per quanto riguarda il precariato sia sulla sicurezza”. Il sindacalista cita tra le misure “passate quasi in silenzio”: la reintroduzione 'della possibilità di chiedere al lavoratore le dimissioni in bianco, il ritorno indietro sulla responsabilità del committente, la possibilità di una seconda ispezione se manca il libro paga, il non obbligo di comunicazione per le aziende non sindacalizzate che superano le 48 ore di lavoro settimanali”. Conclude Rinaldini: “Sono interventi che peggiorano la situazione sul fronte del lavoro nero, del sommerso, della sicurezza, contraddicendo le dichiarazioni che vengono di continuo fatte da esponenti del governo”.
In effetti, il decreto interviene pesantemente nella contrattazione, riduce i salari, aumenta l’orario di lavoro e definisce azioni discriminatorie rispetto a diritti che appartengono a tutto il mondo del lavoro. Secondo il coordinatore del Dipartimento Settori pubblici della Cgil Michele Gentile, “la riforma della pubblica amministrazione è un insieme di misure inaccettabili che riducono la funzione dell’intervento pubblico, fino a bloccarlo, e di pesanti interventi sugli aspetti economici, normativi e contrattuali del lavoro pubblico”. (...)
La cosiddetta riforma del Welfare, però, intaccherebbe anche le norme sul diritto di malattia, sul diritto alla cura e sul Part–time, nell’ottica di una privatizzazione dei servizi pubblici. Il decreto, infatti, definisce per legge materie oggi riservate alla contrattazione: “Tra queste - osserva ancora Gentile - il nuovo regime economico e normativo della malattia. Le norme dei contratti penalizzavano la malattia breve, ma non quella lunga (superiore ai 15 giorni). Il decreto invece fa di ogni erba un fascio. Ma non basta: costruisce un cervellotico, inapplicabile e vessatorio sistema di certificazione, sul quale lo stesso ministero della Funzione pubblica non è in grado di fornire chiarimenti applicativi alle amministrazioni che chiedono o alle regioni o alle Asl”.
Preoccupazione, inoltre, giunge anche dalla Flai Cgil. Il dl, infatti, estende a tutte le attività agricole di carattere stagionale la configurazione del lavoro cosiddetto occasionale di tipo accessorio e intende liquidare tutte le prestazioni lavorative attraverso l’emissione del voucher, con la conseguente eliminazione per i lavoratori agricoli di tutte le tutele sindacali, salariali e dei diritti previdenziali ed assistenziali. “Tenuto conto che le attività stagionali rappresentano il 90 per cento del lavoro agricolo – ha dichiarato la Segretaria generale Stefania Crogi – il dl approvato dal governo rappresenta un gravissimo e durissimo attacco al potere d’acquisto dei salari degli operai agricoli e alla contrattazione sindacale”.
Proteste, infine, sono giunte anche da Gianni Rinaldini, secondo il quale “nel silenzio più assoluto il governo sta deregolando tutti gli aspetti che riguardano il lavoro, facendoci pian piano tornare indietro”. Secondo il segretario della Fiom Cgil, “non c’è alcuna corrispondenza tra quello che viene dichiarato e gli innumerevoli interventi che peggiorano la situazione sia per quanto riguarda il precariato sia sulla sicurezza”. Il sindacalista cita tra le misure “passate quasi in silenzio”: la reintroduzione 'della possibilità di chiedere al lavoratore le dimissioni in bianco, il ritorno indietro sulla responsabilità del committente, la possibilità di una seconda ispezione se manca il libro paga, il non obbligo di comunicazione per le aziende non sindacalizzate che superano le 48 ore di lavoro settimanali”. Conclude Rinaldini: “Sono interventi che peggiorano la situazione sul fronte del lavoro nero, del sommerso, della sicurezza, contraddicendo le dichiarazioni che vengono di continuo fatte da esponenti del governo”.
Fonte: http://www.rassegna.it/2008/lavoro/articoli/sacconi.htm
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