Da oggi il gruppo Almaviva ha messo fine alla cassa integrazione per un migliaio di dipendenti (con riduzione dell'orario di circa il 10% ciascuno). Inoltre i dati del primo semestre sono in ripresa, dopo un biennio di perdite.
«Ma questo non significa – spiega il presidente Alberto Tripi, 68 anni – che la ristrutturazione del gruppo sia finita. La strada è tutta in salita e il cammino da fare è ancora lungo e duro. Comunque ne abbiamo fatti di passi avanti dopo che con mio figlio Marco, amministratore delegato, nell'ottobre 2007 abbiamo varato il "crash programme" perché la marginalità di tutti i prodotti era in calo (abbiamo anche dovuto chiudere in Romania). Siamo fiduciosi di farcela, anche con l'aiuto del management, dei dipendenti e con la collaborazione dei sindacati. Il tutto, poi, potrebbe essere enormemente facilitato qualora venissero pagate le fatture che abbiamo emesso, quasi tutte nei confronti della pubblica amministrazione. A fronte di servizi effettuati vantiamo crediti per circa 300 milioni sui quali scontiamo un ritardo medio di pagamento di 230 giorni. Questo rappresenta una palla al piede, anche perché il nostro portafoglio ordini sfiora il miliardo di euro (di cui 750 entro il 2009) e quindi dobbiamo fare investimenti. Entro fine anno, per esempio, siamo intenzionati ad assumere almeno un centinaio di persone, di cui la metà neolaureati».
Vediamo i dati, dopo un bilancio 2006 che ha comportato accantonamenti straordinari e un 2007 chiuso in perdita per 60 milioni. Nei primi sei mesi di quest'anno il fatturato (in sostanza stabile) ha raggiunto i 288 milioni con la previsione di chiudere il 2008 a 650 milioni.
Il margine operativo lordo (Ebitda) dei sei mesi è cresciuto a 15 milioni di euro con una proiezione annua di 55. In miglioramento anche il margine netto (Ebit) che nel primo semestre è ridiventato positivo per sei milioni con l'aspettativa che raggiunga i 21 milioni di euro per la fine dell'anno.
R.E.
Il sole 24 ore, 02 Agosto 2008
«Ma questo non significa – spiega il presidente Alberto Tripi, 68 anni – che la ristrutturazione del gruppo sia finita. La strada è tutta in salita e il cammino da fare è ancora lungo e duro. Comunque ne abbiamo fatti di passi avanti dopo che con mio figlio Marco, amministratore delegato, nell'ottobre 2007 abbiamo varato il "crash programme" perché la marginalità di tutti i prodotti era in calo (abbiamo anche dovuto chiudere in Romania). Siamo fiduciosi di farcela, anche con l'aiuto del management, dei dipendenti e con la collaborazione dei sindacati. Il tutto, poi, potrebbe essere enormemente facilitato qualora venissero pagate le fatture che abbiamo emesso, quasi tutte nei confronti della pubblica amministrazione. A fronte di servizi effettuati vantiamo crediti per circa 300 milioni sui quali scontiamo un ritardo medio di pagamento di 230 giorni. Questo rappresenta una palla al piede, anche perché il nostro portafoglio ordini sfiora il miliardo di euro (di cui 750 entro il 2009) e quindi dobbiamo fare investimenti. Entro fine anno, per esempio, siamo intenzionati ad assumere almeno un centinaio di persone, di cui la metà neolaureati».
Vediamo i dati, dopo un bilancio 2006 che ha comportato accantonamenti straordinari e un 2007 chiuso in perdita per 60 milioni. Nei primi sei mesi di quest'anno il fatturato (in sostanza stabile) ha raggiunto i 288 milioni con la previsione di chiudere il 2008 a 650 milioni.
Il margine operativo lordo (Ebitda) dei sei mesi è cresciuto a 15 milioni di euro con una proiezione annua di 55. In miglioramento anche il margine netto (Ebit) che nel primo semestre è ridiventato positivo per sei milioni con l'aspettativa che raggiunga i 21 milioni di euro per la fine dell'anno.
R.E.
Il sole 24 ore, 02 Agosto 2008
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