sabato 24 gennaio 2009

Accordo separato, Epifani: ora decidano i lavoratori

“Un fatto di assoluta gravità”. È netto il giudizio del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani sull’accordo separato per la riforma dei contratti firmato a Palazzo Chigi. “Una scelta – ha detto il leader sindacale nel corso di una riunione del gruppo dirigente di Corso Italia – che contiene un'idea di paura di fronte alla crisi e di divisione proprio nel momento in cui c’è bisogno di unità”. Ora però, ha sottolineato Epifani, la parola deve passare ai lavoratori: “Per la Cgil un accordo sulle regole ha un valore se, come avvenuto con l'intesa del 23 luglio, sono i lavoratori con il loro voto a definire validità e pienezza democratica”.

“Non era mai accaduto prima – osserva ancora Epifani – che una revisione del quadro di regole contrattuali fosse sottoscritta senza il consenso di una delle parti sociali fondamentali”. A suo giudizio, l’accordo separato “è figlio della paura, perché sceglie di non puntare sulla funzione essenziale della contrattazione collettiva e delle partecipazione democratica dei lavoratori”. Una conclusione cercata dal governo che, invece di “affrontare le questioni poste dall'aggravarsi della situazione sociale e produttiva alla quale, ancora ieri sera, non è stato in grado di offrire una risposta, e invece di garantire tutele per i lavoratori che rischiano di restare senza occupazione, ha lavorato pervicacemente per dividere il sindacato e il paese”.

Da Corso Italia si sottolinea come l’ammodernamento del modello contrattuale, il potenziamento del secondo livello di contrattazione, d’incremento della produttività, di valorizzazione del merito siano stati obiettivi presenti nella piattaforma unitaria sindacale e condivisi dalla Cgil “che non ha mai detto no a priori”. Tuttavia il testo approvato ieri, “le cui linee guida rimandano ai singoli testi sottoscritti da Cisl e Uil con le diverse organizzazioni datoriali prefigurando così molteplici e frammentati modelli contrattuali, non persegue nei fatti questi obiettivi”.

Non solo: “L’intesa non contiene innovazioni di fondo, riduce in maniera strutturale il livello salariale e la funzione del contratto nazionale, non garantendo nemmeno il recupero pieno del potere d'acquisto, e non scommette su un vero allargamento del secondo livello di contrattazione”. Infine, conclude Epifani, “determina condizioni di difficilissima gestione di tutte le vertenze che si apriranno e non definisce quel quadro condiviso in grado di dare alle imprese certezza effettiva delle regole e dello svolgimento dell'attività contrattuale”.

Iniziative spontanee contro l'accordo in tutta Italia. “Mentre la notizia e i contenuti dell’accordo separato si diffondono nei luoghi di lavoro, cresce l’indignazione e la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici”. Lo comunica la Fp Cgil della Lombardia che informa come in moltissime sedi di lavoro siano già in corso “iniziative d’informazione” e vengano segnalati, da diversi posti di lavoro, “presidi con volantinaggi di delegati e lavoratori”. Reazioni spontanee all'accordo si sono registrate anche in Emilia Romagna, con presidi dei lavoratori pubblici a Bologna, Piacenza, Ravenna e ordini del giorno delle Rsu dei maggiori Enti. Anche in Piemonte non sono mancate le iniziative dei lavoratori pubblici con presidi e volantinaggi su tutto il territorio. E in Campania, “dalla Fiat di Pomigliano al pubblico impiego, dalla sanità al settore chimico”, ordini del giorno e documenti hanno testimoniato la reazione spontanea dei lavoratori contro quello che la Cgil Campania definisce un “grave errore commesso da governo, Confindustria e dagli altri sindacati”.

Commenti. “Auspico che la Cgil possa ripensare questa sua posizione, per noi il tavolo rimane aperto”, ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, secondo cui “a differenza di quello che è stato detto non c’è stata assolutamente una forzatura del governo che è entrato in quanto datore di lavoro del pubblico impiego”. La Cisl difende la firma sottolineando che “le principali richieste della piattaforma sindacale sono state accolte”. Per Luigi Angeletti (Uil), che pure ha siglato l’accordo, “non si risolvono tutti i problemi, ma si migliorerà il sistema contrattuale. Senza l’accordo le cose sarebbero andate molto peggio”. Sul fronte politico, Bersani e Damiano (Pd) commentano negativamente un’intesa che “divide”. E D’Alema considera un “gravissimo errore” avere firmato senza la Cgil. “Un accordo che esclude il maggior sindacato rischia d’instaurare una confusa conflittualità – ha detto –, si tratta in ogni caso e sempre di una organizzazione con cinque milioni d’iscritti”.

Fonte: http://www.rassegna.it

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