Trenta anni fa, nel maggio del 1978, veniva approvata la Legge 180, detta anche “Legge Basaglia”, dal nome del famoso psichiatra che la ispirò.
Gli Anni Sessanta del ‘900 sono stati gli anni dell’Antipsichiatria, il movimento scientifico e filosofico, che contestava alla radice l’idea che il disagio mentale fosse principalmente un disturbo organico. Secondo l’Antipsichiatria e Franco Basaglia il disagio mentale, invece, nasce – in individui predisposti e più vulnerabili – da situazioni di disadattamento ed emarginazione; la follia avrebbe dunque un’origine più sociale che individuale. Da questo punto di vista l’Antipsichiatria e la Legge 180 rientrano in pieno nel clima di un’epoca di critica generalizzata al sistema economico e sociale del tempo che tendeva ad annullare le proprie contraddizioni allontanandole e nascondendole in luoghi separati proprio come i manicomi.
La ragione per cui la Legge 180 è ancora famosa in tutto il mondo, nonostante sia stata duramente criticata, è la rivoluzionaria idea di chiudere i manicomi e di restituire dignità, diritti civili e costituzionali ai malati di mente che fino allora erano stati considerati soltanto soggetti pericolosi per sé e gli altri, incapaci di intendere e di volere. Secondo Franco Basaglia il manicomio non è un luogo di cura, bensì è anch’esso all’origine di quella follia che pretende di curare. Il “matto” non è tanto il portatore di un organo – il cervello – malato bensì un essere umano sofferente che soprattutto va ascoltato. Non si tratta più – come a lungo era stata la funzione della psichiatria - di “normalizzarlo” per renderlo docile e conformista membro della comunità; il malato è una persona, che mantiene i suoi pieni diritti civili. Con le parole dello stesso Basaglia: “un malato di mente entra in manicomio come persona per diventare una cosa, il malato, prima di tutto, è una persona, e come tale deve essere considerata e curata … Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone”.
Per maggiori informazioni sulla figura di Basaglia e sulla legge 180 visita la nostra pagina di approfondimento.
Gli Anni Sessanta del ‘900 sono stati gli anni dell’Antipsichiatria, il movimento scientifico e filosofico, che contestava alla radice l’idea che il disagio mentale fosse principalmente un disturbo organico. Secondo l’Antipsichiatria e Franco Basaglia il disagio mentale, invece, nasce – in individui predisposti e più vulnerabili – da situazioni di disadattamento ed emarginazione; la follia avrebbe dunque un’origine più sociale che individuale. Da questo punto di vista l’Antipsichiatria e la Legge 180 rientrano in pieno nel clima di un’epoca di critica generalizzata al sistema economico e sociale del tempo che tendeva ad annullare le proprie contraddizioni allontanandole e nascondendole in luoghi separati proprio come i manicomi.
La ragione per cui la Legge 180 è ancora famosa in tutto il mondo, nonostante sia stata duramente criticata, è la rivoluzionaria idea di chiudere i manicomi e di restituire dignità, diritti civili e costituzionali ai malati di mente che fino allora erano stati considerati soltanto soggetti pericolosi per sé e gli altri, incapaci di intendere e di volere. Secondo Franco Basaglia il manicomio non è un luogo di cura, bensì è anch’esso all’origine di quella follia che pretende di curare. Il “matto” non è tanto il portatore di un organo – il cervello – malato bensì un essere umano sofferente che soprattutto va ascoltato. Non si tratta più – come a lungo era stata la funzione della psichiatria - di “normalizzarlo” per renderlo docile e conformista membro della comunità; il malato è una persona, che mantiene i suoi pieni diritti civili. Con le parole dello stesso Basaglia: “un malato di mente entra in manicomio come persona per diventare una cosa, il malato, prima di tutto, è una persona, e come tale deve essere considerata e curata … Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone”.
1 commento:
Interessante spunto.
Credo sia ora di parlare del resto del mondo, interessante l'idea di spaziare in questioni che ci riguardano perchè persone e cittadini e non solo perchè dipendenti Almaviva e Atesia.
Vi consiglio di andare a vedere il film: Si può fare.
Tocca questioni pesantissime con grande legerezza e poesia..
Alessio De Luca
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