Il 25-26 febbraio abbiamo partecipato insieme ad altre delegazioni provenienti da tutta Italia al convegno sui call center in outsourcing tenuto a Torino. L’incontro ha fatto nascere l’esigenza di un successivo confronto in cui abbiamo verificato le diverse realtà e difficoltà di gestione in situazioni indubbiamente gravose.
I lavoratori del call center sono stati identificati a lungo come giovani studenti di passaggio, ad oggi siamo una categoria di 20.000 dipendenti a tempo indeterminato spesso legati a commesse che rendono il nostro posto di lavoro precario e dove predomina un economia al ribasso esigendo però la massima flessibilità. I luoghi di lavoro sono spesso malsani, sul modello delle catene di montaggio in cui la legge 626 è considerata solo per la pausa di 15minuti e la contrattazione di secondo livello è una realtà molto lontana.
Il percorso è arduo e lungo per riuscire ad arrivare ad essere realmente una categoria di lavoratori, magari come quella dei metalmeccanici, con diritti e regole solide nel rispetto delle proprie capacità e mansioni. La sfida che questi delegati hanno deciso di affrontare è pesante, queste persone si sono prese l’impegno di essere i nostri portavoce e molti di loro hanno scelto di stare in prima linea piuttosto che accettare o rimanere inermi con un atteggiamento critico non propositivo. Ad oggi sono ancora più convinta nell’impegno di questi colleghi che necessitano del sostegno e partecipazione di tutte quelle persone sensibili nel voler far crescere il proprio posto di lavoro nel rispetto e dignità dell’individuo e della categoria.
Fenice
martedì 1 aprile 2008
riflessioni sul convegno di torino
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