Il mio nome è Barbara Cosimi sono una lavoratrice di Atesia, uno dei più famosi call center romani.
Tutti conoscono la storia di Atesia, una storia che racconta di un emblema della precarietà dei nostri tempi, dove solo la lotta e l’impegno di molti ha prodotto un forte no ad una condizione di ricatto continuo legata alla tipologia contrattuale. Voglio ricordare infatti che fino a non molto tempo fa tutti i lavoratori presenti in questa azienda avevano contratti co.co.pro. Ed e’per me quella realtà complicata e difficile che vivo quotidianamente, un punto di osservazione privilegiato di una società che si delinea sempre più permeata di precarietà. Uno spaccato sociale nel quale osservare anche il consolidamento di una nuova forma di precarietà, non più legata alla tipologia contrattuale : il processo della cosiddetta stabilizzazioni seguita alle lotte e alla circolare Damiano del giugno 2006 ha visto infatti l’assunzione a tempo indeterminato di migliaia di lavoratori dei call center e dunque anche l’assunzione in Atesia dei lavoratori precari. La precarietà si configura qui ora essenzialmente come instabilità salariale. In Atesia infatti la media di retribuzione e’ di 600 mese e la condizione economica media dei lavoratori dei call center in outsourcing si allinea più o meno su questa cifra. Per la maggior parte sono infatti lavoratori assunti con contratti part-time, dove la normalità è dover avere due attività lavorative per poter arrivare alla cosiddetta quarta settimana, con tutte le difficoltà che ne seguono nella gestione della vita personale. Basta ad esempio pensare ai tempi ed anche ai costi per lo spostamento da un posto di lavoro ad un altro in una città come Roma, oppure alle estreme complicazioni che ne derivano nella cura della propria famiglia. L’orario di lavoro così non è più di otto ore, ma diventa anche di 12 giornaliere.
Una realtà certo non di piccolo conto né fatta di numeri esigui ( si contano infatti circa 20.000 addetti nei call center).
La realtà del lavoro del call center è uno spaccato significativo che si affianca a realtà lavorative anche molto differenti tra loro, dove forse l’unico filo conduttore e’ la presenza di grosse sacche di lavoro precario. L’esercito dei lavoratori precari infatti si incrementa sempre di più in tutti i settori dall’amministrazioni, alla ricerca, ai servizi.
La precarietà contrattuale o la nuova forma di precarietà salariale e’ sempre più radicata nella nostra realtà e si trasforma in un disagio sociale che allontana dai modi e dai luoghi della vita sociale, che rende complicata e difficoltosa affrontare la quotidianità fatta di accesso alla casa ed ai servizi.
Questa condizione che vivo e vedo vivere dai miei colleghi mi ha portato dunque ad un’attività sindacale che mira ad un miglioramento delle condizioni salariali e di vivibilità all’interno dell’azienda, con lotte tese anche all’acquisizione di un reddito che superi la soglia di povertà.
Tuttavia credo che sia anche la buona politica , che deve affiancare un buon sindacato, quella che deve farsi carico di questa nuova realtà e che affronti con coraggio e concretezza le carenze sociali a cui noi oggi abbiamo il dovere di guardare.
Una buona politica che veda il superamento della legge 30, che riveda le norme del part-time sagomate più sulle esigenze dei lavoratori che non su quelle delle aziende, che controlli che le gare di appalto siano nelle regole e non al ribasso e che riveda le cessioni di ramo d’azienda. Una politica che garantisca aiuto ai giovani e ai non più giovani precari nell’accesso alla casa, diventata ormai un privilegio per pochi fortunati che possono contare su un aiuto di altri, una facilitazione nell’accesso all’istruzione, ai trasporti, alla cultura e alla bellezza, beni questi ultimi non superflui ma necessari per un’integrazione sociale che renda viva e sana la nostra collettività. Una città dunque in grado di rispondere solidalmente alle difficoltà di moltissimi lavoratori precari che in essa vivono, lottano e si muovono quotidianamente.
La mia candidatura come consigliere al comune di Roma si pone come una sfida assunta già con l’attività sindacale e che continua attraverso questa esperienza, una sfida che mira dunque a dare strumenti a tutti quei giovani e meno giovani nel superamento di questa precarietà acquisita purtroppo ormai come uno stato, direi, mentale, che tanto nuoce alle nostra società contribuendo a renderla sempre più grigia.
Come cittadina e lavoratrice mi attendo che la politica tutta si faccia carico concretamente di una condizione che non può e non deve più attendere risposte e per la quale è necessario lavorare ed impegnarsi.
Roma 07/04/2008
Cosimi Barbara rsu Slc Cgil Atesia
http://www.barbaracosimi.blogspot.com
mercoledì 9 aprile 2008
Intervento alla iniziativa de " La Sinistra L'Arcobaleno" dedicata al mondo del lavoro
Etichette: Candidatura B. Cosimi
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